A caccia di rendimenti in un mondo a tassi negativi: l’opportunità dei debiti dei mercati emergenti
Commento di Peter Eerdmans, Head of Fixed Income e Co-Head of Emerging Market Sovereign & FX di Ninety One:
“Debito dei mercati emergenti, un’alternativa a un mondo a rendimenti negativi”
La ripresa nel settore manifatturiero continua a rappresentare un fattore di sostegno per i mercati emergenti, e la domanda è sostenuta sia dai consumatori statunitensi che da quelli europei.
Sebbene la reintroduzione delle misure di lockdown in tutto il mondo pesi sul settore dei servizi, in particolare sui viaggi, quest’ultimo costituisce generalmente una quota non preponderante della maggior parte di queste economie e quindi ha un impatto maggiore sui mercati sviluppati.Detto questo, osserviamo tuttora una certa debolezza nelle economie emergenti a causa dei lockdown, ma quando, grazie ai programmi di vaccinazione, le restrizioni potranno allentarsi ulteriormente, la ripresa delle attività dovrebbe innescare una crescita positiva durante il secondo trimestre e portare a un ritorno quasi alla normalità entro la fine dell’anno.
Le banche centrali continuano a fornire il loro sostegno come prestatori di ultima istanza. Si prevede inoltre che la nuova amministrazione statunitense sarà di supporto alle attività dei mercati emergenti, poiché è probabile che introdurrà una politica estera e commerciale più prevedibile. A nostro avviso questi fattori macro e geopolitici saranno probabilmente accompagnati da grandi divergenze nello spettro del debito sovrano, riflettendo da un lato le vulnerabilità dei paesi all’inizio della crisi (che potrebbero essere state esacerbate dalla pandemia), dall’altro come alcuni governi abbiano gestito bene la crisi stessa e, soprattutto, come finanzieranno i loro deficit.
Una grossa fetta del debito sovrano dei mercati sviluppati attualmente registra rendimenti reali negativi e circa 15 trilioni di dollari statunitensi di debito sovrano hanno un rendimento nominale decisamente negativo: per questo motivo ci aspettiamo che gli investitori guarderanno con interesse al debito dei mercati emergenti, dato che le opportunità di rendimento e di valore relativo rimangono intatte.
Ci sono una serie di fattori che rendono allettante l’asset class, dal fascino di ritorni piuttosto interessanti in un mondo a bassi rendimenti al miglioramento dei flussi commerciali all’interno e attraverso le regioni emergenti fino al ruolo meno preponderante del dollaro USA sulla scena globale.
Stiamo osservando un aumento dei rendimenti dei Treasuries USA poiché il mercato prevede una ripresa della crescita, in parte spinta dagli stimoli fiscali previsti nel Paese. Ne abbiamo visto alcuni effetti sui risk asset. Riteniamo che i rendimenti non aumenteranno ulteriormente, soprattutto nel segmento a breve termine, che dovrebbe rimanere ancorato, visto che non si attende un rialzo della Fed fino al 2023 o oltre. Perciò vediamo qualsiasi debolezza correlata al debito emergente come un’opportunità di acquisto.
Manteniamo un outlook positivo sul settore e il nostro target top-down di esposizione al rischio.
Conserviamo una posizione di sovrappeso sulle valute di questi mercati, in parte finanziate da un euro relativamente costoso. Il miglioramento dei saldi delle partite correnti e delle dinamiche commerciali continua a sostenere le valute, che riteniamo siano ancora sottovalutate.
Continuiamo inoltre a vedere valore nelle obbligazioni high yield in valuta forte dei mercati emergenti poiché gli spread non sono ancora tornati pienamente ai livelli antecedenti al Covid.
Manteniamo una posizione neutra sulle obbligazioni in valuta locale e, sebbene le valutazioni assolute siano contenute, alcuni bond locali selezionati offrono ancora opportunità interessanti rispetto ai rendimenti dei mercati sviluppati.
Focus regionali
La regione asiatica sta registrando buone performance, con un PIL in continua crescita a Singapore, in Cina e Corea del Sud e un’ulteriore espansione della produzione industriale. Ci sono però preoccupazioni per i nuovi ceppi di Covid-19 e la reimposizione dei lockdown. Di conseguenza, i consumi e le importazioni a livello locale sono stati più contenuti. Sebbene la domanda globale abbia resistito, portando ad una solida dinamica della bilancia dei pagamenti per gran parte dell’Asia, la regione deve affrontare l’incertezza legata ad una diffusione non coordinata dei vaccini e alla dipendenza dalla ripresa dei mercati sviluppati.
- La Cina è stata l’unica grande economia a crescere durante un anno devastato dalla pandemia: nel quarto trimestre il PIL è cresciuto del 6,5% rispetto al 2019 e in tutto il 2020 ha segnato un aumento del 2,3%. I tassi di interesse sono stati tenuti fermi come previsto. Pensiamo che i flussi sulle obbligazioni cinesi continueranno a susseguirsi poiché riteniamo che abbiano valutazioni interessanti rispetto al resto del mondo e anche il loro rendimento è allettante. Restiamo lunghi sul renminbi.
- Restiamo lunghi anche sul won del Sud Corea, poiché riteniamo che le partite correnti continueranno a rafforzarsi, sostenute dalla prevista forza delle esportazioni.
- Per quanto riguarda l’America Latina, con l’eccezione del Messico, i tassi di infezione da COVID regionale sembrano stabilizzarsi. In Argentina, il governo ha imposto un divieto alle esportazioni di mais all’inizio di gennaio nel tentativo di impedire l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Questo ha suscitato le proteste della comunità agricola, che ha reagito scioperando. Il governo ha successivamente revocato le restrizioni, tuttavia il suo intervento ha influito sulla fiducia degli investitori suggerendo un ritorno a politiche leggermente meno ortodosse. Abbiamo una posizione lunga sulle obbligazioni in valuta forte motivata dal fatto che le discussioni con il FMI sulla ristrutturazione del debito riprenderanno tra poche settimane, il programma di vaccinazione è ben avviato e la banca centrale sta facendo progressi nell’accumulo di riserve in dollari USA.