Bce anticipa Consiglio Ue e S&P, con bazooka pro-Italia: accetterà in garanzia anche titoli junk
E’ fatta: nella videoconferenza di emergenza indetta ieri e tenuta segreta fino alla fine, la Bce ha sfornato un altro bazooka pro-Italia, prendendo una decisione storica: quella di accettare in garanzia dei prestiti che eroga al sistema finanziario anche i titoli junk. Esattamente, stando a quanto si legge nella nota diramata in serata, titoli che fino allo scorso 7 aprile avevano una valutazione pari a BBB- e che rischiano, con un eventuale downgrade di da parte delle agenzie di rating, di perdere l’investment grade rating e di precipitare nel girone dei titoli junk.
Non è una coincidenza il fatto che la riunione TOP SECRET sia avvenuta qualche giorno prima del D-Day per l’Italia: quello di domani, venerdì 24 aprile, in cui l’agenzia Standard & Poor’s si esprimerà sul rating del debito italiano, al momento pari a BBB, due livelli al di sopra del livello high-yield o anche junk.
Nella nota di ieri sera, sul proprio sito, la Bce ha reso noto che di aver “adottato misure temporanee al fine di mitigare l’effetto di possibili downgrade sui rating – provocati dalla crisi economica esplosa con la pandemia coronavirus (COVID-19) – sulla disponibilità delle garanzie“.
Queste misure, si legge ancora, “hanno l’obiettivo di assicurare che le banche abbiano asset sufficienti che possano mobilitare a a titolo di garanzia, a fronte delle operazioni di liquidità messe in atto dall’Eurosistema”. (che è l’organo dell’Unione Europea che raggruppa la Bce e le Banche Centrali Nazionali degli Stati membri dell’Unione Europea che hanno adottato l’euro).
Insomma, l’Italia viene blindata, con la Bce che fa da scudo al paese di fronte al rischio che il rating sul debito diventi spazzatura. Il rischio downgrade non vede protagonista solo Standard&Poor’s, ma anche le altre agenzie di rating Moody’s, Fitch e DBRS, che si esprimeranno sul merito creditizio della carta italiana.
Indicativo l’articolo dell’FT, che ha annunciato la novità della Bce con il titolo. “ECB loosens collateral rules to accept ‘fallen angel’ bonds”, ovvero “la Bce allenta le regole sulle garanzie per accettare i bond ‘fallen angels‘”. Fallen angels, ovvero angeli caduti. Il riferimento è a quelle obbligazioni, bond, che sono precipitati nel girone del rating junk, perdendo l’investment grade e diventando, per l’appunto, titoli junk. La misura è pro-Italia, dunque, con la Bce che anticipa sia le mosse del Consiglio europeo – che si ‘riunisce’ oggi in videoconferenza – sia quelle di Standard & Poor’s. Ma il fatto che sia pro-Italia non significa che sia solo a favore dell’Italia. Anche perchè, a ben vedere, a rischio spazzatura non è ‘solo’ il debito italiano.Anche perché è improbabile che i BTP italiani si trasformino in titoli junk nella stessa giornata di dopodomani. Male che vada, il downgrade dovrebbe essere di un gradino, consentendo a Roma di vantare ancora l’investment grade.
Nel mese di febbraio l’Ocse ha stimato che, nel settore dei corporate bond non finanziari, ovvero nel mercato delle obbligazioni che vengono emesse dalle società non finanziarie, rischiano la bocciatura a “junk” entro il prossimo anno titoli che hanno un valore complessivo di $275 miliardi. Si tratta di tutti quei bond che potrebbero trasformarsi in fallen angels, nel caso in cui perdessero il rating a tripla B, che rappresenta la valutazione minima per entrare nel circolo degli investment grade.
In realtà, lo scorso 7 aprile, la banca centrale aveva già fatto uno strappo alla regola, decidendo di accettare in garanzia i titoli di stato della Grecia, valutati junk.
Quello strappo alla regola diventa ora la regola, ma anche un messaggio rivolto all’Unione europea, nello specifico al Consiglio Ue, che si riunisce per l’appunto oggi per dare una risposta all’emergenza economica e sanitaria provocata nell’area euro dal coronavirus COVID-19.
Così Bob Michele, responsabile investimenti e numero uno della divisione di reddito fisso globale di JPMorgan Asset Management:
“La Bce sta praticamente inviando un telegramma all’Ue dicendo: se voi aumenterete le spese, noi potremo aumentare i nostri acquisti, per contribuire al finanziamento di quel pacchetto”.
Un pacchetto che non si sa ancora se sarà il bazooka fiscale che la stessa Bce chiede da tempo. Oltre al fondo SURE da 100 miliardi di euro, al sostegno della Bei per garantire fino a 200 miliardi e al MES per 240 miliardi senza condizioni, per le spese sanitarie dirette e indirette, tutti punti già presenti nel documento finale dell’Eurogruppo, i leader europei sono chiamati a discutere in merito a un fondo per la ripresa, il cosiddetto Recovery Fund, che potrebbe emettere bond comuni.
Nel commentare la svolta storica della Bce Alberto Gallo, portfolio manager presso l’hedge fund Algebris Investments, ha detto, stando a quanto riportato sempre dall’FT, che la “Bce sta agendo per limitare l’azione prociclica delle agenzie di rating, e per proteggere i debiti sovrani come quello dell’Italia dai downgrade. Le aziende e le piccole e medie imprese che emettono bond high-yield – ha fatto inoltre notare Gallo – rappresentano una grande parte dell’economia. E’ importante che l’aiuto non vada solo alle grandi società”.
A tal proposito, a fronte di chi ritiene che il primo obiettivo della Bce, con la sua riunione top secret, sia stato quello di correre in aiuto dell’Italia in vista di un possibile downgrade da parte di S&P, c’è chi ribadisce la natura di più ampia portata della misura. Si tratta degli stessi esponenti della Bce che, stando a quanto ha riportato il quotidiano britannico, hanno riferito che la decisione di accettare in garanzia i titoli junk o fallen angels è stata presa piuttosto per sostenere il mercato dei corporate bond, in generale. Aggiungendo che ogni eventuale downgrade del debito sovrano italiano allo status junk potrebbe essere gestito facendo lo stesso strappo alla regola deciso di recente per i bond ellenici.
Sicuramente, di bond che rischiano il declassamento ce ne sono tanti. UBS ha messo in evidenza il problema dei fallen angels ricordando che, a partire dal 2011, il valore dei bond europei valutati BBB- (un gradino al di sopra dello status junk) è volato dai precedenti 330 miliardi di euro a 1,14 trilioni, a fronte di un’emissione di titoli junk nel mercato high-yield che è balzata da 74 miliardi a 185 miliardi di euro, nello stesso arco temporale. Un problema non proprio da poco.
La nota di Equita sulla svolta Bce su titoli junk
La mossa secondo noi riduce un rischio, benché remoto al momento, di tensione sulla liquidità delle banche legata ad un possibile downgrade di 2 notches da parte di tutte le agenzie di rating che non avrebbe reso immediatamente stanziabili i collaterali delle banche (che in ogni caso la ECB con una mossa ad hoc avrebbe comunque potuto continuare ad accettare come garanzia in operazioni di repos). In base ai nostri calcoli le banche italiane quotate hanno un`esposizione in
ECB, in gran parte rappresentata da TLTRO, per circa 158bn: le banche hanno anche 320bn di ulteriori asset eligible per rifinanziamento (al netto di haircut), di cui la maggior parte (circa 140bn) rappresentati da titoli di stato domestici – che in caso di downgrade a junk da parte di tutte le agenzie di rating (ad un notch dal rating high yield solo per Moody’s, ad oggi) secondo le regole precedenti e senza deroghe ad hoc – non avrebbero potuto essere stanziati come collaterale. La BCE potrà inoltre adottare ‘ulteriori misure per continuare ad assicurare la trasmissione della politica monetaria, seguendo la decisione presa dalla FED ed estendere il programma di acquisto agli emittenti high yield (fino a rating BB-), in modo da attutire l’effetto di potenziali downgrade delle agenzie di rating. Questa decisione potrebbe far scattare un restringimento dello spread dell’intero settore dei bond BB europei, tra gli emittenti italiani segnaliamo
in particolare FCA, LEONARDO e Telecom. Le iniziative annunciate ieri sul funding si sommano a quelle già introdotte nelle settimane scorse (v. nuovi termini TLTRO3) e alla flessibilità introdotta sul capitale che secondo noi consente di liberare – almeno temporaneamente fino a 60bn di risorse che secondo noi possono far fronte a una generazione di NPE pari a 150bn (ie 1.5x lo stock attuale) corrispondenti ad un default rate cumulato di 11.6%”.