Bce, ecco il nuovo tasso neutrale: cosa implica in ottica tagli

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La Bce ha rivisto l’intervallo entro cui dovrebbe collocarsi il tanto discusso “tasso neutrale”, indicando una forchetta compresa tra l’1,75% e il 2,25%. Il nuovo range, più ristretto rispetto al precedente, indica che c’è ancora spazio per nuovi tagli prima di raggiungere il livello di tassi in cui la politica monetaria non stimola né frena l’economia. Ma l’utilità dell’indicatore è messa in dubbio dagli stessi esponenti della Bce.
Cos’è il tasso neutrale della Bce
Il tasso neutrale rappresenta un livello ideale dei tassi in grado di mantenere l’equilibrio tra crescita economica e inflazione, consentendo all’economia di raggiungere la piena occupazione senza surriscaldarsi o contrarsi.
Questo indicatore è influenzato da diversi fattori, tra cui la crescita della produttività, le tendenze demografiche, risparmi e investimenti ed è il prodotto di modelli soggetti ad un elevato grado di incertezza.
Inoltre, è più semplice determinare questo ipotetico tasso ex post piuttosto che in anticipo.
Il nuovo intervallo del tasso neutrale: 1,75% – 2,25%
A gennaio 2024 la Bce indicava un intervallo tra l’1,75% e il 2,50% e nell’ultimo anno molti funzionari hanno fatto riferimento a questo range per sostenere la tesi che i tassi fossero ancora restrittivi.
Mentre il limite inferiore è rimasto invariato, il nuovo tetto massimo ha rivisto al ribasso di 25 punti base il precedente estremo superiore. Questo significa che per raggiungerlo serviranno almeno altri due tagli dei tassi.
Il valore medio del 2% (per il quale servirebbero tre tagli da 25 bp) è indicato dalla maggior parte degli addetti ai lavori come il livello più adeguato al raggiungimento dell’obiettivo di stabilità dei prezzi, accompagnato da una sana crescita dell’economia dell’eurozona.
Dubbi sull’utilità pratica dell’indicatore
Tuttavia, la ricerca della Bce mette in guardia sull’effettiva utilità del concetto di tasso neutrale nella definizione della politica monetaria, un concetto già espresso nei giorni scorsi dal vicepresidente de Guindos e dal membro del comitato esecutivo Piero Cipollone.
Dello stesso avviso il capo economista della Bce, Philip Lane, secondo cui la soglia “perde un po’ di rilevanza” man mano che i costi di finanziamento si avvicinano.
Secondo gli autori della ricerca, le stime “forniscono informazioni complementari per le decisioni di politica monetaria e aiutano la comunicazione sulla posizione della stessa”. Tuttavia, “queste non possono essere viste come un indicatore meccanico della politica monetaria appropriata in qualsiasi momento”, scrivono Claus Brand, Noemie Lisack e Falk Mazelis. “Nella conduzione della politica monetaria, non c’è alternativa al prendere decisioni sulla base di un’analisi completa dei dati e delle loro implicazioni macroeconomiche”, concludono.
La view di ING sul tasso neutrale e sui tagli Bce
Secondo Carsten Brzeski, Global Head of Macro di ING, il documento non fornisce informazioni supplementari sui tagli dei tassi. “Nonostante Lagarde abbia sollevato aspettative, altri funzionari della Bce hanno giustamente respinto il concetto di tasso di interesse neutrali come utile proxy per la banca centrale, poiché questo concetto può cambiare nel tempo, nel corso del ciclo e in base a diversi modelli economici”.
In ogni caso, precisa l’analista, “continuiamo a prevedere tagli dei tassi almeno fino al 2% – 75 bp – entro l’estate. Se la crescita continua a deludere e l’inflazione rimarrà sotto controllo, il prossimo obiettivo principale della ricerca della Bce sarà capire come potrebbe essere una politica monetaria accomodante, piuttosto che neutrale.”