Alitalia, i nomi per il nuovo vertice
Cinque nomi per traghettare Alitalia verso la vendita. Il ministero del Tesoro ha provveduto a ufficializzare, in vista del 22 febbraio, giorno in cui si svolgerà l’assemblea di nomina del consiglio di amministrazione della società, i nomi di cinque esperti del mondo giuridico ed economico.
Bernardino Libonati, il presidente della Banca di Roma, noto giurista già presente nei cda di diverse società sarà la punta di diamante della lista presentata da Padoa-Schioppa, sebbene l’orientamento sembra sia favorevole a una semplice redistribuzione delle deleghe tra i componenti del futuro consiglio di amministrazione senza che si provveda alla nomina di un nuovo amministratore delegato.
Affiancheranno Libonati, Aristide Police, anch’egli avvocato ed esperto in diritto amministrativo con una cattedra all’Università di tor Vergata, Carlo Santini, direttore dell’Ufficio italiano cambim Giovanni Sabatini, l’unico già presente in Alitalia come amministratore, nonché dirigente dello stesso Ministero guidato da Padoa-Schioppa come del resto Luciano Vannozzi.
Del gruppetto non fa parte, come del resto previsto, Giancarlo Cimoli, l’amministratore delegato finito al centro delle critiche per la gestione della compagnia. Cimoli lascia Alitalia con una perdita di 380 milioni di euro contro gli 858 nel momento della sua nomina, un miglioramento solo apparente visto che la compagnia di bandiera ha potuto godere dal maggio 2004 (nomina di Cimoli) di un prestito ponte per 400 milioni di euro e di una ricapitalizzaizone per un miliardo di euro. Non solo, Alitalia è stata l’unica tra le grandi compagnie che non è riuscita a raggiungere l’utile di bilancio nonostante le stime dello stesso ex amministratore delegato che prevedevano un ritorno al pareggio proprio quest’anno.
Rimangono ora al centro delle critiche di parte del mondo politico e sindacale sulle condizioni alle quali Giancarlo Cimoli lascerà la sua poltrona al vertice della compagnia. La buonuscita di circa 5 milioni di euro potrebbe essere in forse e Cimoli potrebbe anche non riuscire a scampare alle attribuzioni di responsabilità per le condizioni in cui lascia Alitalia nonché alla decurtazione del suo ultimo stipendio nella sua componente variabile e alle eventuali azioni di responsabilità degli azionisti della compagnia. Giuridicamente infatti Cimoli non è stato licenziato dal principale azionista della compagnia, il Tesoro, né sollevato dal suo incarico ma è decaduto dalle sue funzioni insieme con il consiglio di amministrazione che presiedeva per mancanza del numero legale. Questo afferma il codice civile che obbligherebbe quindi Giancarlo Cimoli a rinunciare a profumati emolumenti anche se finora è stata in uso la pratica di non far ricadere sugli amministratori uscenti la responsabilità dell’operato se non in casi di dolo.