Banco BPM, Fratta Pasini: banca ha tutti i numeri per essere protagonista in M&A

Carlo Fratta Pasini dice addio a Banco BPM, rinunciando a ricandidarsi alla presidenza e in cda. L’addio si consuma dopo venti anni al vertice della ex Popolare Verona, poi Banco Popolare e, infine, Banco BPM. In un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore all’indomani dell’annuncio, Fratta Pasini spiega i motivi della sua dipartita, facendo al contempo riflessioni sul “percorso aggregativo” del settore bancario italiano.
Operazioni di M&A, ovvero fusioni e acquisizioni tra le banche: a come punto siamo? A suo avviso, “manca ancora al Paese una grande banca basata soprattutto, ma non esclusivamente, al Nord“. A tal proposito Banco BPM ha le carte per farlo:
“Ha uomini, in primis l’amministratore delegato Giuseppe Castagna, e mezzi per poterne essere, a tempo debito, protagonista“.
Ma Banco BPM è destinata a sradicarsi sempre di più da Verona per diventare sempre più milanese?
Fratta Pasini ammette che “la forza gravitazionale di Milano è aumentata notevolmente in questi ultimi anni, e non solo in campo finanziario”. Detto questo, il funzionario si augura che la banca, “quale somma di tante banche locali, sappia mantenere il radicamento sui territori storici di riferimento e sfruttarlo come un vantaggio competitivo; in particolare, continuando a riconoscere alla piazza di Verona il ruolo statutario di sede amministrativa dell’intero gruppo e di riferimento per tutta l’operatività nel triveneto”.
Dell’uscita di scena di Fratta Pasini parla anche il quotidiano La Repubblica, nell’articolo “Banco Bpm senza Fratta parla milanese”.
“E tre – fa notare Vittoria Puledda – Con motivazioni e profili completamente diversi, uno dopo l’altro hanno abbandonato Banco Bpm i vertici di provenienza veronese: Maurizio Faroni, in febbraio, poi a luglio Francesco Saviotti e, ora, Carlo Fratta Pasini. Il presidente dell’istituto ha scelto di fare un passo indietro ed ha annunciato la propria indisponibilità a candidarsi nel prossimo rinnovo delle cariche, molto atteso, nell’aprile 2020. La lista del consiglio uscente, che sarà presentata sulla base dei suggerimenti raccolti dal cacciatore di teste Egon Zehnder, potrebbe avere al primo posto un nome di grande prestigio, Massimo Tononi, ex presidente Cdp e, ancor prima, Mps. Il nome di Tononi, a tal proposito, è stato fatto anche da altri giornali.
Nell’intervista al sole 24 Ore il presidente che si approssima a diventare ormai ex è andato anche oltre, mettendo in evidenza, per esempio, come la “finanza cattolica” sia un vero e proprio ossimoro, visto che la finanza è essenzialmente ‘laica’ e non disdegnando allo stesso tempo la possibilità che, durante gli anni ai vertici di banche in metamorfosi, abbia commesso qualche errore:
“La favola dei banchieri infallibili è merce fuori corso; quindi le dirò che errori e/o omissioni ne ho commessi e che di essi continuo a rimproverarmi, anche se da essi ho molto imparato, e anche se quegli errori non hanno riguardato le decisioni che ho dovuto assumere nella nostra ‘ora più buia’ . Quanto ai momenti più belli penso alla prima operazione di fusione, con la Popolare di Novara e all’ultima, quella con la Popolare di Milano”.
Tra le notizie più recenti che interessano il futuro Banco BPM occhio a quella di inizio anno, relativa alla decisione dell’AD Giuseppe Castagna di andare verso un dividendo simbolico, come ha detto lui stesso in un’intervista rilasciata al Messaggero. In quell’occasione, Castagna ha precisato anche che l’ipotesi di fusione con UBI Banca è al momento puramente astratta, commentando così l’opzione di un coinvolgimento sul fronte Mps (con il Tesoro che deve presentare il piano di uscita dal capitale, da finalizzare entro il 2021):
“Qualsiasi considerazione relativa alla fusione dipenderà dal fatto che possa migliorare le operazioni delle banche nei territori scelti“, ha detto l’amministratore delegato.