Btp Italia 2025: tutti in fila per acquistarlo? Non proprio. Il confronto con passato e cosa rema contro

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In apparenza un successo. Il primo giorno del Btp Italia non tradisce le attese con oltre 3 miliardi di ordini da parte dei piccoli investitori, anche se a ben vedere il confronto con le precedenti emissioni la domanda si è leggermente raffreddata. Andiamo a vedere se in effetti questa emissione del titolo indicizzato all’inflazione può avere dei punti di maggiore debolezza che la rendono meno appealing.
Boom di richieste? Il confronto con le precedenti emissioni
La prima giornata, come di consueto dedicata ai retail (e così sarà anche oggi e domani), ha raccolto 3,1 miliardi di euro su complessivi 86mila contratti. Un successo di adesioni stando a quanto si legge in queste ore.
Per decretare se c’è stato effettivamente un boom di richieste è d’obbligo però un confronto con le precedenti emissioni del Btp Italia.
Guardando alle ultime emissioni qualche differenza la si nota. In primis l’ammontare complessivamente richiesto, che risulta in calo. L’ultima emissione risaliva al marzo 2023 e quella volta il primo giorno di collocamento si chiuse con incasso di 3,6 miliardi e 132 mila contratti. La penultima, di novembre 2022, segnò invece ordini per 3,2 miliardi il primo giorno con 103,1 mila sottoscrittori. E andando ancora più indietro a giugno 2022 la domanda si attestò il primo giorno a 3,4 miliardi.
Gli indizi dopo il primo giorno di collocamento
Gli elementi di riflessione sono diversi. Le richieste fatte segnare ieri sono, seppur non di molto, inferiori a tutte le precedenti ultime emissioni di Btp Italia. In secondo luogo scende in maniera un po’ consistente il numero di contratti sottoscritti. Questo vuol dire la fila per accaparrarsi il nuovo Btp indicizzato all’inflazione italiana è decisamente meno consistente; di contro è aumentato l’ammontare medio richiesto da parte del singolo risparmiatore.
Va ricordato che siamo davanti a un contesto diverso. Nel 2022 e a inizio 2023 si era nel pieno dell’ondata inflattiva post-covid, e pertanto la brama di strumenti per proteggersi dal caro vita era a livelli decisamente elevati. Adesso l’inflazione italiana si attesta in area 2% e soprattutto le attese per i prossimi anni non sono di un’impennata dei prezzi.
In ultimo, nel periodo 2022-2023 si è assistito a emissioni del Btp Italia abbastanza ravvicinate nel tempo, addirittura tre nell’arco di soli 9 mesi. Un elemento in più per dire che la domanda per questo strumento appare decisamente più rarefatta rispetto al passato.
Btp Italia, quello che c’è da sapere
Come di consueto l’emissione prevede i primi tre giorni riservati agli investitori retail e l’ultimo (30 maggio, dalle ore 10 alle 12) dedicato agli investitori istituzionali. Lo strumento indicizzato all’inflazione, come detto, è ritornato dopo oltre due anni di assenza. L’ultima emissione (marzo 2023) raccolse alla fine quasi 10 miliardi (9,91 mld) con un record di fetta della domanda (oltre l’86%) in arrivo proprio dai piccoli investitori.
L’entità della cedola minima garantita è stata fissata all’1,85%. La cedola definitiva sarà stabilita con successiva comunicazione nella mattinata di venerdì 30 maggio, all’apertura della quarta giornata di emissione, e potrà essere confermata o rivista al rialzo.
Il livello della cedola all’1,85% è equivalente ad un rendimento ad inflazione attesa in linea con i Btp nominali a scadenza equivalente del 3,17%.
Il titolo, con godimento 4 giugno 2025 e scadenza 4 giugno 2032, è indicizzato al tasso di inflazione italiana (Indice FOI, senza tabacchi – Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi), con cedole corrisposte ogni 6 mesi insieme alla rivalutazione del capitale per effetto dell’inflazione dello stesso semestre. Il titolo avrà durata settennale e prevede un premio fedeltà finale extra pari all’1% per coloro che lo acquistano all’emissione e lo detengono fino a scadenza. A differenza dei classici Btp legati all’inflazione europea, il Btp Italia è legato all’inflazione tricolore (indice Foi ex-tabacco) e offre la protezione in caso di deflazione. Il numero indice dell’inflazione calcolato alla data di godimento e regolamento del titolo è 121,39000. Il codice ISIN del titolo per questa Prima Fase è IT0005648248.
Per la sottoscrizione del Btp Italia, oltre a recarsi in banca o all’ufficio postale, è possibile anche l’acquisto online mediante l’home-banking (con funzione di trading abilitata). Il collocamento avverrà sulla piattaforma elettronica MOT (il mercato telematico delle obbligazioni e titoli di Stato di Borsa Italiana) attraverso tre banche dealers: Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco BPM.
Oltre alla tassazione agevolata al 12,5% che riguarda tutti i titoli di Stato, i Btp sono esenti dalle imposte di successione e non concorrono al calcolo ISEE (fino alla soglia dei 50mila euro).
Incognita rendimento reale
Per i bond indicizzati all’inflazione il rendimento reale dipende dall’andamento dei prezzi, e quindi anche titoli con cedole più basse possono generare rendimenti complessivi superiori. L’attuale scenario di inflazione in fase di moderazione e Bce intenta in un percorso di ribasso del costo del denaro rischia di essere non ideale per uno strumento di questo tipo.
Il Btp Italia, arrivato alla ventesima edizione, ha registrato il rendimento reale più elevato nell’undicesima emissione (maggio 2015) con una cedola reale annua del 2,15%. Le ultime emissioni hanno presentato cedole reali inferiori: 1,6% la diciassettesima emissione di giugno 2022 e la diciottesima emissione di novembre 2022, il 2% la diciannovesima emissione di marzo 2023.
Dove va l’inflazione
Il Btp Italia arriva proprio nella settimana in cui verranno diffusi i dati preliminari dell’inflazione del mese corrente. In sequenza arriveranno i dati di maggio per Francia, Germania e Italia, mentre per la pubblicazione dei dati dell’eurozona bisognerà attendere settimana prossima (3 giugno). L’inflazione è attesta stabile in area al 2,1% in Germania e allo 0,8% in Francia, mentre dovrebbe decelerare all’1,7% dall’1,9% in Italia. “I prossimi dati saranno interessanti da monitorare – spiegano gli esperti del team fixed income di Unicredit – poiché l’inflazione core dell’eurozona ha accelerato al 2,7% ad aprile, principalmente a causa di un aumento dell’inflazione dei servizi, battendo le stime degli analisti; mostreranno come la guerra commerciale sta influenzando la pressione inflazionistica nell’Eurozona e saranno gli ultimi indicatori chiave ad essere pubblicati prima della riunione della Bce del 5 giugno, con l’attesa di un nuovo taglio dei tassi di 25 pb”.
Se effettivamente si va verso uno scenario di disinflazione va a rendere il profilo di rischio/rendimento di un BTP indicizzato all’inflazione meno interessante.