Antitrust, tutto come da copione per la fusione tra Unicredit e Capitalia
A mercato chiuso è arrivato ieri il via libera “condizionato” dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato all’operazione di fusione tra Unicredit e Capitalia. Pur valutando favorevolmente gli effetti che l’intesa tra le due banche avrà sui consumatori in termini di sensibile riduzione dei costi e miglioramento della qualità dei servizi dato l’Antitrust ha comunque posto una serie di paletti .
Si comincia con la cessione compresa tra 155 e180 sportelli in 16 province italiane a soggetti terzi indipendenti non azionisti della nuova banca.
Punto numero due: addio commissioni bancomat. Un impegno tangibile verso i consumatori da parte dell’Antitrust che ha invitato i due istituti a procedere all’eliminazione delle commissioni bancomat in 8 mila sportelli di banche concorrenti in 4 mila comuni italiani dove la nuova entità non avrà sportelli automatici. Sarà anche eliminata la commissione per i prelievi all’estero.
Dovrà essere messo nero su bianco anche il divorzio con Generali. Unicredit dovrà vendere l’intera quota di capitale sociale detenuta nel gruppo triestino e in ogni società ad esso legata. Fino a che il gruppo guidato da Alessandro profumo rimarrà azionista di Mediobanca non potrà detenere, direttamente o indirettamente, partecipazioni in Generali e in altre società del medesimo gruppo.
La nuova banca dovrà cedere una quota del 9,39% della partecipazione in Mediobanca e non potrà incrementare, né direttamente né indirettamente, la residua quota pari all’8,68%. Tuttavia, la cessione non dovrà avvenire a favore di società attive sui mercati nei quali Mediobanca opera principalmente, direttamente o indirettamente tramite partecipate (investment banking e assicurazioni) ovvero a favore di soggetti partecipati direttamente o indirettamente da Mediobanca, Generali e dalla nuova Banca.
Monito anche sui conflitti di ruolo. I membri del consiglio di amministrazione (cda) della nuova superbanca, con un ruolo nella governance di Mediobanca e di Generali, non potranno partecipare alla discussione e alla votazione delle delibere del cda della nuova banca, che riguardano i mercati dell’investment banking e delle assicurazioni in Italia. Dovranno essere adottate misure organizzative interne per far sì che a questi consiglieri non siano fornite informazioni sensibili.
Arriva puntale l’intervento del Codacons che si appella all’Autorità Garante affinché venga garantita trasparenza e concorrenza in favore degli utenti dei servizi bancari. “Chiediamo all’Antitrust di impegnarsi perché siano assicurate ai correntisti garanzie concrete di concorrenza e non vi siano danni per i consumatori”, afferma il Presidente Codacons, Carlo Rienzi”. Secondo il presidente dell’associazione consumatori, la fusione non deve in alcun modo determinare una diminuzione della produttività concorrenziale tra imprese, altrimenti si sarà spettatori dell’aumento del potere delle banche rispetto agli utenti.