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Borse e tassi, stress test per la Fed

30 Gennaio 2008 16:42

La Federal Reserve appare intenzionata a tendere ancora una volta la mano ai mercati dopo averlo già fatto settimana scorsa. E’ questo infatti, oltre alla manifestata volontà di sostenere l’economia, uno dei significati che avrebbe l’annuncio di una nuova variazione verso il basso del livello dei tassi d’interesse da parte della banca centrale americana (la comunicazione avverrà questa sera alle 20.15).


Diverso sarà però l’atteggiamento alla base dell’intervento straordinario di settimana scorsa e di quello probabile di questa sera. Laurent Roussel, vice-direttore della Divisione Ricerca di Exane Derivatives, riferendosi a settimana scorsa parla esplicitamente di stress test per la Fed: “Proprio quando si era imposta di non cedere alle pressioni dei mercati – spiega – l’inatteso ribasso di 75 punti base dei tassi ufficiali operato martedì rivela un certo nervosismo circa la flessione del contratto a termine sull’S&P 500 prima dell’apertura della borsa americana e a fronte del forte aumento della volatilità osservato sulle borse europee e asiatiche”. La seduta precedente si era infatti chiusa con il più forte calo delle Borse europee dall’11 settembre 2001 e con un aumento della volatilità storica e implicita, a posteriori riferita alla liquidazione di posizioni per 50 miliardi aperte dal trader di Société Générale, Jerome Kerviel, su future su indici azionari europei. “La volatilità storica dell’Eurostoxx 50 su 5 giorni consecutivi – conferma Roussel – ha toccato i livelli record del crollo del 1987, attestandosi a quota 86%, vale a dire 11 punti oltre i valori del dopo 11 settembre 2001. Eppure, la volatilità implicita delle opzioni a 1 mese sull’indice è cresciuta di 14 punti (al 39%) fra venerdì sera e il picco della crisi, restando però ampiamente inferiore al livello record di ottobre 2002 (60%). I mercati non avevano sicuramente scontato una tale volatilità realizzata. Inoltre, l’Itraxx Crossover a 5 anni, barometro del sentiment del mercato del credito, ha raggiunto livelli record dalla sua costituzione (giugno 2004), toccando 487,5 punti base lo scorso 23 gennaio”.


Assorbito l’eccesso di volatilità la Fed sembra comunque intenzionata a varare una nuova manovra espansiva. Il consenso degli analisti vede infatti un nuovo taglio dei tassi anche per questa sera, questa volta di mezzo punto percentuale, per un livello che scenderebbe al 3%. Una possibile spiegazione viene ancora da Roussel: “La Fed non può permettersi una situazione di ribasso simultaneo dei mercati rischiosi (azionari, immobiliari, del credito) se vuole evitare una seria spirale deflazionistica e recessiva. Si tratta di una caratteristica delle bolle economiche, di cui Ben Bernanke, presidente della Fed, è un vero esperto”.