Banche e tassi negativi, ecco gli impatti. Gli istituti italiani tra i più resilienti
Le banche italiane non hanno certo esultato ieri alla prospettiva di tassi di interesse sui depositi negativi ancora a lungo, almeno un altro anno. La Bce con l’annuncio di ieri ha di fatto smorzato ogni entusiasmo relativo al Tltro III che partirà a settembre e di cui sono stati offerti i dettagli.
E’ da ormai 5 anni che la Bce applica tassi di interesse negativi su depositi e le banche europee hanno trasferito alla banca centrale europea un totale di 21,4 miliardi di euro pagando circa 21 milioni di euro su base giornaliera.
L’11 giugno di 5 anni fa la BCE introdusse per la prima volta un tasso di interesse negativo sui depositi presso la Banca Centrale. Da un’analisi condotta da Deposit Solutions emerge l’ammontare effettivo degli effetti negativi sugli utili delle banche. Nel solo 2018, le banche dell’eurozona hanno trasferito alla BCE circa 7,5 miliardi di euro sulle giacenze liquide, ossia 21 milioni di euro al giorno, con un impatto medio sugli utili del -4,3% nel solo 2018. La maggior parte di questi pagamenti è stata effettuata da banche tedesche, francesi e olandesi che, nel periodo 2016-2018, hanno pagato rispettivamente 5,7, 4,1 e 2,5 miliardi di euro, con un impatto sugli utili compreso tra il -9,1% della Germania e il -4% della Francia.
Nell stesso intervallo di tempo, le banche italiane hanno rappresentato il 5,2% dei trasferimenti, per un controvalore di circa 900 milioni di euro di interessi negativi. Con un impatto sul profitto del -2,4%, le banche italiane hanno versato meno tassi di interesse negativi di quelle francesi e tedesche, ma più delle controparti spagnole, che negli ultimi tre anni hanno pagato 764 milioni.
“Ci sono modelli di business che sono meno vulnerabili di altri ai tassi di interesse negativi”, rimarca l’analisi condotta da Deposit Solutions.
La misura in cui una banca è gravata da tassi di interesse negativi, non dipende dalla quantità di depositi che detiene, ma dalla sua capacità di gestirli: “Una banca che agisce come un “sistema chiuso” ha poche opzioni a sua disposizione quando si tratta di contrastare gli effetti dei tassi di interesse negativi sugli utili. Può aumentare la fee o cercare di liberarsi dei depositi, tuttavia entrambe le opzioni ricadono sul cliente. Invece, potrebbe posizionarsi come piattaforma e offrire ai propri clienti una scelta di prodotti di deposito di banche terze tramite la relazione già esistente con il cliente”, afferma Tim Sievers, CEO e fondatore di Deposit Solutions. “Solo se l’open banking diventa parte della propria strategia, è possibile utilizzare prodotti di banche terze per incrementare il business con i clienti già esistenti e conquistarne di nuovi. Per molte banche, la prospettiva di ridurre l’onere degli interessi negativi allo stesso tempo è un ulteriore risultato. Invece di lasciare a caro prezzo la loro liquidità presso la Banca Centrale, potranno trasferirla ad altre istituzioni in modo proficuo per i loro clienti e utile per il loro bilancio.”
I pagamenti annuali di interessi delle banche tedesche sono quasi raddoppiati negli ultimi tre anni e sono aumentati di anno in anno anche in Francia, Paesi Bassi e Lussemburgo. L’aumento è stato poi particolarmente oneroso per le banche spagnole che nel 2016 hanno versato circa 125 milioni di euro di tassi di interesse negativi, e nel 2018 più di tre volte tanto, attestandosi sui circa 400 milioni di euro. Ancora una volta in controtendenza, l’Italia è stata l’unico paese dell’Eurozona ad aver registrato un calo dei pagamenti di anno in anno.
“Ci stiamo confrontando con banche di tutte le dimensioni in Europa per discutere le sfide nel settore dei depositi. Quasi tutti i problemi – dal calo della fedeltà dei clienti, alla difficoltà di gestire le eccedenze di deposito, agli ostacoli rilevati da alcune banche nel raccogliere più depositi al dettaglio – indicano un problema nell’infrastruttura. Stiamo quindi lavorando per stabilire l’Open Banking come il nuovo standard di regolamento nel settore dei depositi “, conclude Sievers.