Notizie Notizie Mondo Big Tech USA Apple trema, titolo sotto attacco. Ma aumento monstre prezzi iPhone non è unica strada

Apple trema, titolo sotto attacco. Ma aumento monstre prezzi iPhone non è unica strada

7 Aprile 2025 12:28

Wall Street va a picco e a guidare il tracollo c’è proprio il suo titolo più rappresentativo, Apple. Un tonfo dettato dai dazi elevatissimi fissati da Trump non solo alla Cina, dove viene prodotta la maggior parte degli iPhone, ma anche a paesi come Vietnam e India, dove il gigante di Cupertino ha spostato parte della sua produzione negli ultimi anni in previsione di ulteriori tensioni con la Cina.

Cupertino nella bufera: i dazi minacciano il cuore della sua produzione

Il colosso di Cupertino, maggior titolo al mondo per capitalizzazione, ha messo a segno il 3 aprile il suo peggior calo dal 2020 con oltre 300 miliardi di dollari di valore di mercato andati in fumo in una sola seduta. E anche venerdì i sell si sono accaniti ancora su Apple con un -7,3% che ha fatto precipitare il titolo ai minimi a circa 11 mesi.

Il produttore degli iPhone è tra i più sensibili ai dazi annunciati da Trump in quanto realizza i suoi dispositivi in ​​Cina e in altri paesi asiatici su cui Trump ha proposto le tariffe più alte. Apple negli ultimi anni ha diversificato la sua catena di fornitura in varie parti del mondo, tra cui Vietnam, India e Stati Uniti, ma il cuore della sua catena di fornitura Apple è rimasto in Asia.

“Mentre durante la pandemia la visione a lungo termine permetteva agli investitori di guardare oltre i trimestri difficili, questa volta la situazione è ben diversa. I dazi attuali — del 54% sulla Cina e del 32% su Taiwan — avrebbero un impatto devastante sulla struttura dei costi e sulla domanda dei consumatori, soprattutto negli Stati Uniti”, argomenta Dan Ives, analista di Wedbush, tra i più bullish (rialzisti) su Apple in generale sul settore tecnologico statunitense, che ieri sera ha diffuso un report speciale in cui taglia non poco il target price del titolo Apple da $325 a $250, ancora ben sopra i livelli a cui è precipitato settimana scorsa (venerdì ha chiuso a 188$). “Il caso peggiore vede il titolo scendere fino a $160, mentre lo scenario ottimistico — in caso di rimozione o esenzione dai dazi — potrebbe riportarlo a $325”, spiega Ives, che chiosa così: “La crisi è in pieno svolgimento, e il futuro della più grande azienda tech del mondo è oggi più incerto che mai”.

Che farà Apple: impennata dei prezzi degli iPhone o sacrificherà i margini?

Le tariffe di Trump potrebbero portare a un aumento del prezzo di un iPhone fino al 43%, secondo gli analisti di Rosenblatt Securities. L’iPhone 16 Pro Max più costoso costerebbe circa $ 2.300, rispetto ai $ 1.599 di oggi, mentre il più economico $ 1.142, rispetto a $ 799 attuali. In alternativa, il colosso guidato da Tim Cook potrebbe decidere di rinunciare a parte degli aumenti di prezzo e ciò porterebbe a un enorme colpo ai margini, facendo crollare decine di miliardi di dollari dai suoi profitti.

Ives: “L’iPhone rischia di diventare un bene di lusso”

I numeri di Apple sono impressionanti: 1,5 miliardi di iPhone e 2,4 miliardi di dispositivi iOS. E gran parte di questa tecnologia è costruita in Asia, in particolare grazie a Foxconn, che produce i dispositivi Apple in Cina.

Tra tutte le aziende tecnologiche statunitensi, Apple risulta ad oggi quella più esposta a questa ondata di dazi: circa il 90% degli iPhone è prodotto e assemblato in Cina, rendendo Cupertino estremamente vulnerabile a qualunque misura protezionistica contro Pechino.

Apple ha annunciato un investimento da 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti, ma spostare appena il 10% della produzione dalla Cina richiederebbe almeno tre anni e 30 miliardi di dollari. “In pratica – spiega Ives – produrre un iPhone da 1.000 dollari negli USA sarebbe insostenibile: il costo finale potrebbe salire fino a 3.500 dollari. Una tale impennata renderebbe impossibile mantenere l’attuale livello di domanda e di margini, trasformando uno dei prodotti di consumo più venduti al mondo in un bene di lusso per pochi”.

Nel breve termine, Wedbush ritiene che Apple eviti di fornire guidance sui prossimi trimestri, vista l’estrema incertezza legata alla politica commerciale. “I rischi di distruzione della domanda globale sono reali e difficilmente quantificabili, alimentati anche dai timori di una recessione”.