Brexit, al via le trattative per dire addio a Ue. May in bilico, sterlina per ora resiste
Iniziano ufficialmente oggi, lunedì 19 giugno, le trattative tra Londra e Bruxelles, volte a concretizzare lo scenario Brexit. Trattative che vedono la controparte britannica in una posizione di maggiore debolezza, non solo a causa dell’effetto boomerang delle elezioni che la premier Theresa May ha voluto per rafforzare la sua posizione (che si è invece indebolita). Ma anche per il calo di popolarità della stessa May tra i britannici, e gli stessi Tories.
Via a trattative Brexit, May indebolita da elezioni ma non solo
Iniziato con il flop alle elezioni (i Tories hanno vinto, ma non sono riusciti ad aggiudicarsi la maggioranza assoluta), il calo della popolarità è andato avanti con la tragedia dell’incendio che ha investito la Grenfell Tower di Londra. La premier non si è presentata subito per dare conforto alle vittime e, quando lo ha fatto, ha mostrato un atteggiamento freddo e distaccato, che non è riuscita tra l’altro a spiegare alla Bbc, tanto da arrivare a balbettare.
Come se non bastasse, Londra è stata teatro di un altro attacco terroristico nel corso delle ultime ore.
La sterlina ignora tuttavia tali preoccupazioni, e nei confronti del dollaro si aggira attorno alla soglia di $1,28. Ma certo l’impatto della Brexit sulla valuta è stato forte: la perdita è stata del 14% circa dal referendum sulla Brexit dello scorso 23 giugno, tale da contribuire all’aumento delle pressioni inflazionistiche a fronte di segnali di rallentamento dell’economia.
E’ alle 11 ora di italiana che le trattative sulla Brexit sono iniziate ufficialmente. David Davis, segretario della Brexit, le ha già definite “le trattative più complicate di tutti i tempi”.
Anche perchè la disfatta elettorale costringerà comunque May – che diversi Tories, oltre ai laburisti, vorrebbero fuori dai giochi – , a mediare e rivedere quelle posizioni che l’avevano resa promotrice di una Hard Brexit.
May costretta a una Brexit soft? Occhio alla sterlina
Alcuni ministri del suo nuovo governo stanno spingendo apertamente per salvaguardare i rapporti commerciali con l’Ue, e quindi per fare qualche passo indietro rispetto all’obiettivo originale, che era quello di assicurare al Regno Unito il controllo totale in materia di immigrazione, barattandolo in qualche modo con la perdita dell’accesso al mercato unico.
I Tories rischiano la rivolta interna: a fronte di coloro che ora vogliono una soft Brexit, nel partito ci sono diversi euroscettici che non resterebbero con le mani in mano. Eppure, intervistato da Bloomberg, Phillip Souta, responsabile di politica UK presso il Clifford Chance LLP, lo ha detto chiaramente:
“E’ molto probabile che, se ci sarà un accordo, sarà molto più soft di quello pensato prima delle elezioni. Ma allo stesso tempo la probabilità che un’intesa non venga raggiunta è aumentata”. Insomma: “il risultato delle elezioni ha aumentato le probabilità di assistere ad accordi estremi”.
Inoltre Kit Juckes, analista di Société Générale, afferma che “qualsiasi eventuale rally scatenato dalle speranze di una Brexit soft sarà probabilmente temporaneo”.