Notizie Europa Alert della Bce, senza intesa sui dazi a rischio il Pil. Lo 0,7% è già compromesso

Alert della Bce, senza intesa sui dazi a rischio il Pil. Lo 0,7% è già compromesso

9 Giugno 2025 11:31

La Bce vede nubi nere addensarsi sull’Europa. E lancia un alert sottolineando i rischi per la crescita nel Vecchio Continente nel 2025 e per i prossimi tre anni. Secondo gli economisti della Bce la crescita dell’area euro è confermata allo 0,9% per quest’anno, poi all’1,1% e all’1,3% nei due anni successivi, sulla base degli attuali dazi congelati. Si tratta però di uno scenario base, destinato a peggiorare sensibilmente nello scenario “grave”, se non vi fosse intesa e i dazi tornassero ai livelli – che la Bce stima in un 28% – annunciati nel ‘Liberation Day’ da Trump il 2 aprile.

L’impatto nei 3 anni in Ue

Se non si raggiungerà un accordo con Washington entro il 9 luglio, il peso dei dazi di Trump genererà una perdita di crescita economica dell’1% in Europa nel triennio 2025-2027.
Ma anche solo con le attuali tariffe Usa, congelate al 10% nell’attesa del negoziato, il dado è tratto: incertezza e minor export si porteranno via lo 0,7 di Pil.
E nel caso di una guerra commerciale degli Usa con Ue e Cina c’è un ulteriore rischio: la deviazione di export cinese verso l’Europa potrebbe “amplificare le pressioni al ribasso” sull’inflazione. Tutto questo genererebbe un quadro disinflattivo e l’esigenza di portare i tassi ben sotto il 2% attuale. Già oggi – scrive la Bce – “le esportazioni dell’area euro sono state peggiorate sensibilmente a causa dei dazi Usa, dell’incertezza sulle politiche commerciali e dell’apprezzamento dell’euro” che si è accompagnato alla crisi di fiducia nel biglietto verde.” Il saldo netto commerciale “darà un contributo negativo” alla crescita pari a -0,6 punti di Pil nel 2025 e 0,1 punti nel 2026, prima di un “contributo debolmente positivo” l’anno successivo.
Inoltre, fra incertezza sulla direzione del commercio globale, dazi effettivi e volatilità dei mercati “gli investimenti delle imprese sono attesi in leggera contrazione nel primo trimestre 2025”. La crescita è attesa in rallentamento nel secondo e terzo trimestre 2025 dopo il sorprendente +0,6% del primo.
Anche Usa e Cina soffrirebbero e l’economia americana cancellerebbe 0,7 punti percentuali della propria crescita solo nel 2026 e mezzo punto percentuale dell’inflazione nel 2025 e 2026.

Lo scenario positivo  e le opportunità

Nelle previsioni, c’è anche uno scenario positivo che prevede la “rimozione dei dazi unilaterali” fra Usa e Ue. La crescita per l’area euro sarebbe più forte di 0,3 o 0,4 punti percentuali nel 2025-2026 rispetto allo scenario base. Un’ipotesi poso supportata al momento perché prevederebbe una inversione di rotta netta che al momento non si intravede.

Uno scenario incerto nel quale Isabel Schnabel, membro del Comitato Esecutivo della Banca Centrale Europea vede un’opportunità “per rafforzare il ruolo globale dell’euro, dato che gli investitori si rivolgono all’Europa”. C’è una “finestra di opportunità” per accrescere il ruolo internazionale dell’euro, ha affermato in una domanda a un panel alla 31a Conferenza Economica di Dubrovnik, tenutasi sabato.

In precedenza, durante la stessa conferenza, aveva affermato che ci sono segnali che gli investitori si stanno concentrando sul Continente per diversificare i loro portafogli, definendolo un “effetto positivo sulla fiducia”. Le dichiarazioni rafforzano le affermazioni dei responsabili politici, tra cui la presidente Christine Lagarde, e mostrano come i funzionari stiano cercando di volgere a proprio vantaggio gli attacchi del presidente Donald Trump al commercio globale e alle istituzioni statunitensi. Gli investitori si sono ritirati dal dollaro statunitense quest’anno, con il biglietto verde in calo rispetto a tutte le altre principali valute monitorate da Bloomberg. Alla fine di maggio, Lagarde ha affermato che le politiche irregolari di Trump offrono una “eccellente opportunità” per rafforzare il ruolo dell’euro e consentire al blocco monetario di godere di maggiori privilegi finora riservati al dollaro statunitense.