Notizie Notizie Mondo Alert debito Usa, i Cds schizzano ai livelli di Italia e Grecia. I precedenti per capire cosa fa paura al mercato

Alert debito Usa, i Cds schizzano ai livelli di Italia e Grecia. I precedenti per capire cosa fa paura al mercato

3 Giugno 2025 09:39

Se da un lato l’umore di Wall Street nell’ultimo mese è tornato decisamente positivo, con l’S&P 500 protagonista del suo miglior maggio dal 1990 e il suo miglior singolo mese da novembre 2023, salendo di oltre il 6% (ancor meglio ha fatto il Nasdaq con +10%), gli investitori sono sempre più nervosi per il fatto che il governo degli Stati Uniti possa avere difficoltà relativamente al livello critico dei conti pubblici.

Wall Street ormai ha iniziato a scommettere che se Trump farà una minaccia di guerra commerciale, alla fine farà marcia indietro. È quello che è stato chiamato il “TACO Trade”, ossia “Trump si tira sempre indietro”. Diverso il discorso sul debito. Il mese scorso è arrivato l’avvertimento di Moody’s, ultima grande agenzia di rating a togliere la tripla A agli Stati Uniti proprio a causa delle pressioni sulle finanze pubbliche con il lievitare delle spese per ripagare gli interessi sul debito (ormai non lontane da quota 1.000 miliardi l’anno).

Il segnale che arriva da Cds

Un segnale di alert arriva dai credit default swap (Cds). Il costo dell’assicurazione dell’esposizione al debito pubblico degli Stati Uniti è in costante aumento e si aggira vicino al livello più alto degli ultimi due anni, ma soprattutto viaggia a livelli simili a quelli di stati con merito di credito ben inferiore quali Grecia e Italia, che in teoria dovrebbero avere un rischio di insolvenza ben più alto.

Gli spread sui Cds degli Stati Uniti hanno toccato nelle scorse settimane area 54 punti base, a ridosso di quelli della Grecia (57) e poco sopra all’Italia i cui cds viaggiano in area 53. I paesi tripla A hanno livelli ben più bassi, vedi la Germania (12). Mentre realtà emergenti quali Brasile (157) o Turchia (311) presentano livelli di rischiosità ben più altri.

I credit default swap sono come un’assicurazione per gli investitori. Gli acquirenti pagano una commissione per proteggersi nel caso in cui il mutuatario – in questo caso il governo degli Stati Uniti – non possa rimborsare il proprio debito. Quando il costo dell’assicurazione del debito degli Stati Uniti aumenta, è un segno che gli investitori si stanno innervosendo.

Un rischio reale?

C’è quindi da preoccuparsi? La tenuta degli Usa è a rischio? Chiaramente no, gli Stati Uniti non sono a rischio default, ma le politiche di Washington contribuiscono a innervosire gli investitori come dimostrato dal picchi di tensioni sui Treasury dopo l’affondo a inizio aprile di Trump sui dazi reciproci, che ha portato dopo una settimana alla marcia indietro del presidente Usa.

Il recente aumento della domanda di contratti CDS è una “copertura contro il rischio politico, non contro l’insolvenza”, taglia corto Rong Ren Goh, gestore di portafoglio del team a reddito fisso di Eastspring Investments. Gli investitori guardano anche alle crescenti preoccupazioni relative al tetto del debito. I dati di Morningstar mostrano che i picchi negli spread dei CDS sul debito pubblico statunitense sono stati in genere allineati a periodi di maggiore preoccupazione riguardo al tetto del debito pubblico degli Stati Uniti, in particolare nel 2011, 2013 e nel 2023.

Il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha dichiarato che il suo dipartimento sta conteggiando le entrate fiscali federali per elaborare una previsione più precisa per la cosiddetta “data X”, ovvero quando il governo degli Stati Uniti esaurirà la sua capacità di indebitamento. Mancano ancora diversi mesi prima che gli Stati Uniti raggiungano la data X. In una lettera del 9 maggio, Bessent ha esortato i leader del Congresso a estendere il tetto del debito entro luglio, prima che il Congresso vada in pausa annuale ad agosto, per scongiurare una calamità economica, ma ha avvertito che vi è “una notevole incertezza” sulla data esatta.

Durante la crisi del tetto del debito pubblico del 2023 – che vide i Cds a 5 anni schizzare fino a oltre quota 60, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato un disegno di legge che sospendeva il tetto del debito pubblico pochi giorni prima che il governo statunitense entrasse in un default tecnico.

Dollaro sempre più giù

Ieri è andato in scena un nuovo calo del dollaro trainato da due fattori principali: la crescente incertezza commerciale e le crescenti preoccupazioni dei bond vigilantes per il deficit statunitense. L’ISM manifatturiero Usa ha offerto una sorpresa negativa, invertendo la recente tendenza alla resilienza dei dati statunitensi. “Il calo dell’indicatore delle esportazioni al minimo quinquennale potrebbe essere un segnale che le misure di ritorsione stanno dando i loro frutti, aggravando il complesso manifatturiero più ampio, colpito dall’incertezza delle politiche commerciali e dalla debolezza dei consumi”, argomenta Francesco Pesole, FX strategist di Ing.

Detto questo, la fragilità del mercato obbligazionario statunitense appare come la vera bussola per gli investitori. “Riteniamo che il premio al rischio per il dollaro statunitense nel Dollar Index, inferiore a 98, sia difficile da giustificare solo sulla base di deboli aspettative di crescita”, aggiunge Pesole, che non prevede che l’EUR/USD si spinga nel range 1,15-1,20, a meno che non si verifichi un’ulteriore instabilità significativa dei Treasury.

Tra le grandi banche d’affari Usa serpeggia invece un maggiore pessimismo sulle prospettive del biglietto verde. Morgan Stanley vede il dollaro cadere ai minimi dalla pandemia di Covid-19 entro metà 2026 (target a 91 per il Dollar Index e 1,25 per l’eur/usd), mentre Goldman Sachs ritiene che gli sforzi di Washington per esplorare fonti di reddito alternative – qualora i dazi dovessero essere ostacolati – potrebbero essere ancora più negativi per il dollaro. Morgan Stanley asserisce inoltre che l’euro e lo yen, insieme al franco svizzero, saranno le valute che beneficiano maggiormente del calo del biglietto verde.