Borse: le 4 paure che pesano sui mercati, attacco di panico o reale peggioramento dei fondamentali?
La forte correzione delle Borse, in questi primi mesi del 2016, ha colto di sorpresa case d’affari e operatori, che avevano pronosticato invece un anno favorevole per l’azionario, soprattutto europeo. Prima la Cina, poi il petrolio e ora la congiuntura statunitense e la stabilità del sistema finanziario. Sono queste le paure che si susseguono a ritmo sfrenato, alimentando il pessimismo degli investitori. Ma queste preoccupazioni sono davvero giustificate? Si tratta di un attacco di panico o di un reale peggioramento dei fondamentali? Sarebbe infatti nocivo per la performance a lungo termine dei portafogli la decisione di vendere dopo un forte ribasso, perdendo l’occasione di un eventuale rimbalzo qualora le paure si rivelassero infondate, così come anche rimanere fermi prima di un ulteriore peggioramento. Gli esperti di Lazard Frères Gestion hanno provato a rispondere, analizzando da vicino le quattro paure che pesano sulle Borse.
1- La crescita cinese sull’orlo del precipizio?
“Noi crediamo di no”, rispondono dalla casa d’affari francese, spiegando che i consumi si stanno progressivamente sostituendo alle altre componenti della domanda, implicando necessariamente un rallentamento della crescita del Paese. L’obiettivo del governo cinese è di accompagnare il rallentamento in corso, attraverso un allentamento della politica monetaria e misure mirate per rilanciare alcuni settori dell’economia (a settembre per esempio ha abbassato le tasse automobilistiche, dando un forte impulso alle vendite). “Questa politica si sta dimostrando efficace da tre anni – concludono gli analisti – La crescita cinese dovrebbe quindi continuare a rallentare progressivamente in modo controllato”.
2- Il calo del prezzo del petrolio danneggia l’economia mondiale?
Anche in questo caso la risposta di Lazard è negativa. Secondo la sua analisi, infatti, fino a questo momento si è assistito più che altro all’effetto negativo del calo del petrolio, con la riduzione degli investimenti in attività petrolifere. Ora dovrebbe manifestarsi invece l’effetto positivo legato al maggior potere d’acquisto delle famiglie e dunque a un aumento dei consumi. “Un timore affacciatosi di recente è che il deprezzamento degli ultimi sei mesi sia la spia si una debolezza della domanda, anch’essa dovuta al rallentamento dell’economia. Questo timore ci sembra del tutto infondato”, indicano questi esperti, che ricordano come la domanda sia in aumento con un ritmo di crescita che è il più rapido dal 2010.
3- Stiamo andando verso la recessione statunitense?
Anche questo scenario sembra improbabile. “L’attuale debolezza dell’economia statunitense si spiega essenzialmente con due fattori: il ciclo delle scorte e la correzione degli investimenti legati al petrolio di scisti. A parte questi due aspetti, l’economia statunitense è in forma”, rispondono da Lazard, ricordando gli ultimi dati sull’occupazione americana. La casa d’affari esclude un nuovo credit crunch e anzi prevede una nuova accelerazione dell’economia Usa nei prossimi mesi.
4- Per le banche europee si prepara un nuovo 2008?
Nell’analizzare questa paura, Lazard sottolinea come il sistema bancario europeo sia cambiato ben poco negli ultimi mesi e dunque non appare più rischioso che nel 2015. E anche se lo shock petrolifero dovesse erodere la redditività delle banche, gli esperti rimangono fiduciosi: “L’impatto sugli utili non sarebbe certamente trascurabile, ma non paragonabile alle perdite registrate nel 2008 con la crisi dei subprime”.