Notizie Notizie Mondo Bce verso fine tassi negativi, mercati monetari hanno ‘deciso’: quattro rialzi, ecco quando

Bce verso fine tassi negativi, mercati monetari hanno ‘deciso’: quattro rialzi, ecco quando

29 Marzo 2022 13:09

Fino a quattro rialzi dei tassi dell’area euro da parte della Bce, ciascuno di 25 punti base entro il marzo del 2023: è su questo che, in manca di indicazioni precise da parte della numero uno della banca centrale Christine Lagarde, i mercati monetari stanno scommettendo.

La view è dunque di un tasso sui depositi che, dall’attuale -0,50%, salirebbe fino allo 0,50%, certificando dopo le prime due manovre la fine dei tassi negativi nell’Eurozona.

Se questo ciclo dei rialzi dei tassi si concretizzasse, avverte Bloomberg nell’articolo in cui riporta le scommesse dei mercati, sarebbe il più veloce dalle strette monetarie che si rincorsero in Eurozona 15 anni fa, prima dell’esplosione della crisi finanziaria globale.

Grande a questo punto è l’attesa per il dato relativo all’inflazione dell’Eurozona, l’indice dei prezzi al consumo di marzo, che sarà reso noto venerdì 1° aprile: le stime sono di un valore che confermerà di nuovo l’impennata dell’inflazione a livelli record, in Eurozona.

Nonostante questo, nell’intervista rilasciata al quotidiano cripriota Phileleftheros, Lagarde ha di nuovo minimizzato il pericolo di una stagflazione nell’area.

Non hanno minimizzato invece il pericolo i Bund tedeschi con scadenza a due anni, quelli più sensibili alla politica monetaria, che sono balzati ieri al -0,07%, testando il record dal 2014.

“Finora – ha detto Lagarde – i dati in arrivo non hanno indicato un rischio significativo di stagflazione. L’area euro è tornata ai livelli di produzione precedenti la crisi, la crescita continua e il mercato del lavoro rimane solido. Nel breve termine – ha ripetuto la numero uno della Bce – il balzo dell’inflazione è dovuto a fattori legati alla pandemia, alimentati più recentemente dalle turbolenze dei prezzi energetici globali provocate dalla guerra”.

Lagarde ha parlato di nuovo dei possibili effetti che la guerra in Ucraina potrebbe scatenare sull’economia dell’Eurozona:

“Prevediamo che la guerra abbia un impatto significativo sull’economia globale, soprattutto sull’economia europea, a causa della vicinanza dell’Europa alla Russia e alla dipendenza (europea) dal gas e dal petrolio russi. Probabilmente (la guerra) peserà sulla crescita dell’area euro, facendo salire l’inflazione nel breve termine attraverso i prezzi energetici e delle commodities più alti, le conseguenze sulla fiducia e le interruzioni del commercio internazionale. Ovviamente, l’impatto complessivo dipenderà molto da quanto tempo la guerra durerà”.

Lagarde non vede recessione, tassi Usa suonano invece alert

Detto questo, Lagarde ha ripetuto quanto era già emerso nell’ultima riunione del Consiglio direttivo della Bce del 10 marzo scorso, in particolare dalle previsioni aggiornate dello staff della Bce sul Pil e sull’inflazione dell’Eurozona.

“Le proiezioni del nostro scenario di base, che includono valutazioni preliminari sull’impatto della guerra, non prevedono una recessione, visto il mercato del lavoro solido nell’area euro e lo smorzarsi della pandemia . Le proiezioni indicano un’economia che cresce al ritmo del 3,7% quest’anno e del 2,8% nel 2023. Tuttavia, vista l’incertezza significativa, lo staff della Bce ha preparato due scenari alternativi: uno avverso e uno grave. In quello grave, la crescita potrebbe indebolirsi fino al +2,3% nel 2022. Ma c’è molta incertezza riguardo a queste stime”.

Dall’altra parte dell’oceano, invece, la parola recessione si fa sempre più martellante: in questo caso, a far scattare il timore di eventuali worst-case scenario è la possibilità che la curva dei rendimenti Usa si inverta nel tratto tra 2 e 10 anni. Una possibilità che sembra farsi più concreta visto che, nelle ultime ore, i tassi dei Treasuries a due anni sono saliti fino al record degli ultimi tre anni, al 2,435%, a fronte del 2,49% dei tassi dei Treasuries a 10 anni.

Lo spread più monitorato in questo momento si è ridotto praticamente fino a poco più di 5 punti base nelle ultime ore, al minimo record dal marzo del 2020, il mese da incubo per l’azionario globale, quando l’allarme della pandemia Covid-19  risuonò a livello mondiale.

Tra l’altro, lo spread del tratto 5-30 anni della curva (e in realtà non solo, come dimostra il grafico), si è già invertito, per la prima volta dal 2006.

Di recessione si parla in Usa, ma non nell’Eurozona di Christine Lagarde che, al momento, non sembra porsi il problema.