Borse, El-Erian: le sei cose che trader e investitori devono sapere e perchè. Il rischio è qui
“Quello che gli investitori che puntano sull’azionario devono sapere, e perchè”: è questo il titolo dell’editoriale che Mohamed El-Erian, responsabile economico di Allianz, pubblica oggi su Bloomberg.
L’articolo inizia con El-Erian che fa notare che erano diversi anni che gli investitori non beneficiavano di ritorni così attraenti, sui mercati azionari globali, come quelli che hanno caratterizzato la prima metà del 2017. Un semestre, a suo avviso, molto positivo, “in cui diversi indici ampiamente seguiti hanno segnato valori record, in un contesto di volatilità praticamente assente”.
I risultati sono stati tali, che il benessere e il senso di soddisfazione degli investitori sono indubbiamente cresciuti.
“Tutto ciò è stato accompagnato da tensioni e transizioni – alcune completate e altre vanificate, almeno per ora – che probabilmente influenzeranno il modo in cui gli investitori si sentiranno alla fine dell’anno”.
El-Erian elenca i sei fattori chiave che è necessario conoscere riguardo ai recenti sviluppi di mercato, insieme ad alcuni elementi che influenzeranno le prospettive del trend di fine anno dei mercati. E fa notare come il mercato, al momento, sia ostaggio di nuove promesse di iniezioni di liquidità che arrivano come sempre dalle banche centrali. Così come mette in evidenza come gli investitori siano quasi stregati dalle eccessive promesse che arrivano da alcuni prodotti finanziari, come quelli high-yield e gli ETF sui mercati emergenti. Promesse di ampia disponibilità di liquidità a favore di trader e di investitori, che rischiano di provocare fenomeni di instabilità con effetti domino.
Ecco le sei ‘verità’ sui mercati a cui secondo El-Erian i trader e gli investitori devono prestare attenzione:
- “Un rally generalizzato dell’azionario globale. Stando a un’analisi del Wall Street Journal, che ha preso in considerazione i 30 principali indici azionari per capitalizzazione di mercato, 26 listini sono saliti nel primo semestre del 2017 (le eccezioni sono state Canada, Cina, Israele e Russia). A livello globale, è stato il miglior semestre dal rimbalzo immediato verificatosi dopo la crisi finanziaria mondiale del 2008-09. Quasi la metà di questi 30 mercati ha terminato il mese di giugno a o vicino a livelli record”.
- “La leadership di mercato è stata sottoposta a rotazioni (..) All’interno dello S&P, il mercato numero uno al mondo, 9 di 11 settori hanno garantito guadagni agli investitori. Tuttavia, la dispersione è stata notevole, sia in generale che all’interno di alcuni settori -malgrado una ulteriore virata verso l’investimento passivo e la proliferazione di ETF sugli indici. A trainare i rialzi, sono stati i titoli hi-tech e health care, con ritorni in entrambi i casi del 17%; il settore telecom ha perso il 13% e quello energetico il 14%. Amazon è volata, mentre diversi retail hanno annaspato. A dispetto dei recenti guadagni che hanno permesso ai mercati di compensare, nel complesso, il tonfo di giugno che ha travolto i tech, i finanziari hanno concluso il semestre appena a galla. Il Dow Jones e lo S&P hanno guadagnato l’8%, il Nasdaq il 14% mentre le small cap del Russell hanno perso -5% circa.
- I fattori che hanno trainato al rialzo i mercati sono cambiati ma El-Erian fa notare anche come rimanga sfuggente il motivo che potrebbe rendere tali guadagni sostenibili. L’economista ha ricordato che i mercati hanno scommesso molto sulla riforma fiscale, che tuttavia non si è ancora concretizzata. Inoltre “il balzo dei cosiddetti ‘soft data’ macroeconomici, inclusi gli indici sulla fiducia di famiglie e imprese, non è stato capace di sostenere gli ‘hard data’, che sono rimasti deboli. L’impatto potenzialmente avverso sui mercati di quelle politiche economiche pro-crescita è stato compensato da due altri fattori: i dati che hanno fatto riferimento a una reflazione globale correlata (che, al momento, sembra confermarsi un fenomeno più transitorio); e la continua iniezione di liquidità”.
- “Dimenticate i fondamentali economici e politici, a dominare è stata la liquidità: per l’ennesima volta l’iniezione di liquidità è stata il fattore che ha avuto più rilevanza per i trader e gli investitori nel primo semestre dell’anno, compensando non solo gli ostacoli economici e politici, ma anche quelli geopolitici, istituzionali e politici. E quest’ampia liquidità è arrivata da tre fonti. Il primo: i livelli record di utili societari, che si sono tradotti in continue operazioni di buyback azionario e di pagamenti più alti di dividendi da parte delle aziende, inclusi gli incredibili annunci arrivati dalle banche, la scorsa settimana, dopo il via libera delle autorità di regolamentazione (negli stress test). Il secondo: i livelli elevati di diseguaglianze, che sono risultati in una porzione significativa di redditi a favore delle famiglie già benestanti, con una propensione più elevata a investire sui mercati finanziari. Il terzo: il proseguimento delle politiche di stimolo delle banche centrali, inclusi i massicci acquisti di asset su base mensile da parte della Bank of Japan e della Bce.
- “Altri indicatori di mercato suggeriscono una fiducia minore nei fondamentali dell’economia: dopo aver oscillato in un range di quasi 60 punti base durante il primo semestre dell’anno, i tassi sui Treasuries a 10 anni hanno terminato la sessione al 2,30%, al di sotto del livello (di inizio anno) del 2,44%. Nel mentre, lo spread tra i rendimenti Usa e quelli dei Bund tedeschi si è ridotto in modo notevole. Fattore ancora più significativo è stato il considerevole appiattimento della curva dei rendimenti, di norma un indicatore di un rallentamento imminente dell’economia. Inoltre, il dollaro ha azzerato tutto il rally post elezioni presidenziali; e i prezzi del petrolio sono scesi del 14% circa, con i timori sull’offerta che sono stati influenzati a mala pena da qualsiasi ottimismo legato alla domanda.
- “E in tutto questo, occhio all’intensificarsi del contrasto tra due elementi chiave del rally legato alla liquidità: vista l’importanza della liquidità – nel determinare non solo i rendimenti, ma anche nel reprimere la volatilità e in un contesto di correlazioni tra asset class determinate dai fondamentali – i mercati hanno terminato (infatti) il semestre con una guerra tra le operazioni di trading più affollate e i cosiddetti “buy on dips.”