Notizie Notizie Mondo Boeing e gli aerei 737 MAX. Nuova macchia per il colosso Usa dei cieli

Boeing e gli aerei 737 MAX. Nuova macchia per il colosso Usa dei cieli

8 Gennaio 2024 11:25

Boeing, colosso aerospaziale Usa tra gli assi portanti della Corporate America e della storia di Wall Street, torna a essere travolto dai dubbi sulla sicurezza dei suoi aerei, dopo il caso del portellone del Boeing 737 Max 9 dell’Alaska Airlines esploso in volo.

Non solo la Federal Aviation Administration (FAA), ovvero l’agenzia federale Usa che vigila sulla sicurezza aerea: anche l’Agenzia dell’Unione europea EASA, “che contribuisce a garantire la sicurezza e la tutela dell’ambiente nei trasporti aerei in Europa”, ha annunciato la decisione di lasciare a terra in via temporanea diversi aerei Boeing 737 MAX 9.

Così aveva già fatto la diretta interessata, la compagnia aerea Alaska Airlines, e così stanno decidendo di fare anche altre compagnie aeree, mentre emergono dettagli sconcertanti su alcuni fatti che hanno preceduto il disastro.

Disastro che risale a venerdì scorso, quando un aereo Boeing 737 MAX 9 dell’Alaska Airlines è stato costretto a un atterraggio di emergenza a Portland, in Oregon, a seguito dello scoppio del portellone, avvenuto poco dopo il decollo.

Boeing 737 MAX 9, quelle spie di allarme e il caos nei controlli

Tra le rivelazioni, quelle di Jennifer Homendy, presidentessa del National Transportation Safety Board (NTSB) che, come riporta il New York Times nell’articolo “Boeing Max 9 Plane Had Been Barred From Long Flights Over Water”, ha raccontato che la compagnia aerea Alaska Airlines aveva chiesto al personale deputato alla manutenzione degli aerei  di far luce sul motivo per cui i piloti avessero segnalato l’accensione ripetuta delle spie di allarme per la pressurizzazione, nel corso di almeno tre voli precedenti.

L’accensione delle spie aveva portato la compagnia aerea a decidere di non utilizzare l’aereo nei voli a lungo raggio sull’acqua in attesa delle rilevazioni e delle comunicazioni del personale competente che, stando a quanto rivelato da Homeny, si era limitato tuttavia a resettare il sistema del vettore, facendo tornare in pista il 737 MAX 9.

La compagnia aerea Alaska Airlines aveva emesso a quel punto solo l’ordine di non utilizzare l’aereo per voli lunghi sull’acqua come per quelli aventi per destinazione le Hawaii.

Homendy ha precisato che, al momento, non è possibile stabilire la natura dei problemi che hanno portato all’accensione delle spie di allarme nei voli precedenti, né l’eventuale relazione di causa-effetto tra i problemi stessi e l’esplosione del portellone avvenuta nel volo del 5 gennaio scorso.

Nel frattempo, nelle ultime ore, è stato ritrovato proprio il pezzo di fusoliera del Boeing 737 MAX, considerato dall’autorità NTSB “componente chiave mancante” per individuare la causa dell’incidente.

Aerei a terra, voli cancellati e le vecchie-nuove sfide del ceo Calhoun

Al momento, la Federal Aviation Administration (FAA) ha reso noto che i 171 aerei Boeing 737 MAX 9 rimarranno a terra, fino a quando non ne sarà accertata la sicurezza, a seguito delle ispezioni già avviate.

Stando a quanto riporta il New York Times Alaska Airlines, che ha già fermato i suoi 65 aerei Boeing 737 MAX 9, ha già cancellato 170 voli nella sola giornata di domenica 7 gennaio 2024, mentre United Airlines, che ha 79 MAX 9, e che risulta essere la compagnia aerea con il numero più alto di questi modelli, è stata costretta a cancellare nel fine settimana appena trascorso 270 voli circa.

L’aereo utilizzato nel volo Alaska Airlines 1282 era partito da Portland, Oregon, con destinazione Ontario, in California:

il velivolo aveva raggiunto l’altezza di 4.876 metri, prima di iniziare l’atterraggio di emergenza a seguito dell’esplosione del portellone.

Problemi di “pressurizzazione” erano stati segnalati dall’equipaggio poco dopo il decollo.

Il pezzo della fusoliera è stato ritrovato nella giornata di ieri da un insegnante di una scuola di Portland, in Oregon, nella zona di Cedar Hills, identificato – ha riportato ancora Jennifer Homendy, presidente dell’NTSB – solo con il nome di “Bob”.

Homendy ha detto di essere stata “molto sollevata” dal rinvenimento del pezzo dell’aereo, che aiuterà gli esperti a far luce sulla dinamica dell’incidente.

Non molto sollevato sarà invece il numero uno di Boeing, il ceo Dave Calhoun a cui, fin dal giorno in cui ha preso le redini del gigante aerospaziale, nel gennaio del 2020, è stato assegnato il compito di rimettere in piedi un gigante, simbolo e orgoglio del made in Usa, alle prese con la forte e ben nota crisi di credibilità che aveva colpito il gigante dei cieli dopo il crash di altri due aerei Boeing 737 MAX: quelli i cui schianti avevano provocato la morte di ben 346 passeggeri.

Era appena iniziato tra l’altro proprio l’anno, il 2020, in cui a esplodere sarebbe stata anche la pandemia Covid-19, che avrebbe mietuto vittime, nel mondo corporate mondiale, soprattutto nel settore delle compagnie aeree e, di conseguenza, per i colossi costruttori di aerei.

In tutti questi anni, Calhoun si è prodigato per smentire le accuse che gli schianti di quei due aerei avevano generato, in primis quella secondo cui Boeing era diventata ormai una società che aveva sacrificato la sicurezza sull’altare del profitto a ogni costo.

Era l’ottobre del 2018 quando un Boeing 737 Max utilizzato dalla compagnia low cost indonesiana Lion Air, in partenza da Giacarta per un volo domestico, si schiantò 13 minuti dopo il decollo, uccidendo tutti i 189 tra i passeggeri e l’equipaggio a bordo.

Il 10 marzo del 2019 si schiantava poi un Ethiopian Airlines diretto a Nairobi, anche in questo caso subito dopo il decollo, provocando la morte di tutte le 157 persone a bordo.

Le conseguenze di quei due schianti furono disastrose: Boeing fu costretta anche, tra l’altro nel bel mezzo della stagione degli utili made in Usa, ad annunciare la cancellazione della guidance e la sospensione del suo piano di buyback azionario.

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Il peggio per la reputazione di Boeing sembrava passato, proprio grazie al ceo Calhoun, che in tutti questi anni si è presentato paladino convinto del principio di trasparenza, al punto da sottolineare l’importanza di “dire tutto a tutti, media inclusi”.

Ma ora una nuova onta rischia di macchiare di nuovo la reputazione del gruppo: qualcosa di inammissibile per l’AD che, stando ad alcune fonti che hanno citato una email interna, avrebbe già indetto una riunione per la giornata di domani, martedì 9 gennaio, ribadendo ai dipendenti di Boing l’impegno a favore della “sicurezza, della qualità, dell’integrità e della trasparenza”.