News Notizie Italia Parmalat: torna in auge il dossier Granarolo, ipotesi che non scalda analisti e titolo -2-

Parmalat: torna in auge il dossier Granarolo, ipotesi che non scalda analisti e titolo -2-

Pubblicato 7 Febbraio 2011 Aggiornato 19 Luglio 2022 15:40
E qui si torna al subbuglio tra gli azionisti del gruppo di Collecchio, esploso un paio di settimane fa quando alcuni soci stranieri (Zenit, Skagen e Mackenzie) hanno annunciato di aver raggruppato il 15,3% del capitale di Parmalat. Una mossa che anticipa due tappe decisive: la presentazione delle liste per il rinnovo del board e l'assemblea del 12-13-14 aprile che sancirà la conferma di Bondi oppure la sua uscita di scena. I fondi stranieri stanno spingendo per l'uscita del manager aretino, non condividendo la gestione della ricca cassa da 1,4 miliardi di euro. I soci, infatti, chiedono da tempo un'acquisizione di rilievo o la distribuzione di un maxi dividendo, ma lo Statuto societario vieta la distribuzione di una cedola superiore al 50% dei profitti.

Da qui l'idea dei fondi di cambiare i vertici del gruppo alimentare e il ritrovato appeal del titolo in Borsa, dove oggi viaggia però appena sopra la parità a 2,28 euro. L'ipotesi di una fusione con Granarolo, oltre a non scaldare gli analisti, non accende neppure gli investitori. Infine, sempre il Corriere Economia, scrive che le banche azioniste di Parmalat sarebbero in pressing per tentare una mediazione tra l'attuale management e i fondi. Un'altra ipotesi che non convince gli analisti. "Riteniamo poco plausibile una conciliazione tra le parti - osserva Intermonte -, così come una riconferma di Bondi".