Aumenta appetito per bond sovrani italiani: rialzo settimanale più forte dal 2012
L’annuncio della fine del Quantitative easing da parte della Bce non ha impedito ai bond sovrani italiani di riportare il rialzo settimanale più forte dal settembre del 2012. Le parole contenute nel comunicato della banca centrale e le dichiarazioni rilasciate dal numero uno Mario Draghi sono state anzi il motivo per cui gli investitori hanno fatto incetta non solo di bond italiani, ma in generale dei bond sovrani dell’Eurozona.
Il trend è continuato anche nella sessione odierna, consentendo allo spread BTP-Bund di segnare un ribasso del 4% circa attorno ai 220 punti.
A crollare sia i rendimenti dei Bund tedeschi che dei BTP, con quelli decennali che sono scesi fino al minimo intraday del 2,56%, in corrispondenza di uno spread che era arrivato a scivolare anche sotto la soglia di 220 punti.
Su base settimanale, i tassi decennali hanno perso ben 53 punti base. D’altronde, nell’annunciare la fine del QE in modo decisamente soft, Mario Draghi ha dato rassicurazioni anche sull’Italia.
“Non abbiamo assistito ad alcun rischio di ridenominazione dell’euro e il contagio (della tempesta finanziaria che ha travolto l’Italia nei giorni della grave crisi istituzionale precedente alla formazione del governo M5S-Lega) non è stato affatto significativo – ha affermato il numero uno della Bce – Si è trattato di un episodio abbastanza locale”.
Draghi ha anche affrontato la questione dei minori acquisti di BTP da parte della Bce, nel mese di maggio, motivando la decisione con ragioni di carattere tecnico e ricordando che, sempre a maggio, la Bce ha acquistato una quantità inferiore anche di bond sovrani di altri paesi, come Austria, Francia e Belgio.
“Qui non ci sono complotti”, ha detto, riferendosi ai complottisti che avevano visto nei minori acquisti dei BTP da parte della Bce un attacco politico.
Intanto oggi Bankitalia, nel comunicare il nuovo rialzo del debito pubblico, ha messo in evidenza anche un altro fattore positivo per i BTP.
Dai dati del documento mensile ‘Finanza pubblica, fabbisogno e debito’, diffuso stamattina da Bankitalia risulta che proprio a marzo, mese delle elezioni politiche italiane, il controvalore dei titoli di Stato italiani detenuti dagli investitori esteri si è attestato al record in due anni.
Per la precisione, il controvalore dei bond sovrani emessi dal Tesoro italiano in mano a investitori non residenti si è confermato pari a 712,730 miliardi di euro dai 688,854 (rivisto da 689,879) di febbraio, al massimo dai 730,610 miliardi del marzo 2016.
In base a calcoli Reuters sui dati di via Nazionale, la quota dei titoli in mano ai non residenti è passata così al 36,6% del totale dei governativi italiani in circolazione, dal 35,7% di febbraio.
Insomma, a dispetto di tutti gli alert che continuano a circolare sull’Italia, sulla sua dipendenza dallo scudo BTP, sulla presunta fuga degli investitori dal paese, dai dati di Bankitalia sembra emergere che agli investitori esteri i bond italiani piacciono ancora. O meglio, piacevano ancora nel mese di marzo.
Intanto le divisioni di ricerca di alcuni colossi bancari hanno iniziato a diramare i loro outlook sul rialzo dei tassi da parte della Bce (nel comunicato della banca centrale si legge che i tassi di interesse rimarranno ai livelli attuali almeno fino all’estate del 2019).
Gli analisti di Deutsche Bank, che fino a ieri avevano previsto una stretta monetaria da parte della Bce nel giugno del 2019, hanno riferito di stimare ora un rialzo dei tassi dell’Eurozona nel settembre del 2019; si fa riferimento in particolare al trend del mercato monetario, che sta scommettendo su un aumento dei tassi di 10 punti base, nel 2019, nel quarto trimestre del 2019, dopo che una tale probabilità era stata prezzata in precedenza nel terzo trimestre del 2019.
HSBC ritiene che la Bce interverrà invece nell’ottobre del 2019.