Battaglia numeri sul Pil, Conte scherza su FMI. Tra qualche ora si conoscerà il suo ‘anno bellissimo’
“Il Fmi ci accredita di una bassa crescita per il 2020, rispettiamo le stime che vengono fornite dalle istituzioni internazionali ma è già successo in passato, e lo dico con una punta di orgoglio, che le nostre stime fossero più efficaci. Confidiamo che anche questa volta si possa verificare una maggiore puntualità delle nostre stime”. Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ai giornalisti, dopo aver incontrato il premier bulgaro Borrisov.
In realtà vale la pena ricordare che, durante il primo mandato di Giuseppe Conte come presidente del Consiglio, a capo del governo M5S-Lega, l’allora ministro dell’economia Giovanni Tria, nel corso delle trattative con Bruxelles per la legge di bilancio per il 2019, aveva stimato per l’anno 2019 – così come scritto nel Def – una crescita del Pil pari a +1,5%.
“La legge di bilancio garantirà una crescita pari a +1,5%, 1,6% nel 2020 e 1,4% nel 2021. Il deficit/pil passerà dal 2,4% del prossimo anno al 2,1% del 2020 e all’1,8% del 2021″. Così si leggeva nella missiva che Tria inviava a Bruxelles, agli inizi di ottobre del 2018.
Qualche giorno più tardi, al cospetto delle Commissioni di Bilancio di Camera e Senato, dopo la bocciatura della Nadef da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Tria asseriva che quelle stime erano anche prudenti.
Nel testa a testa di quei giorni infuocati tra l’Ue e l’Italia per la manovra per il 2019, Tria ribadiva ostinatamente, anche, che il 2,4% come target per il deficit-Pil fosse un limite invalicabile.
Sul Pil, Tria avrebbe riconosciuto il rischio di crescita zero, per l’Italia, solo diversi mesi più tardi. Il resto è storia: il primo governo Conte, messo alle strette da Bruxelles nonostante la sua apparente determinazione a ribadire i propri numeri, finiva con il ridurre le stime sul deficit-Pil dal 2,4% al 2,04% e quelle sul Pil del 2019 a un ancora fin troppo ottimistico +1%. Per poi aggiornare di nuovo le previsioni e prevedere una espansione dell’economia italiana, per il 2019, pari ad appena + 0,2% (domani il verdetto sul Pil italiano del 2019).
In realtà, a parte le spiegazioni di Tria – che potrebbero essere affiancate anche da quelle dell’ex ministro agli Affari europei, oggi numero uno della Consob, l’economista Paolo Savona – che ribatteva all’Fmi sottolineando come l’Italia avrebbe potuto fare addirittura +2% nel 2019 e +3% nel 2020 – le stime “più efficaci” di cui parla Conte potrebbero essere smentite anche soltanto dalla frase che lui stesso proferì quando era ancora a capo del governo gialloverde, tra le più note: quella secondo cui il 2019 sarebbe stato un “anno bellissimo”.
Un articolo di Bloomberg ricorda, in attesa di conoscere il trend del Pil nel quarto trimestre e nell’intero 2019, che è possibile che l’economia italiana sia cresciuta negli ultimi tre mesi dello scorso anno così come nel terzo trimestre, ovvero al ritmo di appena lo 0,1%. Nel quarto trimestre, ricorda l’articolo, l’intera Eurozona è stata minacciata dalla minaccia, da parte del presidente americano Donald Trump, di colpire il settore europeo dell’auto con nuovi dazi, alla scadenza della deadline fissata per la metà di novembre. Minaccia che non si è ancora materializzata.
“L’Italia è stata colpita da diversi shock l’anno scorso – si legge nell’articolo di Bloomberg – I timori sul bilancio sono rimasti irrisolti, il governo (M5S-PD) è collassato durante l’estate e in più c’era la minaccia di nuovi dazi. Tutti questi fattori hanno contribuito a dar vita a un tasso di crescita di appena lo 0,1% per quattro trimestri consecutivi”.
Dal Nadef emergono i seguenti numeri:
- La crescita del Pil italiano è stimata al tasso del +0,6% nel 2020 e al ritmo +1% nel 2021 e 2022.
- L’economia italiana terminerà il 2019 con un tasso di crescita pari allo 0,1%.
- Il target sul deficit-Pil del 2020 è stato fissato al 2,2%, così come quello relativo al 2019: si prevede poi una riduzione graduale all’1,8% nel 2021 e all’1,4% nel 2022.
- Il debito pubblico del 2019 toccherà nuovi record, al 135,7% del Pil, per ridursi al 135,1% e poi al 133,6% e 131,4% nei tre anni successivi.
Le stime elaborate dall’Fmi e rese note a metà gennaio sono più pessimistiche, con tanto di downgrade sul 2019-2020:
- Dopo l’espansione pari a +0,9% del 2018, l’istituzione di Washington prevede per il 2019 una crescita pari a zero, inferiore di 0,1 punti percentuali rispetto alle previsioni di luglio e a quelle di aprile.
- Per il 2020 il Pil italiano è atteso in crescita dello 0,5% (-0,3 punti su luglio e -0,4 su aprile).
- L’FMI prevede che il rapporto debito-Pil dell’Italia salirà dal 132,2% del 2018 al 133,2% nel 2019, per poi gonfiarsi ancora nel 2020, quando si attesterà al 133,7%. Nel 2024, il rapporto arriverà al 134%.
- Riguardo al rapporto deficit-Pil, l’Fmi prevede un calo dal 2,1% del 2018 al 2% nel 2019, e poi un rialzo al 2,5% nel 2020 e fino al 2,6% nel 2024.