Bce cancella promessa chiave legata al QE. Draghi contro Trump, lancia alert protezionismo
La Bce di Mario Draghi spiazza inizialmente tutti: trader, economisti, in generale i mercati finanziari, in particolare il forex e i bond. L’euro accelera al rialzo oltre $1,24, i tassi sui Bund avanzano. Ma l’effetto dura poco e la moneta unica accentua anche le perdite. Cosa succede?
Con una decisione che Draghi definisce unanime nel corso della conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi, la banca centrale cancella dal comunicato la promessa di espandere il piano di Quantitative easing in “dimensioni e/o durata”, in caso di deterioramento dell’outlook sull’inflazione. La cancellazione viene inizialmente interpretata come l’ulteriore prova che la Bce è più che mai pronta a staccare la spina QE ai mercati.
Interpellato sul motivo della rimozione, è lo stesso Draghi a far cambiare idea ai mercati: il banchiere ricorda infatti che quella promessa era stata aggiunta al comunicato nel 2016, quando la situazione era molto diversa rispetto a quella attuale. Ancora, Draghi sottolinea che la Bce ha mantenuto l’altra promessa, ovvero quella di proseguire nel piano QE fino a settembre del 2018, “o anche oltre, se necessario”.
Dunque? Dunque qualche modifica al comunicato, c’è stata. (e qualche economista l’aveva prevista, anche se forse non di questa portata). Tanto che il banchiere afferma che la politica monetaria della Bce continuerà a rimanere reattiva piuttosto che proattiva. Detto questo, i trader decidono di dare ascolto più agli aspetti “dovish” che non “hawkish” del discorso.
Draghi su protezionismo e elezioni Italia
Draghi affronta anche la questione che in questi giorni sta più a cuore ai mercati: la minaccia del protezionismo, confermata con la decisione del presidente americano Donald Trump di imporre dazi doganali del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio. E lo dice chiaramente:
A suo avviso, se messa in atto, una guerra commerciale danneggerebbe la ripresa dell’Eurozona. Il protezionismo è infatti proprio uno dei rischi al ribasso con cui in questo momento l’area euro deve fare i conti.
“Al di là di quelle che sono le convinzioni sul commercio…siamo convinti che le dispute dovrebbero essere discusse e risolte in un contesto multilaterale”. Le “decisioni unilaterali – infatti- sono pericolose”. E, se si arriva a “imporre dazi doganali ai propri alleati, viene da chiedersi chi siano i nemici”.
In quello che alla fine è un doppio attacco alla politica economica di Trump, Draghi afferma, anche, che, oltre al protezionismo, un altro rischio che minaccia l’economia globale è rappresentato dalla deregulation finanziaria.
Draghi risponde anche a qualche domanda sull’esito delle elezioni politiche italiane, sebbene sia chiara l’intenzione di non rilasciare commenti sulla questione.
“L’instabilità politica, se prolungata, potrebbe mettere a rischio la fiducia e dunque la crescita”, afferma in generale. E, sul successo dei partiti euroscettici, ribadisce quella frase che ha messo in sicurezza i mercati e la stessa Eurozona più di una volta, ovvero quella che recita che “l’euro rimane irreversibile”.