Abi: Padoan, interesse investitori su Italia. Non sprechiamo chance. Visco, da Bce 200 mld a banche italiane
Gli investitori internazionali in questo momento sono molto interessati all’Italia e questa occasione per il Paese non va sprecata. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, all’assemblea annuale dell’Abi a Roma. “L’Italia gode di un estremo interesse tra gli investitori internazionali. Sta a noi non sprecare questa occasione, perchè questa occasione non durerà per sempre”, ha sottolineato il ministro. Padoan ha poi parlato di tre pilastri dell’azione europea nei prossimi anni: più apertura sia del mercato interno che di quello globale; riforme strutturali che devono interessare tutti i paesi; più strumenti per la spesa per investimenti”. Padoan ha rilevato come la crescita sia debole e incerta e la disoccupazione elevata soprattutto tra i giovani. “Il problema è italiano ed europeo per questo abbiamo posto la crescita e l’occupazione come una priorità del semestre a presidenza italiano ed è stata accolta dalla riunione Ecofin che ho presieduto nei giorni scorsi, auspico che sia una priorità anche per il prossimo ciclo parlamentare dell’Unione e della Commissione che si insedierà prossimamente”, ha detto Padoan che ha voluto sottolineare come non ci siano scorciatoie per la crescita, “è necessaria una strategia a più piani“.
Da parte sua il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo precedente intervento all’assemblea aveva posto l’accento sul fatto che è indispensabile una riduzione dei crediti deteriorati da parte delle banche italiane per la ripresa del credito. Per Visco “le cessioni effettuate nei primi mesi del 2014 e quelle per le quali le trattative sono in stato avanzato consentiranno di farli diminuire di circa 5 miliardi. Ulteriori transazioni di importo significativo sono state recentemente annunciate al mercato”. “Queste iniziative – ha aggiunto Visco – come pure gli interventi volti a razionalizzare la gestione dei crediti deteriorati attraverso strutture dedicate, hanno fatto finora capo perlopiù a grandi intermediari”.
Il numero uno di Via Nazionale ha inoltre informato che con le nuove misure della Bce le banche italiane beneficeranno di una liquidità che potrebbe superare i 200 miliardi. “Le nuove operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine concederanno liquidità agli intermediari a condizione che essa venga usata per finanziare le attività produttive. L’ammontare potenzialmente disponibile per le banche italiane è cospicuo: può superare i 200 miliardi lungo l’intero orizzonte del programma”, ha detto Visco, secondo cui le misure adottate dalla Bce a giugno potrebbero portare alla crescita del Pil italiano dell’1% da qui alla fine del 2016. “Gli effetti sull’economia italiana dell’insieme di misure adottate in giugno potranno essere rilevanti. Mantenute nel tempo – ha proseguito Visco – le variazioni dei tassi di interesse e del cambio che hanno fatto seguito agli annunci di quelle misure determinerebbero un aumento del Pil stimabile in circa mezzo punto percentuale da qui alla fine del 2016; i prezzi al consumo registrerebbero un rialzo di entità analoga”.
L’assemblea si era aperta con l’intervento del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli: “In Italia le imprese bancarie e le imprese in genere hanno sopportato e continuano a subire da sole gli effetti della crisi senza ‘bad banks’, senza aiuti di Stato e con alti livelli di tassazione”. Per Patuelli se questa “situazione di emergenza” si prolungasse, “rischierebbe di compromettere la ripresa italiana delle produzioni e dei servizi in un mondo globalizzato e in un’Europa fortemente integrata economicamente, dove manca soprattutto l’Unione fiscale, cioè l’uniformità e le regole più fiscali. Patuelli ha inoltre sottolineato che è “indispensabile e sempre più urgente una riforma della tassazione in questo mercato più che mai unico“. Le banche chiedono al governo un “forte ripensamento” delle “normative avverse” e delle imposizioni fiscali perchè altrimenti le ricadute sul sistema economico sarebbero pesanti. “Non sollecitiamo i privilegi di alcuna natura – ha proseguito Patuelli – ma chiediamo con forza che le banche che operano in Italia non siano penalizzate nella competizione del mercato unico europeo. Altrimenti le conseguenze sarebbero gravissime e con effetti prolungati su tutto il mondo produttivo e su tutta la società italiana.