Axa, rapporto difficile tra italiani e pensione
Gli italiani associano alla pensione più immagini negative che positive, e lo fanno in misura maggiore rispetto a quanto avviene nella stragrande maggioranza dei paesi industrializzati, ma questo non basta a scuotere gli abitanti del Belpaese sul tema della protezione del proprio reddito una volta smesso di lavorare. E’ questo uno dei risultati salienti della terza edizione dell’indagine mondiale “Axa Ricerca sulla pensione 2007” presentata oggi a Milano e realizzata in sedici Paesi industrializzati tra cui, per la prima volta, la Cina. La ricerca, che ha coinvolto lavoratori e pensionati, è stata effettuata ricorrendo ai maggiori istituti di statistica dei differenti Paesi, e ha coinvolto complessivamente 11590 persone. In Italia l’indagine è stata realizzata da Gfk Eurisko.
In Italia il 44% dei lavoratori intervistati associa al termine pensione concetti negativi. Questo nonostante secondo l’indagine il calo di reddito non comporti nella percezione degli italiani un peggioramento della qualità di vita. Per il 69% dei pensionati il reddito rispetto all’ultimo stipendio è diminuito, ma solo il 40% ritiene ridotto il proprio tenore di vita ed esclusivamente il 32% considera peggiorata la qualità della vita. Interessante anche quanto emerge in termini di reddito post pensione di chi in pensione ancora non è. Secondo il 43% dei lavoratori il reddito che percepiranno dopo aver smesso di lavorare sarà sufficiente o del tutto sufficiente, mentre la percentuale dei già pensionati che rispondono nello stesso modo scende al 41%.
Scarsa anche la percezione delle future entrate pensionistiche presso i lavoratori italiani. Solo il 26% dichiara di conoscere il proprio reddito futuro dopo il pensionamento, contro il 33% dei britannici, il 39% degli statunitensi e il 54% dei tedeschi. Allo stesso modo parzialmente sconfortante il numero di coloro che si dichiarano preparati alla pensione: in Italia sono il 37%, in Germania il 66%, in Gran Bretagna il 74% e negli Usa addirittura l’85%. Più sensibili appaiono gli intervistati di sesso maschile, che per il 40% hanno già iniziato a prepararsi alla pensione, contro solo il 29% delle donne. A livello geografico il dato più basso riguarda sud e isole dove la percentuale scende al 27%. Il pensiero della pensione per buona parte degli italiani sembra pertanto qualcosa da dilazionare. Tra i lavoratori l’età media alla quale è giusto pensare alle tematiche pensionistiche è considerata intorno ai 48 anni.
L’Italia è anche uno dei Paesi dove maggiore è la convinzione che sia lo Stato a dover essere responsabile delle pensioni: lo dichiarano l’85% dei lavoratori e il 90% dei pensionati, mentre alla stessa domanda tedeschi e americani rispondono nel medesimo modo con percentuali rispettivamente vicine al 70 e al 50%. Tra i lavoratori intervistati il 29% dichiara di aver sottoscritto una polizza di assicurazione a sostegno del reddito pensionistico, il 28% di aver effettuato un accantonamento in azioni, obbligazioni o fondi, mentre il 24% ha scelto piani di risparmio individuale e il 16% investimenti immobiliari, forma di allocazione che invece raccoglie le preferenze del 28% delle persone già in pensione.