Bollettino Bce: disinflazione ben avviata ma servono riforme strutturali. Cipollone: “Europa troppo divisa”
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La Bce ha appena diffuso il consueto bollettino economico che illustra nel dettaglio il quadro economico, finanziario e monetario. Nell’ultima riunione, la banca centrale guidata da Christine Lagarde ha tagliato i tassi di 25 punti base, portando il tasso sui depositi al 3%, e ha confermato l’approccio guidato dai dati, di riunione in riunione. Intanto, il membro del Comitato esecutivo Piero Cipollone ha rilasciato un’intervista al Corriere, in cui ha affrontato i temi della politica monetaria e dell’eccessiva frammentazione dell’eurozona.
Bce: disinflazione ben avviata verso target 2%
“Il processo di disinflazione è ben avviato”, spiega il bollettino della Bce. Sulla base delle ultime proiezioni macroeconomiche, l’inflazione complessiva dovrebbe collocarsi in media al 2,4% nel 2024, al 2,1 nel 2025, all’1,9 nel 2026 e al 2,1 nel 2027.
Per l’inflazione sottostante, calcolata al netto della componente energetica e alimentare, gli esperti del Consiglio direttivo prevedono una media del 2,9% nel 2024, del 2,3 nel 2025 e dell’1,9 nel 2026 e nel 2027.
Ricordiamo che gli ultimi dati di dicembre hanno evidenziato un ritorno al 2,4% con un Cpi core stabile al 2,7%.
“La maggior parte delle misure dell’inflazione di fondo suggerisce che l’inflazione si collocherà stabilmente intorno all’obiettivo del 2% a medio termine”, afferma con fiducia la Bce.
Tuttavia, la crescita sarà più lenta rispetto alle precedenti stime: +0,7% nel 2024, +1,1 nel 2025, +1,4 nel 2026 e +1,3 nel 2027.
Necessarie riforme per dare seguito a piano Draghi
Per quanto riguarda gli ultimi dati macroeconomici, la Bce sottolinea la crescita dello 0,4% del Pil nel terzo trimestre del 2024, superiore alle aspettative, oltre alla buona tenuta del mercato del lavoro.
“La graduale ripresa dell’economia dell’area dell’euro dovrebbe proseguire nei prossimi anni, a fronte di notevoli incertezze sul piano geopolitico ed economico.” I rischi per la crescita economica “restano orientati verso il basso”, anche a causa di potenziali “frizioni nel commercio internazionale”, che potrebbero “pesare sulla crescita dell’area dell’euro frenando le esportazioni e indebolendo l’economia mondiale”.
La Bce rinnova quindi la richiesta di “politiche strutturali e di bilancio” in grado di “accrescere la produttività, la competitività e la capacità di tenuta dell’economia”. In tal senso, “è fondamentale dare prontamente seguito, con politiche strutturali concrete e ambiziose, alle proposte di Mario Draghi per una maggiore competitività europea e a quelle di Enrico Letta per il rafforzamento del mercato unico”.
Cipollone: “Eurozona troppo divisa, Bce non deve frenare l’economia”
Sulla necessità di una svolta in Europa e in tema di politica monetaria è intervenuto anche Piero Cipollone, membro del comitato esecutivo della Bce.
L’ex vicedirettore generale di Bankitalia ha posto l’accento sulle eccessive divisioni nella zona euro, che penalizzano la competitività rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. Secondo una stima del Fondo monetario internazionale, “la frammentazione interna all’Unione europea equivale a subire dazi del 44% sui beni e del 110% sui servizi”.
Secondo Cipollone, “In Europa stiamo perdendo la corsa alla frontiera e alla scalabilità, ragioniamo troppo in ottica difensiva e nazionale. Il problema è qui: non abbiamo un mercato unico compiuto, sia per i beni e i servizi che per il mercato dei capitali“.
Nell’area euro “abbiamo un surplus di bilancia delle partite correnti vicino al 3% del Pil. Questo significa che, al netto, investiamo 435 miliardi di euro meno di quanto risparmiamo nell’area dell’euro. Se investissimo quel 3%, avremmo metà dei fondi stimati da Mario Draghi (800-900 miliardi l’anno) per l’attuazione del suo piano e potremmo salvaguardare il futuro dell’Europa come base produttiva”.
In tale contesto, la Bce “non deve cercare di assicurarsi all’eccesso contro eventuali choc futuri d’inflazione”, ma piuttosto “deve cercare di far camminare l’economia al suo potenziale, senza forzarlo perché ciò potrebbe far salire le aspettative di inflazione”.
Cipollone ha affrontato anche l’argomento Trump, spiegando che “è difficile quantificare l’impatto preciso – dei dazi -, perché non sappiamo nel dettaglio come metterà in atto il suo programma”. Tuttavia, “questa incertezza può frenare gli operatori e non fa certo bene alla dinamica degli investimenti e dei consumi“.