Notizie Notizie Mondo Alla ricerca della nuova Yahoo, ecco chi potrà essere la prossima preda

Alla ricerca della nuova Yahoo, ecco chi potrà essere la prossima preda

5 Febbraio 2008 11:02

Nessuna blitzkrieg. Non sarà una guerra lampo quella di Microsoft per il controllo di Yahoo. Lo si è capito dalle prime reazioni di Google e lo pensano anche alcuni analisti contattati da Finanza.com. Non è escluso poi che lo scontro in atto possa scatenare operazioni analoghe su altri gruppi del settore. 


“L’attuale offerta di Microsoft sembra suscettibile di rialzo – spiega ad esempio Pasquale Corvino, gestore del fondo Gestielle Tecnologia – sia perché si attesta nella parte bassa delle offerte  presentate nell’ultimo periodo riguardo società comparabili, sia perché in un mercato così concentrato mancano altre opportunità significative”. Dello stesso parere anche Andrea Dal Santo, gestore del fondo Optima Tecnologia: “Considerata la scarsità relativa di questi tipi di assets non si può escludere che si apra una battaglia per Yahoo!, favorita potenzialmente dalla preferenza del management ad integrarsi con altre società. Tuttavia, la discesa in campo di un cavaliere bianco è limitata dalle sinergie che si possono ricavare dall’acquisizione, dalla capitalizzazione di Yahoo nonché dal rischio di concentrazione di mercato”.


Occasioni scarse ma che comunque esistono. E’ proprio Dal Santo a tracciare l’identikit di quelle che potrebbero essere le prossime prede da una parte all’altra dell’Atlantico: “In Europa – spiega – non ci sono grossi players indipendenti del calibro di Yahoo! e di Google. Pertanto, l’attenzione si potrebbe spostare su società di minore capitalizzazione come la svedese TradeDoubler. Negli Stati Uniti, in attesa di una decisione da parte delle autorità sull’offerta di Google su Doubleclick, ci potrebbe essere interesse per società specializzate nell’advertising via internet come ValueClick. Per quanto riguarda American On Line, l’offerta di Microsoft accentua il valore degli assets e potrebbe portare il management di Time Warner a considerare fra le tante ipostesi una dismissione in tutto o in parte del business internet, in particolare di Advertising.com”.


E la stessa Aol, la società che nel gennaio del 2000 è stata protagonista della più grande fusione della storia, quella da 112 miliardi di dollari con Time Warner, è considerata negli Usa tra le più probabili candidate a una manovra di bilanciamento del possibile colosso Microsoft-Yahoo. Aol è uno dei pochi soggetti a poter competere con Microsoft e Yahoo sul terreno delle messaggerie istantanee, dove conta su un bacino di 65 milioni di utenti. Il 5% di Aol è inoltre già nelle mani di Google che lo ha acquistato alla fine del 2005 per 1 miliardo di dollari. Alla stessa Google non mancano i mezzi per un’operazione del genere. Alla fine dello scorso anno la società di Mountain View disponeva di liquidità per 14,2 miliardi e poteva contare su una capitalizzazione di Borsa salita fino a 160 miliardi di dollari.


Aol non rappresenta invece “un’alternativa plausibile  per spostare l’equilibrio del settore” a giudizio di Corvino. Secondo lo stesso gestore “Yahoo! resta la migliore opportunità nel segmento ed al momento non sembrano esserci concrete opportunità per gli operatori di settori adiacenti di penetrare il mercato dell’advertising via internet tramite altri player”. E allora chi potrebbe rilanciare per Yahoo oltre alla stessa Microsoft? “News Corp – spiega Dal Santo – è stata indicata come uno dei possibili interessati ad una controfferta su Yahoo!. Tuttavia, Yahoo!, alla capitalizzazione di mercato attuale, vale 2/3 di News Corp. Pertanto, sarebbe necessario il sostegno finanziario di altri players come Google o Time Warner. Altri colossi, in particolare alcuni operatori telefonici americani, sebbene abbiano capitalizzazioni di mercato più corpose, sono limitati dalle modeste sinergie e dalla potenziale distruzione di valore. Per un operatore telefonico, sarebbe più avveduto concentrarsi sull’acquisizione di società specializzate nel business mobile per aggiungere poi il contenuto sulle diverse piattaforme attraverso partnerships con i principali internet content providers. Sarebbe un’alternativa meno costosa e meglio gradita dal mercato”.