Bond mkt nervosi: Atene solleva il rischio default, occhi puntati a Lisbona e Roma
Torna alto il nervosismo sui mercati obbligazionari. Sono i dubbi austriaci sull’opportunità di sbloccare la seconda tranche del salvataggio per la Grecia a far lievitare il rischio di default dei paesi ad alto rendimento dell’area euro, a partire proprio dalla Grecia. Questa mattina i credit-default swap sulla Grecia segnano un rialzo di 88 punti base a quota 946, ai massimi da fine giugno. In forte rialzo anche i cds di Irlanda (+22 a 515), Portogallo (+13 punti a 426), Spagna (+8 punti a 259) e Italia (+7 punti a 188).
Il ministro delle finanze e vice cancelliere austriaco Josef Proell l’ha spuntata all’Ecofin: la sua proposta di rinviare da dicembre a gennaio il pagamento della terza tranche di aiuti alla Grecia, che, per quanto riguarda l’Austria, ammonta a 190 milioni di euro è passata. Ieri Proell aveva detto che non esiste un automatismo e che Vienna avrebbe potuto non versare a dicembre la tranche di sua competenza per inadempienze della Grecia degli accordi con l’Ue sul fronte delle imposte.
Gli aiuti concessi alla Grecia nel pieno della crisi economica erano vincolati a una serie di condizioni, in parte adempiute. Quelle legate alle imposte, sottolineava Proell, non sono state rispettate. E così ha portato a casa il risultato. La Grecia ha ricevuto finora una tranche aiuti di 20 miliardi euro a maggio e un un’altra di nove miliardi a settembre. La terza di altri nove sarà versata appunto a gennaio. L’Austria ha contribuito finora con 600 milioni alla Grecia (450 nella prima tranche del pacchetto complessivo di 20 miliardi e 150 nel secondo di nove). La terza slitterà a 190 milioni, a gennaio.
Le vicissitudini all’ombra del Partenone tengono con il fiato sospeso anche gli altri Paesi della periferia. Basta dare un’occhiata a Lisbona per capire come tira il vento. Secondo gli addetti ai lavori è Portogallo il Paese più fragile della periferia del Vecchio Continente. L’ennesima prova questa mattina. Lisbona ha collocato sul mercato titoli a un anno per 750 milioni di euro, riconoscendo un tasso di interesse in forte rialzo rispetto alle ultime aste. A conferma del fatto che il mercato il rischio-paese è sensibilmente aumentato nelle ultime settimane.
Nel dettaglio, l’importo è in linea con quanto preventivato dalle autorità, mentre il rendimento riconosciuto per piazzare i titoli a un anno è stato del 4,813% contro il 3,26% pagato per piazzare 531 milioni appena il 3 novembre scorso. L’operazione di finanziamento è stata comunque un successo: la domanda ha, infatti, superato di 1,8 volte l’importo programmato, anche se in ribasso rispetto alla precedente asta (2,2 volte).
I banchieri italiani si dicono convinti che la crisi di governo non avrà alcun impatto sui titoli di Stato. “I titoli di Stato italiani sono assolutamente forti – afferma il consigliere delegato di Ubi Banca, Victor Massiah, a margine dell’esecutivo dell’Abi – sono figli di un paese che ha dei dati abbastanza a posto per quanto riguarda i fondamentali. La cosa – ha aggiunto – non ci dovrebbe riguardare”. Anche l’amministratore delegato della Bper, Fabrizio Viola, non è preoccupato ma sottolinea che è “abbastanza chiaro che l’obiettivo e’ quello di salvaguardare l’approvazione della legge finanziaria”.
Pure il presidente di Bpm, Massimo Ponzellini, esclude ripercussioni sui titoli di Stato dal