Banche venete, S&P: rischio dipende investitori e depositanti. Gran parte bond senior in mano ai retail
Del rischio di elezioni anticipate, in Italia, si parla ormai da settimane. Se n’è parlato anche oggi, in occasione del ‘2017 Italy Bank & Sovereign Event’ organizzato da S&P, a Milano.
Così come si è parlato dell’altra spina nel fianco dell’Italia: quella delle banche venete. Interpellato dai giornalisti, Mirko Sanna, director Financial Services Ratings Emea Standard & Poor’s, ha affrontato le diverse questioni.
S&P: è questo il principale rischio banche venete
Sulle banche venete, Sanna ha precisato che il principale rischio della vicenda:
“è più che altro relativo alla percezione che possono avere gli investitori e i depositanti, perché bisogna vedere quale tipo di azioni saranno prese, perché bisogna considerare che una parte significativa dei bond senior è posseduta dai retail, quindi chiaramente va valutata anche la loro reazione. Bisogna vedere inoltre in che modo il mercato reagirebbe a eventuali perdite”.
Sono mesi che ormai si dibatte sul futuro dei detentori dei bond senior dei due istituti.
Un chiaro allarme su tale categoria di bond – che in teoria dovrebbero assicurare ai detentori maggiori garanzie rispetto ai bond subordinati – era stato lanciato anche da Axel Finsterbush, strategist di JP Morgan.
Già agli inizi di marzo lo strategist aveva affermato come fosse poco probabile il si dell’Unione europea al piano di ricapitalizzazione precauzionale proposto da Veneto Banca e Popolare di Vicenza.
In caso di un no di Bruxelles ai due istituti, aveva scritto Axel Finsterbusch, i bond senior sarebbero stati a rischio in quanto sottoposti molto probabilmente alla conversione in azioni. Tant’è che Finsterbuch consigliava, già in quel periodo, di liberarsene.
Saranno le prossime settimane a stabilire se la ‘profezia’ di JP Morgan abbia peccato di pessimismo o si sia avverata. Per ora, la situazione rimane in fase di stallo, con l’Ue che continua a pretendere 1 miliardo di capitali privati da iniettare nelle due banche.
S&P: occhio al rating di Veneto Banca
Interpellato dai giornalisti, Sanna di S&P ha fatto anche il punto della situazione sul rating di Veneto Banca, ricordando in particolare che:
“Veneto Banca ha un outlook negativo e un rating B che incorpora il potenziale supporto dello Stato. Senza questo supporto il rating attualmente sarebbe tripla C o tripla C+”.
E se ciò avvenisse, “ci sarebbe sicuramente la perdita per i titoli subordinati che noi diamo già per scontata, ma ci potrebbe essere un’azione negativa sul rating di Veneto Banca. Le ulteriori implicazioni di sistema vanno valutate a seconda delle decisioni che vengono prese”.
In linea generale, ha continuato Sanna, se lo scenario fosse positivo, e se alla fine:
“queste banche dovessero essere ricapitalizzate senza essere risolte – dunque senza essere sottoposte alla procedura di bail-in – ciò consentirebbe loro non solo di essere ricapitalizzate ma anche di vendere lo stock di Npa (non performing asset, asset non performanti) in eccesso, dunque di essere ristrutturate. E tale fattore rassicurerebbe i depositanti e i detentori di bond senior“.
Non solo. La notizia avrebbe anche un effetto domino, visto che, tra le conseguenze positive, ci potrebbe essere anche “l’eventuale effetto a catena sulle altre banche italiane, considerando che solo l’anno scorso le più solide per supportare il sistema hanno dovuto spendere oltre 10 miliardi”.
S&P su rischio elezioni anticipate in Italia
Affrontata anche la questione relativa al rischio di elezioni anticipate in Italia, che ha portato diversi strategist a una maggiore cautela in generale sul debito italiano, con ripercussioni anche nei consigli e nelle scelte di investimento di alcuni colossi del calibro di Pimco.
Così, ancora, Mirko Sanna di S&P:
“Esistono rischi di breve termine. Quello che per noi è importante è vedere cosa succede dopo le elezioni, che tipo di riforme saranno fatte. Quello che conta per noi è cosa farà il Governo piuttosto che le incertezze di breve termine. Chiaramente, a breve, ci potrebbero essere turbolenze, ma in un’ottica di rating quello a cui noi guardiamo sono i fondamentali delle banche nel medio termine“.
E, proprio a proposito di fondamentali, sul problema dei crediti deteriorati e degli asset non performanti (NPA-non performing asset) del sistema finanziario italiano, l’outlook è stato di fiducia frammisto a cautela.
S&P su crediti deteriorati banche italiane
L’esperto ha riconosciuto infatti che le banche italiane “hanno fatto progressi rispetto all’anno scorso“, aggiungendo di credere che tali progressi “continueranno nei prossimi due anni, soprattutto in termini di miglioramento del credito, e grazie sicuramente a un contesto più favorevole e alle politiche di accantonamento nel 2016, soprattutto nel quarto trimestre”. Il che significa, ha previsto, che “gli Npa (Non performing asset) delle banche italiane continueranno a ridursi – erano il 20% nel 2015 e il 19% nel 2016 -“.
Ma l’avvertimento non è mancato. Il miglioramento sarà infatti “graduale, e anche se dovessimo considerare tutte le cessioni che le banche hanno annunciato, tra 50 e 70 miliardi di euro”.
Il punto, insomma, è che la mole complessiva, insomma, “rimarrà superiore “al 15% nel 2018, quindi tre volte la media europea”.
Detto questo:
“E’ anche vero che le differenze tra le banche sono significative, mentre alcune sono uscite dalla crisi in una situazione difficile ma con una situazione di credito di capitale più accettabile in un contesto europeo. Ci sono banche in grave difficoltà e questo gap di performance è uno dei problemi che intravediamo di più nel breve termine. Dunque, il modo in cui saranno risolti i problemi di Mps, Veneto e Vicenza è uno degli elementi che inciderà nel breve termine. Per questo abbiamo valutato positivamente quanto fatto dal Governo a fine 2016, il fondo da 20 miliardi”.