Il teatrino della politica deprime Mediaset: in cinque sedute bruciati 980 mln, titolo ancora giù
Mediaset ancora in ribasso a Piazza Affari: i titoli della società del Biscione stanno registrando un calo dello 0,82% attestandosi a 4,55 euro. Dall’inizio della scorsa settimana, ossia da quando Gianfranco Fini ha annunciato le dimissioni dei suoi ministri dal governo, le azioni della società di broadcasting hanno inanellato un ribasso dietro l’altro: se rimettiamo indietro le lancette dell’orologio a mercoledì scorso hanno perso quasi il 15%, scendendo da 5,40 a 4,55 euro e bruciando circa 980 milioni di euro di capitalizzazione.
Incidono ovviamente le difficoltà dei mercati degli ultimi giorni, legati ai timori sui conti pubblici di Irlanda, Grecia e Portogallo, e i conti del terzo trimestre del gruppo televisivo, che si sono chiusi con una perdita di 49 milioni di euro. Ma a deprimere l’umore attorno al titolo anche, come messo in luce in diversi report di analisti, sono le sorti sempre più incerte del governo e del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, azionista di maggioranza della società attraverso Mediaset.
Del resto Le Mediaset hanno imboccato la strada del ribasso dopo che Gianfranco Fini ha ufficialmente chiesto le dimissioni del premier Silvio Berlusconi. Ieri mattina lo stesso Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente esecutivo di Mediaset, ha ammesso che i titoli stanno soffrendo l’incertezza politica con la possibilità di una caduta del governo. “Non penso che Mediaset e quindi i suoi azionisti debbano temere un cambio della politica o una diversa ipotesi rispetto al governo che c’è oggi – ha però aggiunto – Mediaset dà lavoro a circa sei mila persone a cui va aggiunto l’indotto. Siamo un’azienda sana, italiana che ha creato valore e questo sarebbe miope non considerarlo”. Parole a cui i mercati stanno reagendo con una scrollata di spalle.
E bisognerà vedere se questa tendenza sul titolo proseguirà fino al 14 dicembre. I presidenti di Camera e Senato, al termine dell’incontro con il Capo dello Stato, tenutosi ieri pomeriggio hanno concordato che il Senato concluderà l’esame della legge di Stabilità entro la prima decade di dicembre. La mattina del giorno 13 si svolgeranno al Senato le annunciate comunicazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e alla Camera nel pomeriggio si svolgerà il dibattito sulla mozione di sfiducia presentata da Pd e Idv. Il giorno successivo avranno luogo le relative votazioni.
I giochi sono aperti. La maggioranza si è ritrovata di nuovo con il pallottoliere in mano. Dopo la decisione di Giuseppe Angeli di tornare nel Pdl lasciando Fli, all’interno del Popolo della Libertà si è riaccesa la speranza di poter allargare le maglie della coalizione provando a ridurre al minimo l’impatto dei finiani, cercando di convincere gli incerti, sui due voti in Parlamento. E soprattutto per blindare, senza rischiare sorprese, Palazzo Madama.
Il premier Berlusconi si è detto soddisfatto della mediazione del Colle: ha chiarito che in caso di sfiducia a Montecitorio salirà al Quirinale per chiedere lo scioglimento di una Camera o di tutte e due, prefigurando elezioni anticipate e in tempi rapidi. Nel frattempo, però, ha deciso anche di abbassare i toni della polemica politica rinunciando a partecipare questa sera alla trasmissione Matrix.