Banco BPM non si ferma più: +35% dai minimi, domani cda su cessione maxi-pacchetto Npl

Il progetto di dismissione di sofferenze (Npl) da 8 miliardi di euro varato da Banco BPM e denominato ACE sarebbe ormai alle battute finali. Ancora in corsa per l’aggiudicazione, secondo quanto ricostruisce stamani il Messaggero, sarebbero rimaste solo due cordate: una guidata da doBank e composta da Fortress e illimity e l’altra formata da Credito Fondiario ed Elliott. Sarebbero fuori dalla partita Christofferson, Robb & company, Davidson Kempner e Prelios.
La decisione finale potrebbe essere presa dal cda in agenda domani che dovrebbe approvare anche l’intesa con Crédit Agricole su AgosDucato con la cessione di ProFamily e l’accordo decennale di distribuzione.
Con il perfezionamento del suddetto accordo, potrebbe cambiare decisamente il volto dell’istituto nato il primo gennaio 2017 dalla fusione di Banca Popolare di Milano e Banco BPM, appesantito da 9,1 miliardi di euro di esposizioni nette deteriorate (sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute e/o sconfinate) al 30 settembre 2018.
Ora, a fine 2018, potrebbero scendere fino a poco più di un miliardo se andasse in porto la vendita del pacchetto di 8 miliardi, un importo che si avvicina al massimo previsto dalla Banca di 8,6 miliardi. Nel caso opposto la cessione potrebbe fermarsi al minimo previsto di 3,5 miliardi, asticella necessaria per arrivare al target di crediti deteriorati indicato dalla Bce.
Le motivazioni dietro al rally del titolo, +35% dai minimi
Oggi Banco BPM è di nuovo sotto i riflettori a Piazza Affari. Intorno alle 15:50, le azioni dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna guadagnano oltre il 5% a 2,121 euro, mentre l’indice di settore Ftse Italia Banche sale dell’1,9%. Prosegue quindi per il titolo la fase di recupero avviata il 26 ottobre, dopo che ha toccato quota 1,55 euro, il minimo assoluto dalla creazione del Gruppo nel gennaio 2017.
Da allora le azioni hanno recuperato circa il 35%, mentre l’indice settoriale italiano ha guadagnato solo il 7%. Un rally sostenuto sia dai buoni risultati del terzo trimestre che si è chiuso con un utile netto di 172 milioni di euro, 5% sopra le stime di consensus, sia dall’accelerazione del piano di derisking. Da segnalare anche l’ingresso nel capitale di Banco BPM di Morgan Stanley che risulta detenere una partecipazione potenziale, detenuta indirettamente, pari al 7,557%. La banca statunitense è virtualmente il maggior azionista di Banco BPM sopravanzando Invesco che detiene poco più del 5%.
Inoltre, non meno importante, ad aiutare il recupero delle quotazioni è la discesa dello spread tra il decennale italiano e tedesco dopo i picchi toccati nei momenti di massima tensione con la Ue per la bocciatura della manovra finanziaria e l’avvio della procedura di infrazione.
Prevale la cautela tra gli analisti, titolo rimane tra i più shortati
Ieri analisti di UBS hanno deciso di ritoccare al ribasso il prezzo obiettivo da 3,1 a 2,95 euro, confermando però la raccomandazione buy. Secondo la banca elvetica il focus è sul derisking di Banco BPM che può essere sostanziale. Più in generale, dei 19 analisti che seguono il titolo (fonte Bloomberg), 8 raccomandano il buy e 11 hold. Il target price medio è pari a 2,52 euro, con un rendimento potenziale del 18,3% rispetto al prezzo attuale.
Si segnala infine che sul titolo persiste una forte quota di scoperto. Nell’ultimo aggiornamento di Consob delle posizioni nette corte sulle società quotate in Borsa Italiana, si apprende che su Banco BPM sono aperte 7 posizioni short pari al 9,18% del capitale, dietro solo ad Azimut che ha 11 posizioni ribassiste pari all’11,02% del capitale.