L’America perde posti di lavoro, a picco i mercati azionari

I mercati azionari del Vecchio continente e i future di Wall Street hanno accelerato al ribasso dopo la pubblicazione dei dati sulla creazione di posti di lavoro nei settori non agricoli nel mese di febbraio. Piazza Affari perde circa 2 punti percentuali, Il Dax arretra di circa l’1,5% e Parigi dell’1,8%.
Il dato più atteso della settimana, la variazione dei salariati dei settori non agricoli nel mese di febbraio, ha inferto un altro pesante colpo alle speranze dei mercati azionari sulle condizioni dell’economia statunitense. I non farm payrolls sono infatti calati di ben 63.000 unità, più di quanto avvenuto nel mese di gennaio quando il calo, a sorpresa, era stato di 22.000 unità (rivisto al ribasso da 19.000). Ancora una volta deluse le attese di un consensus “ottimista”, che stimava la creazione di nuovi posti di lavoro in 35.000 unità, livelli che sarebbero stati comunque ampiamente sotto le medie a 3, 6 e 9 mesi rispettivamente a 38.000, 64.000 e 78.000 posti di lavoro e i segnali di peggioramento erano stati preceduti da un incremento delle richieste per nuovi sussidi di disoccupazione a 359.000 unità in media a febbraio contro i 327.000 di gennaio.
Ancora inferiore era la stima degli analisti di Barclays Capital, a +25.000 unità. Il dato ufficiale diffuso oggi è stato preceduto, mercoledì, dalla diffusione delle stime sul mercato del lavoro dell’Adp, un dato tenuto meno in consirazione dagli analisti in quanto molto volatile. In quel caso le attese erano rimaste deluse con una distruzione di 23.000 posti di lavoro a fronte di una previsione per +15.000.
Le rilevazioni sul mercato del lavoro statunitense erano il dato più atteso della settimana e sono andate assumendo sempre maggiore importanza dall’estate scorsa, quando la crisi del comparto immobiliare è esplosa negli Stati Uniti. Il lavoro, e dunque la possibilità di incamerare reddito, è infatti una delle gambe sulle quali poggia la capacità di consumo del principale motore dell’economia a stelle e strisce, il consumatore. L’altro pilastro, l’incremento del valore degli immobili, è venuto meno a partire dall’estate scorsa quando è esplosa la crisi dei mutui subprime. Ecco perché il dato di oggi era particolarmente importante, soprattutto in virtù delle rilevazioni, deludenti dei mesi passati.