Azionario correttamente prezzato, Le big cap ridurranno gap di performance con le small cap
L’economia globale è in rallentamento ma appare ben lungi dal fermarsi e anche gli Stati Uniti d’America, tra un dato macroeconomico positivo e uno negativo, sembrano poter proseguire il cammino dignitosamente. Nel mentre le piazze azionarie mondiali continuano a regalare soddisfazioni agli investitori digerendo rapidamente e senza conseguenze correzioni anche profonde come quella alla quale si è assistito a cavallo di febbraio e marzo. Da allora gli indici si sono riportati su livelli che mancavano da anni e in attesa della prossima correzione neanche il famoso detto “sell in may and go away” sembra scoraggiare gli investitori.
Ancora azionario da sovrappesare dunque nei portafogli, ma “con juicio”. La fase che i mercati stanno attraversando è di quelle che invitano alla prudenza e la selezione dei titoli giusti diviene sempre più complessa. Per tale motivo gli esperti di Julius Baer vedono l’azionario ancora favorito nei confronti dell’azionario ma senza essere eccessivamente ottimisti. E per fare una prima scrematura di titoli che potrebbero dare maggiore soddisfazione in questo frangente lo sguardo viene rivolto alle big cap dei listini, i titoli a maggiore capitalizzazione.
Un sentiment che trova conferma anche tra gli analisti di Schroders. Olaf Seidler, fund manager del gruppo londinese evidenzia come lo scorso anno le aziende con una capitalizzazione di mercato superiore ai 10 milioni di euro abbiano sottoperformato le mid e le small cap: “E’ stato il settimo anno consecutivo durante il quale ciò si è verificato”. Per il prossimo futuro non è dunque scontato che il fenomeno si ripeta sia perché la convenienza dei titoli si è spostata a favore delle grandi compagne, sia perché le condizioni economiche sono cambiate. Se infatti negli anni passati i bassi tassi di interesse e le condizioni fortemente espansive dell’economia rendevano più appetibile il rischio e quindi i titoli a bassa capitalizzazione, l’incertezza che attraversa l’economia mondiale e i tassi di interesse tuttora sulla strada del rialzo almeno nel Vecchio continente spingono in favore di quelle società che possono garantire “bilanci solidi, un minore livello di leva finanziaria e profitti maggiormente diversificati”.