Notizie banche Banche, l’Europa prova a smontare il risiko italiano

Banche, l’Europa prova a smontare il risiko italiano

28 Marzo 2025 10:48

L’Europa frena le velleità italiane nel risiko bancario con un doppio veto che avrà di certo grosse ripercussioni sulle operazioni incrociate che vedono protagoniste Unicredit, Bpm e Anima. Dopo la Bce, l’ultima parola sulla partita del Danish Compromise è arrivata ieri sera anche dall’Eba. L’autorità bancaria europea ha rigettato la richiesta di Bpm perché il tema sollevato va oltre l’ambito di applicazione del Q&A ricevuto.

L’istituto guidato da Giuseppe Castagna ha dovuto attendere diversi mesi, per vedere respinta la richiesta di parere dall’Authority che afferma di avere necessità di “una valutazione più approfondita e ampia”. Un’ulteriore tegola, a detta dello stesso  Castagna dopo che Francoforte gli ha negato i benefici del compromesso, mettendo probabilmente la parola fine sulla possibilità di limitare il consumo di capitale nell’acquisizione di Anima.

Le Ops restano in campo

Nonostante gli ostacoli, Bpm per ora andrà avanti nell’Ops, grazie alla facoltà, accordata dall’assemblea al board, di procedere anche senza lo sconto patrimoniale, e “nel motivato convincimento della forte valenza strategica e finanziaria dell’operazione”, spiega l’istituto che ha anche richiesto chiarimenti alla Bce ritenendo che l’opinione sulla Sgr non sia coerente con le norme sui requisiti di capitale. Così come prosegue l’Ops di Unicredit su Bpm che ieri ha incassato dagli azionisti il via libera all’aumento di capitale propedeutico.

L’ad Andrea Orcel ha ribadito però che l’offerta andrà avanti solo se c’è valore altrimenti “non la faremo”. Un’operazione su cui, peraltro, nel breve è atteso il parere anche della Banca Centrale “Avevamo ragione noi a considerare l’offerta su Bpm escludendo Anima vista l’incertezza che questo doveva comportare e oggi lo vediamo”, sottolinea Orcel. L’ad ricorda poi che, “come noto, tale offerta ha caratteristiche che potrebbero aumentare, mantenere alterato o diminuire il valore di Bpm” per cui, per questo, Unicredit, si riserva “di valutare una volta che l’offerta di Anima sarà conclusa”.

Anima strategica anche senza sconto

A valle del doppi stop europeo Castagna ha voluto ribadire come, grazie ad Anima, l’obiettivo di utile sia stato rivisto dagli 1,5 miliardi del precedente piano al 2026 a 2,15 miliardi al 2027, con il corrispondente aumento del target di ritorno sul capitale tangibile da 13,5% nel 2026 a oltre il 24% nel 2027. Aumentata poi del 50% la remunerazione agli azionisti, con il payout ratio portato all’80% già a partire dall’esercizio 2024, con 6 miliardi di dividendi destinati ai soci tra il 2024 e il 2027, e il mantenimento di una solida posizione di capitale, con un Cet1 di almeno il 13% (dal 14% al 2026 previsto nel precedente piano) che risentirà solo “in misura contenuta, della decisione di aumentare di euro 2 miliardi complessivi la remunerazione agli azionisti”. A questo riguardo la banca ha già attivato le prime misure di ottimizzazione finalizzate a raggiungere, già dal mese di giugno 2025, il livello minimo del 13% senza applicazione del Danish Compromise.

La deadline del 4 aprile e il mercato

Occhi puntati, dunque, sulla deadline del 4 aprile quando terminerà l’Opa di Banco Bpm su Anima che intanto è arrivata al 48,7%, inclusi gli impegni di adesione.  Unicredit attenderà l’esito dell’offerta di Banco Bpm su Anima prima di decidere come procedere, a sua volta, sulla propria Ops. In gioco c’è la possibilità di creare il numero due del settore in Italia con una quota di mercato migliorata in prodotti e segmenti come Pmi, Affluent e Private. Un’attesa sulla quale il mercato sembra aver smesso di scommettere. Unicredit  e Bpm perdono entrambe un punto e mezzo a Piazza Affari.