Addio Unicredit, l’idea che stuzzica Milleri (Delfin) dopo blitz Mps. Ma attenzione a cosa può fare Orcel in Italia
La ragnatela delle partecipazioni nelle banche italiane si infittisce e tra i nomi di spicco presenti quasi in ogni tavolo spicca la Delfin della famiglia del Vecchio, così come Francesco Gaetano Caltagirone. L’ultimo blitz in Mps, oltre al Banco Bpm, ha visto proprio Delfin e Caltagirone protagonisti con l’acquisto del 3,5% ciascuno della banca senese. Mosse che potrebbero essere il preludio di futuri riassetti su altre quote in banche italiane altrettanto importanti.
Milleri medita su cessione quota Delfin in Unicredit
La famiglia Del Vecchio con l’operazione Mps ha superato tramite la cassaforte Delfin la soglia dei 10 miliardi di euro in investimenti finanziari. Tra questi spiccano il 2,7% in Unicredit, ma anche il 9,9% di Assicurazioni Generali e il 19,8% di Mediobanca. Questo fa di Delfin un potenziale ago della bilancia in più partite che si potrebbero giocare in futuro su Mps in ottica terzo polo, oltre che per Mediobanca e Generali (in primavera è in agenda il rinnovo del cda della compagnia triestina). Stesso dicasi per Caltagirone. L’imprenditore romano è presente in Banco Bpm (2%) e Anima (3,5%), così come in Mediobanca (8%) e Generali (7,5%) sulle quali ha recentemente aumentato la presa (Caltagirone è presente anche con quote sotto l’1% anche in Pop Sondrio, Azimut e Poste).
Francesco Milleri, l’ad di EssolorLuxottica che ha in capo anche la gestisce di Delfin, difficilmente toccherà le partecipazioni nel Leone di Trieste e in Mediobanca, mentre potrebbe fare un ragionamento sulla quota in Unicredit. Stando infatti a quanto riportato domenica da Il Sole 24 Ore, l’assalto di Unicredit a Commerz non sarebbe stato troppo gradito a Milleri. A questo si aggiungono valutazioni prettamente finanziarie.
Super plusvalenza potenziale
Da inizio anno Unicredit segna un +66% in Borsa e allargando lo sguardo con l’arrivo di Orcel la valutazione della banca di piazza Gae Aulenti è lievitata. La cessione dell’intera quota in Unicredit porterebbe a Delfin una plusvalenza di ben il 400% rispetto al valore di carico. Ad oggi il valore della quota si aggira sugli 1,8 miliardi. Il quotidiano che fa capo a Confindustria spiega come nessuna decisione in merito sia stata presa, ma un eventuale disimpegno appare più d’attualità rispetto al passato.
Unicredit non è fuori dai giochi in Italia
Intanto, Unicredit nei giorni scorsi ha avuto un nuovo incontro, il secondo dopo il blitz di settembre, con i vertici di Commerzbank. Incontro incentrato sulla trimestrale dell’istituto tedesco.
Altra suggestione che si rincorre negli ambienti finanziari è il possibile ruolo di Unicredit nel consolidamento nazionale se l’operazione Commerzbank non andasse in porto. Infatti, Unicredit nel 2021 tentò invano di prendersi Mps e non è da escludersi che non decida di tornare all’assalto di Rocca Salimbeni o di Banco Bpm, da sola o in tandem con Credit Agricole (primo socio di Banco Bpm).