Brexit: Theresa May sopravvive a golpe Brexiter. Ma Ue frena su backstop
Theresa May è riuscita a sopravvivere alla mozione di sfiducia presentata dall’ala dei Brexiter più ultrà del suo partito, rimandendo leader del partito dei Tory: una vittoria amara, però, visto che, come ha scritto oggi il Financial Times, il risultato non è riuscito a sedare la rivolta, destinata così a permanere, con la regia dell’ex sindaco di Londra Boris Johnson.
La vittoria è amara anche perchè, facendo un po’ di conti, è chiaro che la leadership di May sia vicina al capolinea. I numeri del voto parlano chiaro: il fatto che May abbia ottenuto 200 voti contro 117 voti contrari significa praticamente, fa notare un articolo della Cnn, che ben un terzo del suo gruppo parlamentare non l’appoggia più.
La ribellione è forte, tanto che May ha ottenuto la fiducia con la ‘promessa’ che, quando il caso della Brexit sarà chiuso – se mai lo sarà – lascerà i riflettori, non ripresentandosi alle elezioni del 2022. Si parla di un tempo di un anno circa, concesso alla premier, affinché porti avanti il processo della Brexit.
E’ in queste condizioni, piuttosto malconcia da un punto di vista politico dopo quello che alcuni giornali britannici hanno definito un golpe contro di lei, che la premier si presenta alla riunione del Consiglio europeo, con i leader del blocco, riporta il Telegraph, che sarebbero disposti a concederle soltanto 10 minuti di tempo.
Il motivo è chiaro: nessuno vuole riaprire le trattative dopo che l’accordo sul divorzio dall’Ue, sebbene in via preliminare, è stato raggiunto il mese scorso.
A tal proposito, in un intervento alla radio Deutschlandfunk, il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas ha detto chiaramente che la Germania non ha alcuna intenzione di rinegoziare la clausola del backstop per l’Irlanda del Nord, contenuta nell’intesa concordata tra Theresa May e i leader europei. Anche perchè, ha detto Maas, il testo dell’accordo non deve essere considerato una base per nuovi negoziati, ma come la base di un processo decisionale.
Arrivano inoltre indiscrezioni, secondo cui Bruxelles potrebbe andare in qualche modo incontro a Theresa May, aprendo alla possibilità di fare ulteriori concessioni sulla questione backstop, ma solo a gennaio.
Riferendosi alla riunione del Consiglio europeo, che inizierà questo pomeriggio, AFP riporta di fatto che i 27 paesi membri dell’Ue “hanno stilato un comunicato di sei paragrafi, per smorzare le preoccupazioni sul backstock irlandese nel processo della Brexit e facilitare così il passaggio dell’intesa da parte del Parlamento britannico”. (affinchè sia effettivo, infatti, quell’accordo preliminare sulla Brexit siglato a novembre tra l’Ue e il Regno Unito deve ricevere l’ok di Westminster ed essere poi ratificato da Bruxelles).
Detto questo, “stando ad alcuni diplomatici europei – si legge nel testo – i leader non permetteranno che né l’intesa né il backstop vengano a questo punto sottoposti a nuove trattative”.Viene ribadito che il backstop “verrebbe adottato solo per un breve periodo di tempo, e solo per il tempo considerato strettamente necessario”.
Su tal punto, continua il documento, “l’Ue è pronta a esaminare se possano essere date (al Regno Unito) ulteriori rassicurazioni, che comunque non dovranno cambiare o contraddire l’accordo di divorzio (..).”
La fonte europea interpellata dall’AFP ha comunque aggiunto che, nel caso probabile in cui tale comunicato non riuscisse a smorzare i timori dei gruppi parlamentari di opposizione al governo May, allora Bruxelles potrebbe decidere di diramare una ‘interpretazione’ legale dell’accordo. Ma ciò, ha sottolineato, avverrebbe solo a gennaio in quanto si teme che, nel caso in cui tale interpretazione fosse diramata troppo presto, i Brexiter potrebbero premere per ulteriori concessioni, mettendo a rischio ulteriormente l’approvazione” dell’accordo da parte del Parlamento.
Sul voto al Parlamento dell’intesa May-Ue, si ricorda che la Camera dei Comuni avrebbe dovuto pronunciarsi lo scorso 11 dicembre. Tuttavia, la sentenza con cui la Corte di Giustizia europea ha stabilito che l’Articolo 50 del Trattato di Lisbona può essere revocato inutilateralmente, stoppando praticamente il processo del divorzio dall’Unione europea, ha portato la premier Theresa May a posticipare il voto, atteso ora entro il prossimo 21 gennaio.
Ciò che rende ancora più faticoso il lavoro di May, è proprio la clausola del backstop sul confine nordirlandese, che si conferma un fattore che rischia di far saltare lo stesso processo Brexit.
Per backstop si fa riferimento a una “rete di protezione”, in particolare di una soluzione di ultima istanza che verrebbe adottata per garantire che il confine tra l’Irlanda del Nord (che fa parte del Regno Unito), e la Repubblica dell’Irlanda rimanesse aperto anche nel caso in cui l’accordo sulla Brexit saltasse. L’intento è di continuare a rispettare gli accordi del Venerdì Santo del 1998, con cui è stata posta la parola fine alla sanguinosa guerra civile tra i protestanti favorevoli al dominio della corona inglese sull’Irlanda del Nord e i nazionalisti cattolici irlandesi. Ma, anche (o soprattutto) che l’integrità territoriale del Regno Unito venga messa in discussione.
Una spiegazione puntuale del backstop viene data da un articolo della BBC:
“Al momento, nell’isola irlandese, i beni e i servizi sono scambiati tra le due giurisdizioni (Irlanda del Nord che fa parte appunto del Regno Unito e la Repubblica dell’Irlanda ) con poche restrizioni. Sia gli UK che l’Irlanda fanno parte al momento dell’unione doganale e del mercato unico europeo, per cui i prodotti non devono essere ispezionati in nessuna frontiera. Tutto ciò potrebbe però cambiare dopo la formalizzazione della Brexit, visto che le due parti dell’Irlanda si troverebbero in regimi di regolamentazione diversi” (l’Irlanda del Nord fuori dall’Ue e la Repubblica dell’Irlanda nell’Ue).
E’ su un backstop applicato solo all’Irlanda al Nord che la premier britannica si è strenuamente opposta: in quel caso, infatti, i beni del resto degli UK in arrivo nell’Irlanda del Nord dovrebbero essere ispezionati per essere sicuri che rispettino gli standard dell’Unione europea. Theresa May ha sottolineato più volte che una tale soluzione – auspicata inizialmente da Bruxelles – finirebbe per minacciare l’integrità costituzionale dell’intero Regno Unito.
Alla fine, dopo mesi di impasse, Theresa May ha annunciato lo scorso 14 novembre una bozza di accordo UK-Ue che include anche un’intesa sul backstop.
Secondo tale accordo, nel caso in cui nessuna soluzione venisse trovata entro la fine del periodo di transizione fissata al dicembre del 2020, l’Irlanda del Nord dovrebbe rispettare alcune regole che disciplinano il mercato unico europeo. Allo stesso tempo, anche il resto del Regno Unito rimarrebbe nell’Unione doganale Ue per un periodo di tempo temporaneo, e fino a quando le controparti non decidessero altrimenti.
La soluzione ha scatenato però l’ira di diversi Brexiter, che temono che in questo modo il Regno Unito non lascerà mai di fatto l’Unione europea, e che desiderano che gli UK escano dall’Unione doganale, in modo da poter siglare accordi commerciali liberi dai vincoli che Bruxelles ha imposto su settori diversi, come quello agricolo, ittico, alimentare e ambientale.