Bond sociali, la proposta di Messina (Intesa Sanpaolo). Risparmi degli italiani la chiave per disinnescare il rischio debito
L’Italia deve iniziare a guardare oltre l’emergenza Covid-19 e iniziare a pensare come sciogliere il nodo cruciale dell’elevato debito pubblico. Non usa mezzi termini Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo, che propone una ricetta composta da cinque mosse, tra le quali spicca la proposta di un bond sociale.
“Dobbiamo contrastare la prospettiva di trovarci a fare i conti con un debito pubblico troppo elevato. Ricadrebbe tutto sulle prossime generazioni”, argomenta Messina in una lunga intervista concessa a Il Sole 24 Ore in cui dettaglia la proposta dei bond sociali nei quali far convogliare parte dei risparmi degli italiani. In tal modo salirebbe dal 5 al 10-20 per cento la parte del debito pubblico controllata dal risparmio privato italiano.
Considerando l’attuale livelli di debito dell’Italia di circa 2.450 mld, la quota in mano al risparmio privato dovrebbe salire fino un quinto del totale, ossia quasi 500 mld.
“L’Italia è ricca, molto più dell’Olanda e della stessa Germania. Stiamo parlando di 10 trilioni di euro, tra risorse delle imprese e risparmi delle famiglie. Il problema è che soltanto una parte minima risulta investita in titoli del debito pubblico italiano”, specifica Messina nell’intervista concessa al quotidiano di Confindustria.
Le caratteristiche dei bond sociali
Il ceo di Intesa Sanpaolo dettaglia la sua proposta. Questi bond sociali dovrebbero presentare “rendimenti competitivi, sgravi fiscali, scudo penale per chi trasferisce capitali dall’estero trasformandosi da esportatore di capitali in propulsore della ripresa e dell’accelerazione della crescita italiana. Ci sono ancora 100-200 miliardi di euro dei risparmiatori italiani fuori dall’Italia. Ora è arrivato il momento di farli rientrare”.
Messina contribuisce così ad alimentare il dibattito delle ultime settimane per il varo di nuovi strumenti quali bond perpetui a 50 o addirittura 100 anni. Giulio Tremonti ha proposto un Prestito di ricostruzione basato sull’emissione di titoli pubblici a lunghissima scadenza, trovando l’appoggio di Romani Prodi: “Bisogna essere molto precisi sulle condizioni: niente imposta di eredità e fare i conti su quanto potranno rendere”, sostiene Romano Prodi, ex Presidente della Commissione europea ed ex Presidente del Consiglio. Di bond perpetui aveva parlato anche il presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, che in un’intervista al Corriere ha parlato della possibilità di un grande prestito non forzoso, finanziato dagli italiani e garantito dai beni dello Stato.
Messina: mutualizzare debito non è la soluzione
Nell’intervista al Sole il numero uno di Intesa specifica che in questa situazione non si può imporre alle famiglie italiane, anche a quelle con redditi da 100 mila euro, di pagare dazio con prelievi tipo imposte patrimoniali o sul reddito e“Ugualmente non è accettabile pensare di fare affidamento soltanto alle soluzioni attualmente in discussione sui tavoli europei”. “Non possiamo pensare di uscire dalla crisi senza sciogliere nodi strutturali accumulati da decenni e mutualizzando il nostro debito a livello europeo. Non credo che gli altri Paesi siano disposti a farlo e non sarebbe neppure giusto”, argomenta il banchiere che quindi non vede negli Eurobond la soluzione dei problemi dell’Italia.
Tra le proposte di Messina c’è anche la creazione delle condizioni affinché una parte dei TFR accantonati ogni anno venga investita in titoli pubblici esentasse. E poi propone, al fine di valorizzare il patrimonio pubblico, il lancio di titoli che abbiano come sottoscrittori sia investitori istituzionali sia famiglie e come sottostante immobili pubblici (scuole, caserme, sedi della pubblica amministrazione).