Notizie Notizie Mondo Bancari in affanno: autorità Usa pronte a far causa a banche (Nyt). Torna incertezza su fronte greco

Bancari in affanno: autorità Usa pronte a far causa a banche (Nyt). Torna incertezza su fronte greco

2 Settembre 2011 09:56

Banche sotto assedio sui listini europei. Oltre alla situazione in Grecia, sempre più incerta, preoccupa l’indiscrezione secondo cui la U.S. Federal Housing Finance Agency avrebbe intenzione di citare in giudizio i maggiori gruppi finanziari, tra cui Jp Morgan, Goldman Sachs e Deutsche Bank, per la questione della vendita di titoli subprime all’apice della bolla immobiliare. La tensione si riflette in Borsa. Lo STOXX Europe 600 Banks è tra i peggiori indici settoriali, mostrando un calo del 2,65%. Tra i singoli nomi, a Francoforte si distingue Commerzbank e Deutsche Bank con una perdita di oltre 4 punti percentuali, mentre a Parigi le più colpite dalle vendite sono Crédit Agricole e Société Générale, con un ribasso rispettivamente del 3,91 e del 3,18 per cento.


Subprime: banche nel mirino della Federal Housing Finance Agency (Nyt)


Si potrebbe presto aprire un nuovo capitolo della triste storia dei mutui subprime. Secondo quanto riportato nella edizione on line del New York Times, che cita tre fonti vicine al dossier, le autorità federali statunitensi sarebbero pronte a intentare una causa contro una dozzina di banche, ree di avere distorto la qualità degli strumenti finanziari legati ai mutui che hanno impacchettato e venduto durante la bolla immobiliare.
In particolare, a scendere in campo è la Federal Housing Finance Agency (Fhfa). L’agenzia che supervisiona Fannie Mae e Freddie Mac potrebbe infatti a breve presentare un’azione legale contro alcuni big bancari mondiali, tra cui Bank of America, JP Morgan, Goldman Sachs e Deutsche Bank. L’azione si focalizzerà sul fatto che alcuni istituti di credito non hanno compiuto la due diligence richiesta, non mettendo in evidenza che i redditi di alcuni mutuatari fossero in alcuni casi gonfiati o addirittura falsificati.
Bank of America, JP Morgan, Goldman Sachs, secondo quanto riferisce il quotidiano Usa, hanno preferito non commentare l’indiscrezione. Frank Kelly, portavoce di Deustche Bank, ha invece dichiarato che “non commentiamo un’azione legale che non abbiamo ancora visto e che non è stata ancora intentata.

 

Torna l’incertezza sul fronte Grecia


Oggi i rappresentanti dell’unione europea, del Fondo monetario internazionale e della Bce, che da lunedì sono in Grecia per ispezionare i conti pubblici di Atene per decidere se concedere o meno la prossima tranche del pacchetto di salvataggio, avrebbero completato la missione, ma non del tutto. Secondo quanto riportato dalle agenzie internazionali, che citano un porta-parola del ministro delle Finanze greche, la troika riprenderà nuovamente l’esame fra dieci giorni. Per gli analisti di Credit Suisse gli aiuti verranno concessi anche questa volta. Un passo “quasi dovuto” per scongiurare le nuove tensioni che un default del Paese potrebbe significare sia per l’area euro sia per i mercati finanziari. Esistono, tuttavia, parecchie fonti di preoccupazione in questo mese. Secondo gli esperti della banca elvetica bisognerà monitorare da vicino alcune tematiche, tra cui la Finlandia che chiede garanzie aggiuntive al Paese ellenico, il coinvolgimento del settore privato e infine la conformità con il programma di regolazione del Fmi/Ue. 
E guardando alle banche, sono quelle francesi e tedesche le più esposte al debito greco. Secondo una versione preliminare del Global Financial Stability, che l’Fmi pubblicherà a fine settembre alla sua riunione annuale, i titoli di Stato di Grecia, Spagna, Irlanda, Belgio e Italia peserebbero sul portafoglio degli istituti per circa 200 miliardi di dollari. Da qui, l’invito a raccogliere nuovi capitali. Ma non solo. Un altro fattore preoccupante è la sempre più difficile raccolta di liquidità a lungo termine per le banche europee. Lo confermerebbe anche la recente proposta dell’Autorità bancaria europea (Eba), che avrebbe chiesto un intervento del fondo salva-Stati per le banche dell’Eurozona che abbiano difficoltà ad accedere al mercato del credito di medio e lungo termine.

 

(Daniela La Cava e Valeria Panigada)