Bankitalia, Visco su bail-in e Mrel: banche più piccole più vulnerabili a effetto Covid. Con perdite a carico creditori si rischia corsa sportelli
Bail-in e Mrel: Bankitalia torna a lanciare l’allarme sugli effetti che le nuove norme potrebbero avere sui bilanci delle banche più piccole, mentre il numero uno della Supervisione bancaria della Bce, Andrea Enria, avverte sul rischio di un deterioramento degli attivi del settore, a causa della pandemia Covid.
Il governatore di Palazzo Koch Ignazio Visco ha parlato della questione Mrel in occasione dell’indirizzo di saluto rivolto oggi ai partecipanti, durante il workshop online “The crisis management framework for banks in the EU” How can we deal with the crisis of small and medium-sized banks?”.
Per la precisione, Visco si è riferito al nuovo regime di gestione delle crisi bancarie introdotto nell’Unione europea nel 2015 con la direttiva BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive).
Si tratta della direttiva sulla risoluzione delle banche, introdotta al fine di risolvere la questione delle banche “Too-Big-To-Fail” ed eliminare la necessità che si ricorra ai salvataggi delle banche da parte dello Stato, in caso di fallimenti, dunque ai bailout, ed evitare dunque di utilizzare i soldi dei contribuenti.
Nello stesso sito della Banca d’Italia si legge che, “sottoporre una banca a risoluzione significa avviare un processo di ristrutturazione gestito da autorità indipendenti – le autorità di risoluzione – che, attraverso l’utilizzo di tecniche e poteri offerti ora dalla BRRD, mira a evitare interruzioni nella prestazione dei servizi essenziali offerti dalla banca (ad esempio, i depositi e i servizi di pagamento), a ripristinare condizioni di sostenibilità economica della parte sana della banca e a liquidare le parti restanti”.
Viene precisato nel testo che “l’alternativa alla risoluzione è la liquidazione” e che in particolare, in Italia, continuerà a poter essere applicata la liquidazione coatta amministrativa disciplinata dal Testo unico bancario, quale procedura speciale per le banche e gli altri intermediari finanziari, sostitutiva del fallimento applicabile alle imprese di diritto comune”.
Fatta questa premessa, la direttiva – che ha praticamente introdotto il meccanismo del bail-in – richiede alle banche dei paesi membri dell’Unione europea di centrare alcuni target MREL, ovvero di dotarsi di alcuni cuscinetti, che possano assorbire le perdite e ripristinare la posizione di capitale, permettendo agli istituti di continuare a essere operativi e a svolgere le loro funzioni economiche durante e dopo una crisi.
Praticamente, il cuscinetto Mrel è formato da passività che dovrebbero essere utilizzate nel caso di un bail-in.
Già in passato Bankitalia aveva lanciato l’allarme sul MREL, laddove, per esempio, aveva sottolineato che “l’introduzione della richiesta minimi di propri fondi e di passività che possano essere utilizzate in caso di bail-in (Mrel), potrebbe rendere necessario per diverse banche ricorrere a nuove e significative emissioni di bond sul mercato, con effetti negativi sul costo medio della raccolta (27 aprile 2018)”
Mrel e bail-in, Visco: tante banche piccole non attrezzate ad attingere a mercato capitali
Del Mrel è tornato a parlare oggi Visco, laddove ha avvertito che le banche più piccole sono più esposte al rischio credito legato alla pandemia del coronavirus.
“Le banche piccole e di media dimensione potrebbero essere quelle che soffriranno in misura maggiore le conseguenze economiche della pandemia”. In questo contesto, la domanda è:
“Potrebbe nascere un problema senza precedenti “too-many-to-fail”, ovvero “troppe per fallire”, difficile da affrontare nell’ambito dell’attuale normativa? Una recente analisi della Banca d’Italia conferma che l’effetto della pandemia sul rischio credito delle banche italiane potrebbe essere più alto tra le istituzioni meno rilevanti rispetto a quelle più importanti, a causa della composizione settoriale diversa dei portafogli prestiti, tra i due gruppi”, ha segnalato Visco.
“Oggi, in base all’attuale direttiva BRRD, una strategia di risoluzione di successo che si basa sullo strumento del bail-in richiede livelli adeguati di passività (Minimum Requirement for own funds and Eligible Liabilities, per l’appunto MREL), preferibilmente subordinate, al fine di impedire che le perdite colpiscano i depositanti non garantiti e altri creditori retail. Tuttavia, la maggior parte delle banche di media dimensione (per non parlare delle più piccole) non sono attrezzate per attingere al mercato dei capitali per emettere gli strumenti MREL (che sarebbero una sorta di bond bail-inable) – ha continuato il governatore – Il 70% circa delle banche significative che sono sottoposte alla supervisione diretta della Bce non è quotato, il 60% non ha mai emesso strumenti convertibili, e il 25% non ha neanche emesso mai debito subordinato. Questi valori salgono in modo netto se si prendono in considerazione le banche più piccole”.
Di conseguenza, “richiedere a queste banche di emettere passività Mrel a investitori non-retail richiederebbe loro di ricorrere al mercato wholesale, di ottenere un rating sul credito e di modificare la propria struttura della raccolta in modo significativo. Ciò potrebbe avere un forte impatto sui margini delle banche, costringendo anche alcune di loro a uscire dal mercato, visto che i costi di emissione sarebbero troppo alti per essere sostenuti”.
Mrel e bail-in, Visco: no perdite sui creditori di banche più piccole
E “l’assunto secondo il quale i depositi non garantiti o i detentori di bond senior dovrebbero a quel punto farsi carico delle perdite al fine di allontare il rischio di moral hazard che un trattamento diverso riservato alle banche più piccole potrebbe creare, è poco convincente. Nel caso delle banche più piccole, infatti, (i creditori) spesso sono famiglie singole e piccole imprese, che non sono capaci di monitorare in modo adeguato gli intermediari finanziari. Costringerle ad agire in questo modo, anche supponendo che una cosa del genere fosse possibile, darebbe vita a inefficienze significative, per non parlare del rischio di scatenare una corsa agli sportelli. In più, ha puntualizzato Visco, “dobbiamo tenere presente che imporre perdite sui creditori delle banche di piccola e media dimensione in assenza di cuscinetti Mrel finirebbe con il colpire i loro depositi, con possibili effetti domino negativi su altre piccole banche”.
Come risolvere dunque il problema, che vede le banche piccole in difficoltà nella costituzione di cuscinetti Mrel e per questo motivo costrette a spostare il costo sui creditori, con effetti domino sull’intero sistema bancario, tra cui la tanto temuta fuga dalle banche?
Per Visco “una possibilità di superare questi problemi è di finanziare il trasferimento degli asset e delle passività di una banca fallita a una terza parte in condizioni di salute, con il sostegno di uno schema di garanzia sui depositi, così come suggerito dal Fondo Monetario Internazionale”.
A quel punto, ha fatto notare il governatore, “il bail-in sarebbe applicabile solo a quelle banche capaci di attingere al mercato e dunque di raccogliere sufficienti cuscinetti di MREL senza modificare la loro struttura di raccolta in modo radicale, in linea con l’obiettivo originario della riforma, che era quello di affrontare il problema “Too-Big-to-Fail”.
Per tutte le altre banche, lo schema di garanzia sui depositi assicurerebbe una uscita ordinata dal mercato, senza una distruzione di valore non necessaria e effetti domino”.
Il problema è che tuttavia ci sono ancora diverse “restrizioni legali nella normativa europea, che impediscono che si proceda in tal senso”. Restrizioni che, ha detto Visco, dovrebbero essere rimosse. “Ho già fatto queste considerazioni anni fa, menzionando anche il ruolo rivestito negli Stati Uniti dalla Federal Deposit Insurance Corporation“.
Insomma, Visco auspica che, con un differente trattamento tra banche di piccola e media dimensione rispetto a quello delle banche grandi, sarebbero solo “le banche maggiori a pagare il prezzo della loro dimensione, coerentemente con il rischio sistemico più elevato che si verrebbe a creare nel caso di un (loro) fallimento, e in linea anche con altre disposizioni della normativa, come per esempio quelle sulle richieste di capitale, che sono più severe per gli istituti più grandi”.