Mattinata all’insegna del bel tempo sulle Borse europee, sulla scia della performance di Wall Street dove il Dow Jones ieri è tornato sopra la soglia dei 12mila punti, che non aveva più visto dopo il fallimento di Lehman Brothers. La performance dell’indice americano sta incoraggiando gli ordini in acquisto. D’altra parte rimane alta la guardia, nell’attesa di conoscere gli sviluppi in Egitto, dove ieri si sono svolte senza particolari incidenti le manifestazioni contro il presidente Hosni Moubarak, che ha accettato di non ricandidarsi alle prossime elezioni. Sul fronte macro oggi verranno diffusi i dati americani stimati da Adp sul mercato del lavoro nel settore privato, importante cartina tornasole, prima del dato ufficiale in calendario venerdì. Nell’attesa il Ftse All Share sale dello 0,31% a 23.194 punti e il Ftse Mib dello 0,34% a 22.601 punti.
A Piazza Affari corrono le Fiat Industrial (+0,90% a 10,10 euro). Volatili le Fiat spa (-1,80% a 7,09 euro), condizionate dal brutto dato pubblicato ieri sulle immatricolazioni della casa torinese registrate a gennaio, con le vendite del gruppo diminuite del 27,7%, molto più del mercato (-20,7%). Eni (-0,17%), Saipem (-0,97%) e Buzzi (-0,60%) risentono della pressione dei realizzi, dopo il balzo in avanti della vigilia. Prova di forza dopo un avvio debole per le Mps (+0,87%), mentre il mercato si interroga se la banca abbia allo studio un aumento di capitale. Tra le azioni bancarie, sono in rialzo le Banco Popolare (+2,60%) e le Unicredit (+2,30%), inserite nella convinction buy list di Goldman Sachs. Gli operatori attendono il dato sui prezzi alla produzione di dicembre che verrà annunciato in mattinata. Un test che arriva a stretto giro dopo le ultime indicazioni sul fronte inflattivo arrivate qualche giorno fa. “Le tensioni sui prezzi, gli ottimi dati sulla crescita economica e le dichiarazioni di Trichet hanno spinto il mercato ad anticipare il timing di un aumento dei tassi da metà 2012 a fine 2012 e forse la Bank of England potrebbe muoversi prima”, osservano gli analisti di Equita nella nota uscita questa mattina, che specificano che la curva forward vede l’euribor a 3 mesi a fine anno a 1,6% contro l’1,2% un mese fa.
Secondo gli esperti della sim milanese “il rialzo dei tassi a breve sarebbe un’ottima notizia per le banche italiane e l’aumento dei tassi forward è certamente uno dei fattori che spiegano il rally di inizio anno, insieme alla riduzione degli spread. 50 punti base di aumento dei tassi significano 7-8% di utile in più, ceteris paribus, e soprattutto darebbero visibilità alla inversione di rotta del margine di interesse, oggi principale elemento di preoccupazione degli investitori”. Domani qualche delucidazione in merito è attesa da Francoforte: è in calendario la riunione mensile della Bce e la conferenza stampa del presidente Jean-Claude Trichet. Gli operatori ottimisti sullo stato dell’economia nell’Eurozona attendono segnali sui tassi dal numero uno dell’Eurotower, che nelle ultime settimane ha più volte lanciato l’allarme: l’inflazione sta rialzando la testa. E la stima flash di Eurostat per il mese di gennaio di qualche giorno fa ha confermato questi timori: l’indice dei prezzi al consumo nell’Eurozona è balzato al 2,4% dal 2,2% di dicembre. Non è mai così in alto negli ultimi due anni.
A spingere l’inflazione ben al di sopra della soglia di riferimento del 2% fissata dalla Bce è stato soprattutto il caro-energia. La ripresa mondiale, con l’accresciuta domanda di energia da parte delle economie emergenti – è la spiegazione della Commissione Ue – fa salire i prezzi, a partire da quello del petrolio. Un fenomeno, questo, ampiamente atteso anche dalla Bce, che ha stimato un ritorno sotto il 2% a fine anno e che al momento non prevede un ritocco al rialzo dei tassi a meno che la situazione non precipiti. A Francoforte come a Bruxelles, infatti, la vera preoccupazione è quella di un effetto Egitto sui prezzi, con la crisi geopolitica del nord Africa che dall’ombra delle Piramidi potrebbe spostarsi ad altre regioni, vedi il Golfo Persico: “Per adesso l’approvvigionamento di petrolio non è in pericolo”, ha assicurato il commissario Ue all’Energia, Gunther Oettinger, sottolineando però come “le cose potrebbero cambiare se le rivolte in Egitto e in Tunisia dovessero espandersi ai Paesi vicini”.
Dall’Opec è arrivato un messaggio rassicurante: “La situazione è sotto controllo”, ha affermato il segretario generale, Abdalla el-Badri, aggiungendo che l’organizzazione dei Paesi produttori di petrolio è pronta ad aumentare la produzione nel caso in cui l’attuale crisi in Egitto dovesse causare l’interruzione delle forniture di greggio dal Medio Oriente. Ma le preoccupazioni sono anche rivolte ai prezzi dei prodotti agricoli e alimentari, in parte alla base delle rivolte nordafricane. Il loro costante aumento – è il monito del direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), Pascal Lamy – provoca un’inflazione mondiale, oltre a tensioni politiche di proporzioni difficilmente immaginabili. Tornando ad Eurolandia, per conoscere l’andamento a gennaio dell’inflazione nei singoli Paesi (per la prima volta c’è anche l’Estonia) bisognerà aspettare che l’ufficio europeo di statistica pubblichi i dati definitivi, il prossimo 28 febbraio. Secondo le cifre già diffuse a livello nazionale, l’incremento maggiore dei prezzi in questo inizio del 2011 si è avuto in Belgio (3,22%) e in Spagna (3%). Ma anche in Germania l’inflazione è salita ai massimi da due anni, all’1,9%. Questa mattina il dato sui prezzi alla produzione di dicembre sarà ulteriore materiale di studio, per la gioia di trader e strategist.