Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bollettino Bce: disinflazione ben avviata, economia stagnante e con ombra dazi

Bollettino Bce: disinflazione ben avviata, economia stagnante e con ombra dazi

13 Febbraio 2025 14:30

Il quadro economico dell’Eurozona riflette una situazione di graduale miglioramento dell’inflazione in un contesto di attività economica ancora debole. Questo è quanto emerge dal consueto bollettino della Banca Centrale Europea.

Nella riunione dello scorso 30 gennaio il direttivo del Consiglio ha ridotto di 25 punti base i tre tassi di riferimento della BCE.

Il processo di disinflazione “é ben avviato”, si legge nel comunicato, e l’evoluzione dell’inflazione è stata in linea con le proiezioni macroeconomiche formulate per l’area Euro dagli esperti nel corso del 2024. Per il 2025  “la maggior parte delle misure dell’inflazione di fondo suggerisce che l’inflazione si collocherà stabilmente intorno all’obiettivo” del 2 per cento a medio termine perseguito dal Consiglio direttivo.

Per quanto riguarda l‘attività economica, secondo la stima rapida preliminare dell’Eurostat, “l’economia ha ristagnato nel quarto trimestre del 2024” e la debolezza dovrebbe restare tale nel breve periodo. Si rilevano una contrazione nel settore manifatturiero e un’espansione in quello dei servizi. Il mercato del lavoro, nonostante un indebolimento nei mesi recenti, “continua a mostrare vigore”.

Inflazione: dati compatibili con assestamento al 2% nel medio periodo

Le riduzioni di tassi di interesse decise recentemente dal Consiglio, si legge nel comunicato, stanno “gradualmente rendendo meno onerosi i nuovi prestiti per imprese e famiglie” in un contesto in cui “le condizioni di finanziamento continuano a essere rigide”, dovuto soprattutto al fatto che la politica monetaria continua ad essere restrittiva.

A dicembre 2024 l’inflazione sui dodici mesi ha registrato un rialzo del 2,4%, contro il 2,2% di novembre. Questo aumento era attesto e “riflette principalmente il fatto che i bruschi cali passati dei prezzi dell’energia non rientrano più nel calcolo del tasso.” D’altro canto “l’inflazione della componente alimentare è diminuita al 2,6% e quella dei beni allo 0,5, mentre è cresciuta al 4% per i servizi.”

Complessivamente la maggior parte delle misure dell’inflazione di fondo è compatibile con la previsione del Consiglio, che si attende un oscillamento attorno ai livelli attuali nel breve periodo ed un assestamento nella zona del 2% nel medio termine.

Da notare che l’inflazione interna, che riguarda da vicino la componente dei servizi, è ancora elevata, poiché ” i prezzi di alcuni servizi e i salari si stanno ancora adeguando con considerevole ritardo al passato incremento.”

Bisogna tener conto anche di vari fattori di rischio. “Se i salari o i profitti aumentassero più di quanto anticipato”, l’inflazione andrebbe senza dubbio ad assestarsi su livelli più elevati.

Tra le righe si legge anche una preoccupazione per il cambiamento di marcia imposto da Donald Trump alla Casa Bianca. “Le accresciute tensioni geopolitiche” potrebbero avere un impatto al rialzo su prezzi dell’energia e costi di trasporto, nonché “causare interruzioni nel commercio mondiale”. Nel rapporto vengono anche menzionati “fenomeni meteorologici estremi” e “il dispiegarsi della crisi climatica” come elementi in grado di far salire prezzi dei beni alimentari “oltre le aspettative”.

Non sarebbe da scartare nemmeno uno scenario di un’inflazionne che sorprendesse al ribasso, se il clima di fiducia debole e l’inquietudine per eventi geopolitici frenassero i consumi e gli investimenti, o se la politica monetaria si dimostrasse troppo restrittiva, o ancora “nel caso di un deterioramento inaspettato del contesto economico nel resto del mondo.”

Attività economica: bene servizi e mercato del lavoro, manifatturiero in difficoltà

L’attività economia ha continuato a non mostrarsi brillante. Secondo le stime di Eurostat la debolezza dovrebbe perdurare nel breve periodo. Persistente è la contrazione del settore manifatturiero, a gennaio il relativo PMI è rimasto al di sotto della soglia compatibile con l’espansione, ma è bilanciato da un’espansione di quello dei servizi, che sono stati finora il vero traino della crescita economica.

La fiducia dei consumatori è ancora molto fragile e le famiglie “non hanno ancora tratto dall’aumento dei redditi reali uno stimolo sufficiente a incrementare significativamente la propria spesa.”

Il bollettino sottolinea che nonostante tutto “continuano a sussistere i presupposti per una ripresa.” Buoni segnali arriverebbero dal mercato del lavoro, che “continua a mostrare vigore”.  

I rischi sono rappresentati anche in questo caso dalla possibilità di “maggiori frizioni nel commercio internazionale”, che peserebbero sulla crescita dell’Eurozona, frenando le esportazioni e “indebolendo l’economia mondiale”. Questo avrebbe un impatto anche sulla fiducia dei consumatori e sugli investimenti, che non potrebbero recuperare al ritmo atteso.

Il contesto geopolitico, con il fronte aperto tra Russia e Ucraina e il conflitto in Medio Oriente, è suscettibile di “causare interruzioni nelle forniture di energia e di gravare ulteriormente sugli scambi internazionali”.

Il dibattito sull’impatto dei dazi statunitensi sulle economie europee e mondiali è già acceso da tempo. Come sempre, noi continuiamo a seguire un approccio cauto, aspettando di vedere se è vero che “can che abbaia non morde”, o se il morso del Tycoon sarà all’altezza del suo tono risoluto. Siamo convinti che il tema dei dazi sia molto più articolato e sfumato di come spesso venga dipinto da molti commentatori. In alcuni casi, infatti, tali misure possono addirittura generare venti favorevoli alla crescita e stimolare la competitività di alcune società selezionate, soprattutto per quelle con un solido potere di determinazione dei prezzi e operazioni strutturate secondo il modello “local for local”. E’ di questo parere Thorsten Winkelmann, CIO —European and Global Growth di AllianceBernstein, che precisa: “molte di queste aziende europee, che si trovano a competere con le controparti asiatiche, hanno già saputo gestire con successo il precedente mandato di Donald Trump; per questo motivo siamo fiduciosi che continueranno a essere ben posizionate anche in questo nuovo scenario”.

Infine, l’esperto ricorda che il panorama politico rimane per sua natura estremamente incerto, e non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa, dove si terranno le imminenti elezioni in Germania. In un ambiente in cui il cambiamento politico è ormai l’unica costante, se c’è una lezione che la storia ci insegna è che l’impatto della politica tende a essere sopravvalutato dagli investitori.

Attività finanziaria: rendimenti di titoli di stato a lungo termine in aumento

Nel periodo compreso tra il 12 dicembre 2024 e il 29 gennaio 2025, “la curva a termine del tasso privo di rischio a breve termine in euro (euro short-term rate, €STR) ha registrato un complessivo spostamento verso l’alto.”

I rendimenti dei titoli di stato a lungo termine sono anch’essi aumentati, e in misura di poco superiore ai tassi privi di rischio.

“Una migliore propensione al rischio”, ha determinato un aumento delle quotazioni nell’area euro sui mercati azionari. Nei mercati delle obbligazioni societarie, allo stesso tempo, “i differenziali si sono assottigliati per gli emittenti sia di qualità elevata (investment grade) sia ad alto rendimento (high yield).”