Bank of England verso rialzo tassi da 25 bp dopo rimbalzo inflazione UK
L’inflazione nel Regno Unito ha accelerato inaspettatamente per la prima volta in quattro mesi, proprio alla vigilia della riunione della Bank of England. Il dato ha innescato un apprezzamento della sterlina in area 1,229 dollari e vendite sui titoli di Stato del Regno Unito, con il rendimento del biennale in ascesa di 17 punti base al 3,42%, in scia all’aumento delle scommesse su ulteriori aumenti dei tassi da parte della banca centrale.
Inflazione al 10,4% a febbraio, dato core al 6,2%
I prezzi al consumo su base annua sono saliti al 10,4% a febbraio, rispetto al 9,9% atteso dagli analisti e al 10,1% del mese precedente. Su base congiunturale, l’indice ha registrato un incremento dell’1,1%, contro il +0,6% del consensus di Bloomberg e il -0,6% di gennaio.
Il dato core, depurato dalle componenti più volatili, ha evidenziato un’accelerazione dal 5,8% al 6,2% tendenziale, a fronte di una riduzione attesa al 5,7%.
Per l’inflazione headline si tratta del primo incremento dopo tre mesi consecutivi in frenata, rispetto al picco dell’11,1% toccato a ottobre. Il dato core, invece, è rimbalzato dopo un solo mese di rallentamento, riavvicinandosi al massimo del 6,5% registrato nei mesi di settembre e ottobre.
Bank of England alzerà ancora i tassi
Prima dei dati, i trader ritenevano che la Bank of England potesse mettere in pausa il ciclo restrittivo, alla luce delle recenti turbolenze nel sistema bancario globale. Tuttavia, i dati odierni portano a pensare che l’istituto alzi ancora i tassi di 25 punti base, per non arrestare la lotta all’inflazione che resta su livelli troppo elevati.
Il mercato monetario prezza un aumento complessivo dei tassi di circa 60 punti base prima della fine del ciclo, rispetto ai 40 di ieri. Nell’ultima riunione di febbraio il costo del denaro è stato alzato al 4%, rispetto allo 0,1% di fine 2021.
A preoccupare i funzionari di politica monetaria sarà soprattutto la nuova accelerazione dell’inflazione core, calcolata al netto dei prezzi alimentari ed energetici. L’inflazione dei servizi – vista come un segnale delle pressioni salariali interne e attentamente monitorata dalla BoE – è aumentata dal 6% al 6,6%. Quello odierno “è un rapporto deludente, soprattutto dopo la falsa speranza di gennaio”, commenta Antoine Bouvet di ING.
Per ING possibile pausa nei prossimi mesi
Secondo James Smith di ING, “la BoE vorrà ulteriori prove prima di terminare il proprio ciclo restrittivo”. L’istituto ha già indicato di non prestare attenzione a un singolo indicatore, ma di concentrarsi maggiormente su una definizione più ampia di “persistenza dell’inflazione” e di “comportamento della determinazione dei prezzi”.
In generale, afferma Smith, “i dati sono stati incoraggianti nell’ultimo mese. L’indagine sulle imprese condotta dal Decision Maker Panel della BoE segnala aumenti dei prezzi e dei salari meno aggressivi in cantiere e i dati ufficiali sui salari sembrano finalmente diminuire gradualmente.”
Ciononostante, l’aumento dell’inflazione dei servizi è preoccupante, in quanto “tende ad essere più “persistente” e meno volatile rispetto all’inflazione dei beni. In particolare, le pressioni sui prezzi nel settore alberghiero si stanno rivelando “particolarmente vischiose”.
Pertanto, nella riunione di domani “ci aspettiamo ancora un aumento di 25 punti base e riteniamo che la BoE prenderà spunto dalla Bce nel ribadire che dispone degli strumenti disponibili, se necessario, per intervenire sulla stabilità finanziaria, consentendo così alla politica monetaria di concentrarsi sulla lotta all’inflazione. Tuttavia, supponendo che i dati sull’inflazione continuino a indicare un allentamento delle pressioni, sospettiamo che il ciclo restrittivo possa fermarsi prima della prossima riunione di maggio”.