Bri: non è stato sfruttato tempo preso a prestito con azione banche centrali, servono riforme e tagli alla spesa
Il culmine della crisi è alle spalle ed è arrivato il momento di accelerare sulle riforme strutturali mantenendo alti gli sforzi per garantire la sostenibilità dei conti pubblici. L’83° rapporto annuale della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) pone l’accento sulla pressante necessità da parte della politica di usare saggiamente il tempo preso a prestito in questi anni grazie alle politiche di ulteriore accomodamento monetario messa in atto dalla banche centrali. Gli interventi secondo la Bri devono focalizzarsi sul risanamento dei bilanci, sulla sostenibilità dei conti pubblici e soprattutto sulle riforme economiche e finanziarie necessarie per ricondurre le economie sulla strada della crescita reale.
Il rapporto della BRI non manca di sottolineare l’avvicinarsi del momento di svolta per l’azione delle banche centrali con il rapporto fra i costi e i benefici della loro azione che sta inesorabilmente diventando sempre meno vantaggioso. Pertanto rinviare il momento dell’inevitabile uscita da queste politiche mette inoltre le banche centrali di fronte a sfide crescenti. Le autorità monetarie devono tornare a porre l’enfasi sul loro tradizionale approccio orientato alla stabilità.
Guardando ai Paesi ad elevata pressione fiscale come l’Italia, il rapporto della BRI non vede più spazio per aumentare le tasse e quindi bisogna adoperarsi per ridurre la spesa.
Mettere a frutto il tempo preso in prestito. Il primo capitolo del rapporto della BRI pone l’accento proprio sull’obiettivo delle politiche che deve essere di tornare a una crescita forte e sostenibile. “Le autorità devono accelerare le riforme strutturali – rimarca la BRI – affinché le risorse economiche possano essere utilizzate nel modo più produttivo. Le famiglie e le imprese devono completare il risanamento dei loro bilanci. I governi devono raddoppiare gli sforzi per garantire la sostenibilità dei conti pubblici”.
Rimuovere gli ostacoli alla crescita. L’incremento della produttività e l’occupazione negli ultimi anni hanno subito una flessione nelle maggiori economie avanzate, specialmente dove la crescita, prima della crisi, era caratterizzata da gravi squilibri. La BRI rimarca come per tornare a una crescita sostenibile, tali paesi dovranno ridistribuire capitale e lavoro fra i diversi settori. Le rigidità strutturali che ostacolano questo processo rischiano di frenare il potenziale produttivo dell’economia. La produttività e l’occupazione risultano di regola più modeste nelle economie con mercati dei prodotti rigidi rispetto a quelle con mercati dei prodotti più flessibili. L’occupazione tende a essere più bassa dove il mercato del lavoro è più rigido. Inversamente, i paesi con mercati del lavoro flessibili recuperano in tempi più rapidi nel caso di recessioni caratterizzate da forti squilibri, e creano anche più posti di lavoro. Secondo la BRI l’attuazione di riforme che accrescono la flessibilità dei mercati del lavoro e dei prodotti può essere ripagata in tempi brevi da un miglioramento della crescita e dell’occupazione.
Risanamento dei conti pubblici pressante nelle economie avanzate. Nonostante i progressi nella riduzione dei disavanzi, nelle economie avanzate il fabbisogno di risanamento è ancora ingente, specie tenendo conto degli aumenti previsti della spesa collegata all’invecchiamento della popolazione. Fra i paesi citati nel rapporto della BRI c’è il Giappone che anche nello scenario più favorevole di tassi di interesse corretti per la crescita ai bassi livelli attuali, la correzione richiesta del saldo primario al netto degli effetti del ciclo risulta superiore a 13 punti percentuali del PIL potenziale. Aggiustamenti rilevanti sono necessari anche in Spagna (7,8 punti percentuali), Canada (4,3 punti), Italia (4,2 punti) e Francia (3,6 punti). Inoltre, aggiunge la BRI, in assenza di riforme dell’assistenza sociale, i fabbisogni di correzione crescono di alcuni punti percentuali in tutti i suddetti paesi a eccezione dell’Italia.
Sempre a riguardo dell’Italia, la BRI ritiene pressante la necessità di una liberalizzazione nei servizi (controlli sui prezzi, deroghe alla concorrenza per le imprese pubbliche, ostacoli a libere professioni e commercio) al fine di permetterebbe di far crescere l’occupazione di 3 punti.