Bce: il prossimo passo potrebbe essere il “credit easing”
Dopo il taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea, nelle alte sfere dell’istituto di Francoforte pare farsi strada l’ipotesi di un possibile strumento non convenzionale che potrebbe essere introdotto nei prossimi tempi, forse entro la fine dell’anno. Si tratta del “credit easing“, che, secondo gli esperti di Exane Bnp Paribas, è una soluzione che potrebbe presto essere adottata in Europa, rappresentando un passo avanti per risollevare il mercato del credito.
Riceviamo e pubblichiamo il commento del capo economista di Exane Bnp Paribas, Pierre Olivier Beffy, che spiega che cos’è questo strumento, come funziona e quali impatti avrebbe qualora venisse applicato.
Riceviamo e pubblichiamo il commento del capo economista di Exane Bnp Paribas, Pierre Olivier Beffy, che spiega che cos’è questo strumento, come funziona e quali impatti avrebbe qualora venisse applicato.
1. Che cos’é il credit easing? Il credit easing, strumento di politica monetaria in grado di incidere sull’offerta di credito, consiste nell’aumentare l’offerta di moneta attraverso l’acquisto di titoli di debito del settore privato. La BCE potrebbe sia acquistare titoli di debito da banche /istituzioni finanziarie (come avvenuto negli USA con il programma TALF) o direttamente dalle società sul mercato primario.
2. Cosa permetterebbe il credit easing? Il credit easing, attraverso quattro effetti differenti (effetto segnalazione, effetto bilancio, effetto liquidità effetto stato patrimoniale) migliora la capacità delle banche di concedere prestiti con conseguenze, dunque, sul deleveraging e sui ratio di solvibilità.
3. Come potrebbe essere implementato il credit easing? La BCE potrebbe acquistare prestiti con scadenze differenti (in genere si tratta di prestiti a tasso variabile con scadenza residua tra 2 / 5 anni). L’impatto sul mercato del credito sarà tanto maggiore quanto più lunga é la scadenza dei prestiti acquistati. Inoltre non é necessario che la BCE si impegni su un ammontare iniziale. E’, invece, più importante che l’organismo mostri di essere pronto ad acquistare fino a quando necessario. Un ammontare ottimale, da raggiungere attraverso acquisti progressivi, sarebbe di mille miliardi di euro.
4. Il credit easing rappresenterebbe per la BCE una nuova strategia? La BCE ha già condotto una forma di credit easing attraverso i due programmi di riacquisto di covered bond lanciati rispettivamente nel 2009 e nel 2011. Tali strumenti non hanno, tuttavia, portato al risultato sperato. Le cause del limitato successo dello strumento sono riconducibili al basso ammontare di covered bond acquistati, allo statuto di covered bond considerato un asset sicuro e ad una distribuzione sub-ottimale del programma che venne condotto attraverso le differenti banche centrali nazionali e non dalla BCE.
5. Il credit easing é stato efficace in altri paesi? L’impatto sull’economia reale di misure di credit easing é difficile da determinare poiché il meccanismo di trasmissione é complesso ed opaco. Facendo riferimento ad operazioni di questo tipo lanciate dalla Fed (2008), dalla BoJ e dalla BoE (2009), secondo numerosi ricercatori é, tuttavia, possibile affermare che si sono registrati risultati positivi. L’esperienza americana e inglese permette di evidenziare un miglioramento della liquidità disponibile, una riduzione degli spread e un aumento delle emissioni. Le misure della Fed hanno, inoltre influito, sul tasso di cambio americano e sulle aspettative inflazionistiche domestiche. La lezione che si puo’ trarre é, dunque, che l’efficacia di misure di politica monetaria non convenzionali dipende dall’obiettivo che lo strumento si pone (e dalla sua rilevanza per l’economia nel suo complesso) e dall’ammontare di acquisti previsti rispetto alla size del mercato.
6. Quali sono i limiti del credit easing? Il credit easing ha un impatto diretto sull’offerta di credito ma non sulle sue condizioni, che non sono tornate ai livelli pre-crisi. Vi é, dunque, un ampio margine di manovra in tal senso. Inoltre il miglioramento dell’offerta di credito determinerebbe in maniera automatica un aumento della domanda di credito che allo stadio attuale non appare particolarmente robusta. Un ulteriore limite é riconducibile all’ammontare di debito privato esistente (dato che il settore corporate é più indebitato in Spagna che in Francia o in Italia, il credit easing avrebbe solo un lieve impatto sulla penisola iberica rispetto agli altri due paesi) e all’impossibilità di controllare chi beneficerà dei maggiori crediti concessi dalle banche.