L’America frena, la crescita del Pil scende ai minimi dal 2002

Gli investimenti aziendali hanno tenuto, con un incremento del 7,5%. In fortissima discesa invece gli investimenti residenziali, diminuiti del 23,9%, al livello più basso degli ultimi 26 anni. Si tratta fin qui di dati sostanzialmente attesi dal mercato e nemmeno troppo preoccupanti. Questa mattina in una nota gli analisti dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo scrivevano che “il punto cruciale sarà vedere di quanto rallentano gli investimenti fissi non residenziali”.
Il dato più rilevante è quello relativo ai consumi, comunque aumentati del 2%, ma in calo dal +2,8% del terzo trimestre. Di questo avviso è anche Ian Shepherdson, chief Us Economist di High Frequency Economics. “La sorpresa più importante – commenta a caldo – vengono dalle scorte (calate di 3,4 miliardi dopo essere aumentate di 30,6 miliardi nel terzo trimestre) e dai consumi, cresciuti di solo il 2%. Noi ci aspettavamo un incremento del 2,9%, questo signica che o sono stati rivisti verso il basso i dati di ottobre e novembre o dicembre è stato terribile”. Lo spaccato del dato sui consumi ha evidenziato un incremento della spesa per beni durevoli del 4,2% e per beni non durevoli dell’,19%, entrambi in calo dai dati del terzo trimestre che avevano mostrato rispettivamente un +4,5 e un +2,2%.
Pochi minuti prima del dato sul Pil era invece stato pubblicato un indicatore positivo sull’economia a stelle e strisce. Il sondaggio Adp sull’occupazione privata ha infatti mostrato una crescita dei posti di lavoro di 130mila unità. I dati ufficiali, provenienti dal dipartimento del Lavoro, saranno diffusi solo venerdì. Al momento le stime di consensus vedono un incremento dei nonfarm payrolls di 70mila unità.