A Wall Street parte stagione utili, preview su banche con JP Morgan, Goldman Sachs & Co. I loro conti saranno una eccezione?
Attenzione massima a Wall Street dove, questa settimana, inizia ufficialmente la stagione degli utili trimestrali: ad aprirla saranno i colossi bancari del calibro di JPMorgan, Wells Fargo, Morgan Stanley e Citi (gli utili saranno resi noti nella sessione di venerdì, 14 ottobre).
Seguiranno la prossima settimana società come PepsiCo e Delta.
Il Financial Times ha scritto in un articolo che il consensus degli analisti, stando ai dati di FactSet, prevede una crescita degli utili delle società quotate sullo S&P 500, in media, pari a +2,6% su base annua.
Si tratta di un forte rallentamento rispetto al +9,8% previsto in precedenza che, se confermato, rappresenterebbe per la Corporate America il trimestre più debole dai tempi del lockdown da Covid, ovvero dal trimestre compreso tra luglio e settembre del 2020.
I colossi di Wall Street – recita l’articolo dell’FT – hanno praticamente sforbiciato le proprie stime di un ammontare pari all’incirca di 34 miliardi di dollari.
AMD, prima ancora FedEx: arrivano i primi profit warning
Mentre le preview sugli utili vengono sfornate, i profit warning già lanciati da alcuni giganti della Corporate America anticipano un quadro deprimente, in un momento in cui la paura per una recessione in stile hard landing fa coppia con l’incubo dell’inflazione.
Per le società americane che incassano profitti all’estero, c’è inoltre il problema del Super dollaro, che si traduce in una erosione dei guadagni rimpatriati.
I titoli di alcuni grandi nomi dell’indice S&P 500 hanno già scontato, nei giorni scorsi, i profit warning snocciolati dai relativi colossi: venerdì scorso, la sessione da incubo di Wall Street, fomentata dalla pubblicazione del report occupazionale Usa ha visto protagonista, in particolare, il collasso delle quotazioni di AMD-Advanced Micro Devices, che ha lanciato un allarme sul fatturato, annunciando di prevedere per il terzo trimestre un giro d’affari inferiore di oltre 1 miliardo di dollari rispetto a quello inizialmente stimato.
Il titolo AMD ha segnato un tonfo di quasi -14%.
“Il mercato dei PC si è indebolito in modo significativo nel corso del trimestre – ha spiegato la presidentessa e ceo di AMD, Lisa Su – Sebbene il nostro portafoglio di prodotti rimanga molto forte, le condizioni macroeconomiche hanno zavorrato la domanda di PC, provocqando una correzione delle scorte significativa nella catena di approviggionamento dei PC”.
Già tre settimane fa il colosso Usa delle spedizioni internazionali FedEx aveva visto cadere il titolo di oltre -21% , a causa dell’allarme lanciato sul giro d’affari, previsto di 500 milioni di dollari al di sotto rispetto al target precedentemente prefissato.
“I volumi globali sono scesi, visto che verso la fine del trimestre i dati macroeconomici sono peggiorati in modo significativo, sia a livello internazionale che negli Stati Uniti”, avvertiva tre settimane fa il ceo di FedEx Raj Subramaniam, comunicando l’intenzione di FedEx di “accelerare in modo aggressivo gli sforzi tesi alla riduzione dei costi”.
“Questa stagione degli utili sarà un banco di prova utile per vedere cosa diranno i vertici, e per capire quanta visibilità ci sia riguardo alle vendite e ai profitti futuri”, ha commentato alla CNN Scott Ellis, portfolio manager presso Penn Mutual Asset Management.
Corporate Usa: le piaghe del Super Dollaro e dell’inflazione
Tra l’altro, i grandi Big Usa non si limiteranno a presentare i risultati relativi al terzo trimestre dell’anno, ma faranno luce anche su quanto prevedono per il quarto trimestre e magari anche per il 2023.
“E, presupponendo che ci sarà una recessione nel 2023, le stime attuali sugli utili sono probabilmente troppo alte”,. ha commentato Shawn Snyder, responsabile della strategia degli investimenti presso Citi U.S. Wealth Management, che ritiene possibile uno scivolone degli utili, l’anno prossimo, pari a -10% su base annua.
Il consensus, tuttavia, non ha ancora paventato uno scenario del genere, tutt’altro. Stando alle stime di FactSet, Wall Street prevede infatti una crescita degli utili, nel 2023, pari a +8%. Il che significa che una grande delusione potrebbe attendere al varco i mercati.
C’è poi la questione del Super dollaro: “La cosa più interessante a cui guardare in questa stagione degli utili è la forza del dollaro, che andrà a colpire le multinazionali”, ha continuato Snyder, aggiungendo che le società americane caratterizzate da una minore esposizione verso i mercati esteri potrebbero riportare un trend migliore degli utili, in quanto esenti dall’impatto delle fluttuazioni dei rapporti di cambio.
Ma il Super Dollaro, per quanto minaccia concreta, non occupa il primo posto della lista delle preoccupazioni degli analisti. E’ l’inflazione, la tassa più crudele che erode sia il potere di acquisto dei consumatori che i margini delle aziende, il fattore destinato a zavorrare più di tutti la redditività della Corporate America. E’ quanto emerge almeno da un sondaggio lanciato da FactSet:
“I costi del lavoro sono stati citati dalla maggior parte delle società quotate sullo S&P 500 come il fattore che, o ha avuto un impatto negativo sugli utili, sul fatturato, sui margini di profitto del terzo trimestre, o come il fattore che si prevede avrà un impatto sugli utili, sul fatturato, sui margini di profitto, nei trimestri successivi”.
In tutto il 65% ha citato l’impatto negativo di questo fattore (inflazione).
Stagione utili, banche: mosca bianca in panorama desolante?
Il pessimismo riguardo al trend degli utili della Corporate America è piuttosto diffuso.
Intervistato da Bloomberg Peter Garnry, responsabile della strategia sull’azionario di Saxo Bank, ha detto di credere che “gli utili del terzo trimestre deluderanno, con rischi al ribasso chiari sulle stime degli analisti per il quarto trimestre”.
Garnry ha aggiunto che “i fattori di rischio chiave per gli utili del terzo trimestre” sono, a suo avviso, l’impennata dei costi, che sta colpendo ovviamente la propensione al consumo, dunque “la domanda per i prodotti al consumo, a fronte di salari più elevati che stanno erodendo i profitti delle aziende”.
Insomma il problema è sempre quello: l’inflazione.
C’è tuttavia un settore che potrebbe beneficiare del contesto attuale di rialzi dei tassi: quello delle banche, la cui redditività ha ricevuto indubbiamente una spinta dall’aumento del costo del denaro.
“I bilanci delle banche e i numeri sui capitali rimangono entrambi in solide condizioni di salute”, ha commentato David Konrad, analista di KBW, in una preview dedicata al settore bancario. Bisogna precisare tuttavia come lo scenario che si staglia all’orizzonte, quello di una recessione, non è di buon auspicio neanche per le banche, che potrebbero assistere a una marcata contrazione delle richieste dei prestiti da parte dei privati, vista la necessità degli stessi di tener stretti i rispettivi portafogli.
In ogni caso, Konrad è bullish isu Goldman Sachs (GS), Bank of America (BAC) e Wells Fargo.
Fiducia nei risultati delle banche è stata espressa anche dagli analisti di IG Italia, che hanno snocciolato previsioni sui risultati delle singole banche americane, sottolineando che, a loro avviso, “le banche a stelle e strisce potrebbero registrare risultati sopra le attese nonostante il calo nell’attività di M&A”.
“Le divisioni di trading e quelle del retail banking – commentano da IG Italia – possono contribuire alla resilienza dei risultati”.
Nella nota viene ricordato che la stagione delle trimestrali negli Stati Uniti “vedrà come apripista i colossi bancari di Wall Street tra cui JP Morgan Chase, Morgan Stanley, Citigroup (tutte e tre previste per il 14 ottobre) mentre Goldman Sachs pubblicherà i suoi dati il 18 ottobre”.
“Le stime del consensus sono ottimiste anche se le previsioni sono inferiori rispetto ai risultati di un anno fa. Il motivo è presto detto. Il rallentamento dello scenario macroeconomico ha messo in pausa le grandi aziende dal compiere operazioni di finanza straordinaria (principalmente per quanto riguarda il lato delle fusioni e delle acquisizioni). Di conseguenza, le grandi banche di Wall Street, in cui le attività di Investment Banking pesano per una grossa fetta dei ricavi, si sono ritrovate con un mercato in graduale restringimento. Oltretutto, il calo delle attività è stato notato molto di più a causa della frenesia record in questo settore durante tutto il 2021. In particolare, il boom delle SPACs (Special Purpose Acquisition Companies) e l’aumento esponenziale dell’M&A aveva permesso ai banchieri di trarre enormi profitti nel periodo di parziale ripresa economica post-pandemia”.
Tuttavia, scrivono ancora da IG Italia, “l’incremento delle assunzioni, attuato per stare al passo con il crescente numero delle operazioni, si sta ora ritorcendo contro le stesse banche che si sono ritrovate con un organico sovradimensionato rispetto alle reali esigenze e hanno infatti annunciato grossi piani di tagli del personale. Detto ciò, i grandi gruppi bancari statunitensi sono molto diversificati, cosa che riesce a beneficiarli anche in periodi di rallentamento dell’attività economica. Le divisioni di trading sono pressoché costanti nel portare a casa lauti guadagni, soprattutto in periodi di alta volatilità come quello che stiamo vivendo ora, mentre quelle legate al retail banking saranno beneficiate dal generale aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve che gli permetterà di aumentare il proprio margine di interesse (la differenza tra quello che la banca paga per i depositi e quello che riceve dai prestiti). Infatti, la banca centrale statunitense ha più volte ripetuto la sua ferma convinzione ad aumentare aggressivamente il livello dei tassi di interesse – attualmente nella forchetta del 3% – 3,25% – così da calmierare le crescenti pressioni inflazionistiche che negli Stati Uniti hanno toccato il massimo da 40 anni (al +8,3% a/a nel mese di agosto). Per il Consiglio Direttivo della Fed – viene ribadito – l’obiettivo primario rimane infatti la stabilità dei prezzi anche a discapito di un rallentamento della crescita economica e del mercato del lavoro”.
Di seguito, IG Italia presenta le stime sui risultati di bilancio che saranno resi noti dai colossi di Wall Street nell’atco dei prossimi giorni, in base a quanto stimato dal consensus:
- JP Morgan: ricavi a $31,99 miliardi ed EPS di $2,88.
- Morgan Stanley: ricavi a $13,23 miliardi ed EPS di $1,51.
- Citigroup: $18,23 miliardi ed EPS di $1,55.
- Goldman Sachs: $11,53 miliardi ed EPS di $7,60.
“Per concludere – si legge nel commento – restiamo dunque ottimisti che i risultati di queste banche d’affari possano sorprendere le stime del consensus e mostrare una accelerazione di ricavi e utili per azione nonostante il contesto macroeconomico sfidante e la perdita di una grossa fonte di guadagni da parte delle divisioni di Investment Banking”.