Brexit, countdown a verdetto Consiglio Ue. La Francia di Macron non ne può più
Mercoledì 10 aprile, nuovo giorno X per la Brexit e il futuro del Regno Unito: il Consiglio europeo si riunirà infatti in un meeting di emergenza per decidere se rinviare per l’ennesima volta la data del divorzio. Data che era stata già rinviata, dal 29 marzo al 12 aprile. Ma Londra non è riuscita a sbrogliare ancora la matassa Brexit, né riuscirà a farlo entro il 12 aprile, visto il caos in cui è precipitato il Parlamento britannico.
Di conseguemza, è stata la stessa premier Theresa May a scrivere una email a Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, per chiedere un nuovo rinvio al prossimo 30 giugno.
L’Europa sarà clemente anche stavolta con May & Co?
Come riporta un articolo di Cnbc, ed è chiaro da settimane, la pazienza dell’Ue è al limite. E al limite è soprattutto la Francia di Emmanuel Macron che, di nuovo, starebbe facendo pressioni agli altri leader europei affinché rispondano all’ennesima richiesta di estensione dell’Articolo 50 della premier britannica, ponendo dure condizioni politiche al Regno Unito.
Così il ministro francese degli Affari esteri Jean-Yves Le Drian ha spiegato la posizione del presidente Macron:
“Non possiamo vivere un processo sulla Brexit infinito. Sia il governo che il Parlamento UK devono comprendere che l’Unione europea non può sprecare per sempre il suo tempo, sopportando i capricci della politica interna del Regno Unito”.
Già lo scorso 14 marzo, il presidente francese aveva avvertito che il Withdrawal Agreement, l’accordo di ritiro del Regno Unito dal blocco europeo, che la premier May ha siglato con Bruxelles sui termini del divorzio lo scorso novembre – accordo reduce da tre sonore bocciature da Westminster – “non era negoziabile”.
Ancora prima, a febbraio, Macron non aveva mancato di esprimere la propria insofferenza nei confronti della saga Brexit, affermando come fosse arrivato ormai il momento, per i leader britannici, di prendere una decisione su come intendessero concretizzare l’addio degli UK dall’Ue.
In quell’occasione, Macron aveva fatto anche notare che una eventuale proposta di un’estensione dell’Articolo 50 “avrebbe potuto essere accettata solo se a fronte di un chiaro obiettivo” (la proposta è stata poi accolta, con il Consiglio europeo che ha spostato per l’appunto la data sulla Brexit dal 29 marzo al 12 aprile).
Si era parlato anche della possibilità che la Francia esercitasse il suo diritto di veto contro la richiesta dell’estensione dell’Articolo 50.
La Francia ha chiuso infine un occhio, allineandosi alla decisione degli altri paesi Ue di concedere un primo rinvio della data di divorzio. Ma ora ne avrebbe abbastanza.
Intanto, i mercati si interrogano su quali siano le probabilità che il peggior scenario (quello di un no-deal Brexit o anche Hard Brexit) si verifichi.
Nelle ultime ore, in particolare, gli analisti di Goldman Sachs hanno modificato l’outlook sulla Brexit.
“Rivediamo al ribasso la probabilità di un ‘no-deal Brexit’ dal 15% al 10%. Alziamo invece la probabilità di un accordo sulla Brexit modificato dal 45% al 50%. Lasciamo invariata la probabilità di un “no Brexit”, ovvero cancellazione della Brexit, al 40%”.
La decisione spetta al Consiglio europeo: se Tusk & Co. si rifiuteranno di concedere una estensione fino al prossimo 30 giugno, il Regno Unito potrebbe trovarsi costretto a scegliere tra il lasciare il blocco europeo in modo disordinato (dunque, con un Hard Brexit) o se revocare l’intero processo di divorzio, ovvero revocare l’Articolo 50.
Intervistato dalla Cnbc Holger Schmieding, responsabile economista presso Berenberg Bank, ha detto che la banca prevede che il Consiglio europeo, sebbene con riluttanza, “concederà al Regno Unito un ulteriore rinvio”. E questo, solo perchè l’alternativa sarebbe una ‘Hard Brexit con un aumento del caos politico, in un paese che rimarrebbe comunque un vicino”. Con conseguenze “davvero brutte” per l’intera Europa.