Notizie Notizie Italia Benzina piu’ cara nell’uovo di Pasqua

Benzina piu’ cara nell’uovo di Pasqua

4 Aprile 2007 07:00

L’uovo di Pasqua sarà un po’ più amaro per le tasche degli italiani quest’anno. Non perché è in aumento la quantità di cioccolato extrafondente sul mercato. La colpa non è nemmeno del prezzo salato del dolce di Pasqua per eccellenza. La sorpresa, negativa, non deve essere cercata dentro un uovo ma presso i distributori di benzina, che sull’onda delle ultime folate rialziste del prezzo del barile di petrolio hanno ritoccato al rialzo i prezzi dei carburanti proprio nel momento in cui gli italiani si apprestavano a mettere in macchina le valigie per il ponte pasquale.


La compagnia petrolifera Erg ha annunciato che, a partire da oggi, un litro di benzina verrà fatto pagare 1,3 euro con servizio e 1,28 euro al self service mentre un litro di gasolio costerà 1,15 euro. Nei giorni scorsi già altre società del comparto come Esso, Tamoil, Shell e Total avevano ritoccato al rialzo i listini di vendita. Il tutto si tradurrà in un aumento di 4 euro circa per un pieno a un automobile di cilindrata medio-alta. E così gli oltre 15 milioni di veicoli previsti in circolazione sulla rete del Gruppo Autostrade durante questa festività, ciascuno con il suo carico di familiari o amici, richiederà per un pieno di benzina un surplus di spesa.


Colpa dei recenti rialzi del barile di petrolio, è la giustificazione dei petrolieri. In effetti il barile di greggio quotato a New York, ma soprattutto il barile di Brent londinese si sono mossi con decisione al rialzo nelle ultime settimane, il primo navigando stabilmente alle soglie dei 66 dollari al barile, il secondo ben al di sopra dei 68 dollari. Le tensioni internazionali sono tornate ad acquirsi soprattutto sull’asse Teheran-Londra, con i 15 marinai britannici tutt’ora trattenuti in stato di arresto dalla Repubblica islamica, e dopo l’adozione di sanzioni più pesanti da parte dell’Onu contro il regime degli Ayatollah, sanzioni a cui il presidente Ahmadinejad ha risposto con la solita salva di minacce. Al di là dell’Atlantico, d’altronde, le ultime rilevazioni settimanali sulle scorte di greggio hanno indicato una riduzione proprio in vista della “driving season” e un accrescimento di timori sull’avvicinarsi della stagione di maggiore tensione per la produzione di petrolio, quella degli uragani.


Poco importa che gli ultimi giorni abbiano aperto margini di dialogo tra i governi britannico e iraniano e che quest’ultimo abbia abbassato i toni nella sua sfida sulla questione nucleare, un comportamento peraltro già tenuto in passato da Ahmadinejad, oramai il dado è tratto e se anche i prezzi del petrolio dovessero calare nelle prossime settimane, il prezzo della benzina non sarà altrettanto rapido nello scendere.


Ne sono sicure le associazioni di consumatori. In un comunicato Adusbef e Federconsumatori anno messo in evidenza i “comportamenti speculativi attuati dai petrolieri utilizzando una doppia velocità nell’adeguare i prezzi dei carburanti. Negli ultimi giorni il petrolio (Brent ndr) ha toccato i 68 dollari al barile e immediatamente vi sono stati aumenti della benzina sino a 1,29 – 1,30 euro al litro, mentre quando si registrò una forte riduzione da 64 a 57 dollari, il prezzo della benzina non fece una piega”. Secondo i calcoli delle associazioni il vantaggio per i petrolieri sarebbe pari a 20 milioni di euro al mese per ogni rialzo del prezzo dei carburanti di un centesimo