L’allarme nucleare scuote l’Europa. Per Vaciago fondamentale non esagerare col pessimismo

E’ allarme nucleare in Borsa. I mercati del Vecchio Continente avviano la seduta in pesante territorio negativo, penalizzati dal clima di forte avversione al rischio dopo le ultime esplosioni della centrale nucleare giapponese di Fukushima. A Milano il Ftse All Share cede l’1,79% e il Ftse Mib l’1,86%. Cali superiori ai due punti per Francoforte (-2,55%) e Parigi (-2,05%), mentre Londra segna -1,81%. Sono drammatiche le notizie arrivate questa mattina dall’Asia. Un’esplosione nel reattore 2 della centrale nucleare di Fukushima, nel nord del Giappone, e un’incendio nel numero 4, hanno aggravato la crisi provocata nell’impianto dal doppio disastro del terremoto e dello tsunami della settimana scorsa. In una conferenza stampa trasmessa in diretta televisiva, il primo ministro Naoto Kan, indossando una tuta da lavoro, come sempre in questi giorni e come tutti i funzionari governativi, ha chiesto a tutti coloro che vivono ad una distanza di 20-30 chilometri dalla centrale di rimanere al chiuso. Il premier ha chiesto ai cittadini giapponesi di mantenere la calma e ha ricordato i tecnici e i soldati delle Forze di Autodifesa, l’esercito giapponese che, ha sottolineato, continuano a pompare acqua nei reattori mettendosi in una situazione estremamente pericolosa. Ma nel paese è panico.
L’esplosione di oggi (avvenuta alle 6 del mattino, le 22 di ieri sera in Italia), è stata la terza ad essersi verificata nell’impianto di Fukushima, che ospita dieci reattori. Il successivo incendio si è verificato nel reattore numero 4, uno di quelli che si riteneva non fosse stato danneggiato dal disastro di venerdì scorso. Sull’aggravarsi della crisi è crollata la Borsa di Tokyo. Il Nikkei ha chiuso in ribasso di oltre 10%, spinto in corso di seduta fino a -14, provocato dal panico diffuso tra gli investitori per l’aggravarsi della crisi nucleare. L’indice allargato Topix ha segnato una caduta di 80,23 punti a 766,73, con un calo del 9,47%. Per l’indice Topix è il ribasso maggiore registrato dall’ottobre 2008. Per entrambi gli indici è, in termini percentuali, il terzo peggiore di tutti i tempi. “Dopo la correzione di lunedì (oltre 6%) gli operatori giapponesi hanno continuato oggi a vendere qualsiasi titolo fosse loro rimasto in portafoglio, accorciando le posizioni in particolare su alcuni titoli”, commenta Chris Weston di Ig markets in una nota.
“I commenti del primo ministro Kan sull’aumento dei rischi delle radiazioni hanno accelerato i movimenti al ribasso scatenando una reazione emotivia sul mercato nipponico; la probabilità di una catastrofe nucleare sono salite in maniera drammatica oggi e i trader hanno reagito di conseguenza”. E in Europa non va meglio. Gli investitori sono preoccupati per la possibile escalation dell’impatto finanziario del devastante terremoto e dello tsunami che hanno colpito il Giappone. Il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, lo ha detto chiaramente: “È ancora troppo presto per valutare l’impatto della catastrofe giapponese sulla ripresa, ma i rischi per la crescita esistono”. Una preoccupazione condivisa da tutti i ministri finanziari europei ritrovatisi a Bruxelles per mettere a punto il nuovo Patto per l’euro e il pacchetto anticrisi per contrastare il deterioramento dei debiti sovrani nell’Eurozona. Le possibili conseguenze del sisma sull’economia e sui mercati finanziari andranno valutate in sede di G20, ha chiesto il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble. Del resto, ha sottolineato il ministro dell’Economia spagnolo, Elena Salgado, “stiamo parlando della terza economia mondiale, e bisogna stare in allerta”.
I danni del terremoto e dello tsunami potrebbero arrivare fino alla cifra monstre di 10.000 miliardi e costare tre punti percentuali sulla crescita di quest’anno del prodotto interno lordo, con l’impatto maggiore concentrato nel trimestre aprile-giugno, secondo le stime degli economisti. Tuttavia, dicono gli analisti, gli sforzi di ricostruzione sono suscettibili di stimolare la crescita dalla seconda metà dell’anno, e questo dovrebbe contribuire a far salire il Pil nel 2012 oltre le previsioni attuali. Con le autorità che stanno ancora cercando di scoprire l’entità del danno e che lottano per controllare il surriscaldamento dei reattori nucleari – la cui fusione potrebbe peggiorare incommensurabilmente la situazione – gli economisti riconoscono che le proiezioni in questa fase sono stime approssimative che potrebbe cambiare non appena i dettagli diventeranno più chiari. “Due giorni dopo la prima scossa, il numero delle vittime è ancora sconosciuto , tanto da farci chiedere se la stima dell’entità dei danni fisici e finanziari è o meno rilevante, a questo punto”, ha detto Tohru Sasaki strategist di JP Morgan FX.
Per Giacomo Vaciago, professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, interpellato da Finanza.com “è importante ragionare su cosa causa i disastri della terra e quali sono gli errori che non ci possiamo permettere”. “E’ chiaro a tutti che questa tragegia per le implicazioni che ha sul nucleare aumenterà la domanda di sicurezza nella produzione di energia”, prosegue Vaciago, secondo cui sarà fondamentale adesso non esagerare con il pessismismo. “Il Giappone era bloccato da un eccesso di pessismismo: la scossa farà ripartire la domanda di ricostruzione e questo non farà male all’economia”. “Non è vero – conclude – che i terremoti sono tragedie per l’economia in quanto le economie non hanno mai sofferto di queste cose perché la ricostruzuione è un’operazione che in termini economici fa ripartire la domanda. I terremoti non impoverisconmo i paesi perché la ricostruzioni compensano i danni iniziali”. Non è un caso se il commissario europeo all’Energia, Guenther Oettinger, ha invitato per oggi pomeriggio a Bruxelles i ministri dell’Energia dell’Ue, le autorità nazionali sulla sicurezza nucleare e gli operatori delle centrali. La riunione è stata convocata per valutare la situazione in Giappone e vedere se ci sono delle lezioni che possono essere tratte a livello europeo. L’incontro servirà ad avere informazioni di primo mano sui piani d’emergenza e sulle misure di sicurezza in vigore, in particolare sui controlli da parte delle autorità nazionali, sui requisiti di sicurezza in caso di terremoti e sui sistemi per il raffreddamento dei reattori, sottolinea la Commissione.
Al momento sui mercati si ragiona però più con le emozioni. Secondo Gianmaria Bergantino di Bank Insinger il nervosismo continuerà a dominare sui mercati. Oltre al conto dei danni del dramma del Giappone restano aperti i problemi sul fronte della crisi del Nord Africa. “Anche la Libia fa paura per le implicazioni che potrebbero esserci sul fronte energetico e questo non fa bene ai mercati”, dice il gestore. La situazione a Bengasi è più tesa che mai. Il Consiglio degli insorti di Bengasi avrebbe chiesto ai paesi occidentali di eliminare Muammar Gaddafi e di lanciare un attacco militare contro le milizie fedeli al colonnello. Lo avrebbe chiesto il portavoce dell’autorità di governo parallelo dei rivoltosi, Mustafa Gheriani, citato dal quotidiano britannico Guardian, spiegando che tali richieste sono state fatte da una delegazione dei ribelli durante un incontro con il presidente francese Nicolas Sarkozy e il segretario di Stato Hillary Clinton lunedì a Parigi. “Stiamo dicendo all’Occidentre che vogliamo una no-fly zone, attacchi mirati contro i carri armati e i depositi di armi che vengono usate contro di noi e che vogliamo un attacco contro il bunker di Gheddafi”, ha detto Gheriani. “Questo – ha aggiunto – è il messaggio della nostra delegazione in Europa”. Alla domanda se il consiglio di Bengasi vuole l’assassinio di Gheddafi, il portavoce ha risposto: “Perché no? Se muore, nessuno verserà una lacrima”. I caccia libici hanno condotto questa mattina nuovi raid aerei contro le postazioni dei ribelli nella città di Ajdabiya, in Cirenaica, e a Zuara, in Tripolitania. Lo riferi