Notizie Dati Bilancio Italia Astaldi: S&P taglia rating a ‘default’, ma società spiega che non è assolutamente assimilabile a stato di fallimento

Astaldi: S&P taglia rating a ‘default’, ma società spiega che non è assolutamente assimilabile a stato di fallimento

3 Ottobre 2018 16:41

In tre sedute ha bruciato il 64% del suo valore e ieri ha chiuso in calo del 28,1% a 0,41 euro mentre oggi riesce a sollevare la testa (chiusura a +3,51%). E’ l’andamento a Piazza Affari del titolo Astaldi, la grande società italiana attiva nel settore delle costruzioni che è stata costretta a presentare la richiesta di concordato preventivo. 

 

Il declassamento S&P a D (“default”) non vuol dire fallimento. Astaldi in una nota precisa che la procedura di “concordato preventivo in continuità” attivata lo scorso 28 settembre ha lo scopo, tra l’altro, di garantire ai committenti la regolare prosecuzione dei lavori in tutti i cantieri in cui il Gruppo sta operando, oltre che tutelare i creditori e preservare il patrimonio aziendale. Astaldi precisa che l’azione di S&P di declassare il rating a D segue la decisione della Società di presentare domanda di concordato. S&P valuta la situazione attuale di Astaldi al pari di un default poiché la richiesta di concordato preventivo implica la sospensione dei pagamenti rivenienti da tutti gli impegni pregressi alla data di presentazione della domanda di concordato, salvo espressa autorizzazione del tribunale, durante il periodo del concordato.

Astaldi precisa infine che tutti i pagamenti maturati relativi alle obbligazioni emesse sono stati regolarmente pagati.

 

Cosa è successo alla Astaldi? Cronaca degli ultimi giorni

Il tutto è partito dallo scorso venerdì quando prima dell’avvio delle contrattazioni la società aveva comunicato la decisione del cda di presentare al Tribunale di Roma una domanda di concordato preventivo con riserva,  strumento questo, necessario a “superare una temporanea tensione finanziaria”, come si legge in una nota. Astaldi, precisa il comunicato, “mantiene una solida realtà industriale” ma il protrarsi della procedura di vendita del Terzo Ponte sul Bosforo “ha imposto di adeguare il complessivo Piano di rafforzamento patrimoniale e finanziario presentato al mercato. Tale Piano, basato, tra l’altro, sull’aumento di capitale già deliberato dall’assemblea e sulla cessione degli asset in concessione, deve, infatti, tenere conto delle conseguenze determinate dalle mancate disponibilità finanziarie nei tempi previsti”. La società inoltre rende noto che continuerà ad operare in regime di continuità aziendale e che è in fase avanzata lo studio di un nuovo piano in continuità aziendale. Infine Astaldi ha deciso anche di non provedere all’approvazione della Relazione finanziaria semestrale al 30 giugno 2018 nella data prevista (28 settembre 2018) ma continuando ad informare trimestralmente il mercato come da richiesta di CONSOB.

 

La scure di S&P

Sulla base di ciò, S&P Global Ratings ha ridotto il rating di Astaldi e delle sue senior unsecured note a “D” (default) da “CCC-” proprio in scia alla domanda di concordato. L’agenzia americana “valuta la situazione attuale di Astaldi al pari di un default poiché la richiesta di concordato preventivo con riserva implica la sospensione dei pagamenti rivenienti da tutti gli impegni in essere, salvo autorizzazione del tribunale, durante il periodo del concordato”, spiega una nota. Da qui vista la situazione la CONSOB ha deciso di prolungare il divieto di vendite allo scoperto per tutta la settimana di borsa.

Nodo Turchia

La crisi per il gruppo italiano parte dalla Turchia e dalla grossa commessa per il ponte sul Bosforo. Come ricorda Equita, secondo indiscrezioni raccolte da Bloomberg, le trattative per la quota nella concessionaria del Terzo Ponte sul Bosforo stanno continuando con China Merchant Group che non ha ancora preso una decisione definitiva e Astaldi che mira a completare l’operazione entro la fine dell`anno. Inoltre, sempre secondo Bloomberg, altre società cinesi e il fondo londinese Centricus Asset Management potrebbero essere interessate ad entrare nel consorzio con China Merchant Group. Il gruppo controllato dalla famiglia Astaldi  e quotato in borsa da oltre 15 anni è esposto con diversi gruppi bancari, da Intesa Sanpaolo a Unicredit , Bnp Paribas  e Banco-Bpm. Inoltre Astaldi è general contactor o azionista in molti importanti consorzi solo in Italia tra cui il primo lotto tra Verona e il bivio di Vicenza sulla tratta che dovrebbe arrivare fino a Padova e a Milano  lavora alla linea 4 della metropolitana. La società inoltre è socio del consorzio MM4 che sta lavorando alla sua realizzazione, in Alto Adige alla galleria di base del Brennero, a Napoli San Pasquale della linea 6 della metropolitana (committente è Ansaldo Sts ) e al progetto dell’alta velocità ferroviaria tra Napoli e Bari (committente Rfi, in associazione d’impresa c’è Salini -Impregilo ).

 

Notizia aggiornata alle 18:05