Dai Treasury un avvertimento per tutti. Ecco ciò che potrebbe accadere
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Il sell-off sui Treasury, andato in scena nei giorni scorsi, è più complicato e minaccioso di quanto possa apparire. A ben vedere non è un vento passeggero e non è limitato ai soli Stati Uniti. Nei ultimi due giorni anche i bond governativi europei hanno pagato dazio con il Bund decennale sopra la soglia del 2,5% di rendimento, ossia sui massimi a oltre sei mesi in coincidenza con l’indiscrezione della Cnn circa l’intenzione di Donald Trump di valutare la possibilità di dichiarare un’emergenza economica nazionale per fornire una giustificazione legale per una serie di dazi universali.
Dal taglio “jumbo” Fed di settembre a oggi
Il grafico del Treasury a 10 anni non lascia dubbi all’interpretazione. Da settembre 2024 qualcosa è cambiato nella percezione degli investitori. I tagli dei tassi di interesse, effettuati da tutte le principali banche centrali, avrebbero dovuto garantire il lasciarsi alle spalle i picchi di rendimento. Così non è stato.
Il rendimento del Treasury a 20 anni ha addirittura superato il 5% per la prima volta dal 2023, per poi tornarvi sotto nella giornata di ieri. Il treasury decennale si è invece spinto fino al 4,73%, appena al di sotto del suo livello più alto da novembre 2023.
Ieri a placare le vendite hanno contribuito anche le parole del governatore della Fed Christopher Waller che ha dichiarato di ritenere che l’inflazione continuerà a raffreddarsi verso l’obiettivo del 2%, offrendo sostegno per ulteriori tagli quest’anno.
Cosa è successo a settembre? La Federal Reserve quel mese ha avviato il suo ciclo di tagli dei tassi di interesse sorprendendo i mercati con un taglio “jumbo” di mezzo punto. L’aspettativa allora era che i tassi sarebbero scesi ben al di sotto del 3% entro la metà di quest’anno. Adesso la stessa Fed il mese scorso ha fatto capire che i tagli in arrivo saranno decisamente meno. Anzi adesso il mercato, dopo gli ultimi forti riscontri macro e l’emergere di nuove tensioni inflattive, vede la Fed fare anche meno dei due tagli indicati dai dot plot. In base al Cme Fed Watch Tool, gli investiti prezzano ad oggi solo un taglio dei tassi da 25 punti base quest’anno.
Ecco cosa è cambiato e cosa ci dicono i Treasury
In questi mesi tante cose sono cambiate. L’economia a stelle e strisce mostra i muscoli, il mercato del lavoro non dà segnali di cedimento e a novembre Donald Trump ha conquistato la Casa Bianca alimentando ulteriormente le attese di maxi stimoli fiscali e di dazi che andrebbero ad alimentare l’inflazione. Ultimo alert in ordine di tempo è stata l’indagine dell’Institute of Supply Management (Ism) sul settore dei servizi che ha mostrato un forte aumento della percentuale di manager che si lamentano dell’aumento dei prezzi pagati. Poiché l’inflazione è attualmente incentrata quasi interamente sui servizi, questo è un problema. La componente dei prezzi pagati in aumento a 64,4, il livello più alto da febbraio 2023. I commenti all’interno del rapporto Ism suggeriscono che la preoccupazione per i dazi sta spingendo le aziende ad accelerare l’attività.
Tutto ciò porta al risultato che il rendimento a 10 anni è balzato di oltre 100 punti base rispetto a prima della prima riduzione dei tassi da parte della Fed del settembre scorso.
Prossimo step: decennale al 5% già questo trimestre?
La corsa al rialzo dei rendimenti potrebbe continuare, anzi accelerare con arrivo della nuova amministrazione Trump. “Potremmo raggiungere un rendimento del Treasury a 10 anni del 5% già nel primo trimestre del 2025”, asserisce Arif Husain, Head of Fixed Income e Chief Investment Officer, Fixed Income, T. Rowe Price, che non esclude a priori un balzo anche fino alla soglia del 6%. “Con la nuova amministrazione statunitense ci saranno nuove informazioni rilevanti da tenere in considerazione e, di sicuro, c’è una certa incertezza e differenti scenari”.
Il deficit di bilancio degli Stati Uniti per l’anno fiscale 2024 è del 7% del Pil, secondo il Congressional Budget Office. Con l’amministrazione Trump che promette di tagliare le tasse, ci sono poche possibilità che il deficit diminuisca in modo significativo. “Il Dipartimento del Tesoro dovrà continuare a inondare il mercato con nuove emissioni di debito per finanziare il deficit di bilancio – argomenta l’esperto di T. Rowe Price – spingendo i rendimenti al rialzo. Inoltre, bisogna considerare che la maggior parte degli altri governi in tutto il mondo sta facendo la stessa cosa, spingendo al rialzo i rendimenti globali poiché competono per la domanda. Spesso, si considera la situazione fiscale degli Stati Uniti in modo isolato, ma potrebbe essere un grave errore farlo, considerando che molti bilanci governativi dopo il Covid a livello globale si sono gonfiati”.
Minute Fed: avanti adagio su taglio tassi
Intanto ieri sera dalle minute della riunione Fed di dicembre è emerso che i componenti del board sono generalmente orientati verso un approccio più cauto nel tagliare i tassi. Si ritiene “appropriato rallentare il ritmo dell’allentamento monetario” e molti membri della Fed sono a favore di “un approccio cauto nei prossimi trimestri”.
L’ultima riunione della Fed, tenutasi il 17 e 18 dicembre scorsi, ha visto i funzionari ridurre l’intervallo obiettivo dei tassi di interesse di un quarto di punto percentuale tra il 4,25% e il 4,5%, ridurre le aspettative di futuri tagli dei tassi (solo due tagli) e aumentare il percorso stimato per l’inflazione.