Notizie Notizie Italia Manovra e correzioni, Salvini: ‘Ue non può chiederci deficit a 1,9%. Su Fornero mandi pure Padre Pio’

Manovra e correzioni, Salvini: ‘Ue non può chiederci deficit a 1,9%. Su Fornero mandi pure Padre Pio’

3 Dicembre 2018 09:42

Manovra in Parlamento, il governo M5S-lega punta su correzioni che possano scongiurare l’avvio di una procedura di infrazione Ue, contro l’Italia, che potrebbe essere lanciata già il prossimo 19 dicembre.

Grandi assenti alla Camera, le correzioni dovrebbero a questo punto essere affrontate al Senato, in seconda lettura.

L’obiettivo, riportano indiscrezioni del Messaggero, sarebbe quello di garantire un taglio ancora più cospicuo al target sul deficit-Pil per il 2019: dal 2,4% fissato nel NaDef, fino all’1,9-2%.

Ma come al solito alle indiscrezioni stampa fanno da contraltare le dichiarazioni politiche. Così il vicepremier leghista e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in un intervento a Rtl 102,5, sulle correzioni alla manovra sui cui il governo sta lavorando insieme ai tecnici:

“I tecnici stanno limando i numeri e poi arriverà il numeretto. Io non passo il tempo con Conte e Di Maio a dire 2,3 o 2,7%”.  E, comunque, “l’Europa deve chiedere come uso i soldi, non di fare l’1,9%”.

Salvini fa anche un esempio:

Quando entri in un supermercato, non ti chiedono quanto spenderai alla fine della spesa. E la spesa in questo caso è il diritto alla pensione, la flat tax, l’assunzione di poliziotti e carabinieri, il reddito per  l’inserimento al lavoro. Se poi i tecnici mi dicono che abbiamo messo troppi soldi per fare quello che abbiamo detto, li dirotteremo da qualche altra parte. Io preferisco partire dai contenuti Voglio mantenere gli impegni presi”.

Il messaggio è sempre quello, ripetuto fino allo stremo anche da altri esponenti del M5S e della Lega: mettere al primo posto, anche con le correzioni, gli interessi degli italiani.

Ma le promesse si stanno rivelando sempre più difficili da mantenere, soprattutto quelle-cavallo di battaglia di entrambi i partiti della maggioranza, ovvero reddito di cittadinanza e quota 100.

E’ da giorni/settimane che si sta cercando di capire che fine faranno queste misure.

Dal canto suo, Salvini blinda quanto gli sta più a cuore, ovvero la rottamazione della riforma Fornero sulle pensioni. E questo, anche se Bruxelles dovesse mandare Padre Pio, dice a “Non è l’arena”.

“La legge Fornero ormai è una mia ragione di vita. In questa manovra economica c’è un bel gruzzolo di miliardi per riconquistare il diritto alla pensione”. E L’Europa  può dire quello che vuole, può mandare anche padre Pio, ma io la legge Fornero la smonto pezzo per pezzo perché è una legge sbagliata”.

Ancora il vicepremier commenta i rumor sulla manovra, sottolineando che si stanno dando, ormai, “i numeri del lotto”.

“Stiamo leggendo i numeri del lotto in queste settimane. Molto semplicemente, voglio cominciare a mantenere gli impegni presi con gli italiani anche sulle tasse e sull’economia, come in questi sei mesi sull’immigrazione, sulla sicurezza”.

Certo, anche Salvini ammette che “non si può fare tutto e subito”.

In ogni caso, a conferma di come non sia attaccato ai decimali, il ministro ricorda:

“Chi mi ferma a Roma e Milano non mi dice ‘mi raccomando Salvini, il 2,4% di deficit’. Mi dice: ‘Mi raccomando Salvini, mio figlio non lavora da tre anni, fate in modo che possa provare a trovare un lavoro'”.

Intanto da ieri sera è partito il no-stop in commissione Bilancio della Camera.

Obiettivo: licenziare la manovra per l’aula domani, martedì 4 dicembre, in vista del suo arrivo all’Assemblea, fissato per mercoledì a mezzogiorno.

In tutto questo, nelle trattative con Bruxelles, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte spodesta il ministro dell’economia Giovanni Tria, almeno dietro le quinte. Così si legge nella Stampa:

“È Giuseppe Conte, e non il ministro dell’Economia Giovanni Tria, la persona che tratterà con l’Europa sui cambiamenti alla manovra e alle grandezze del quadro di finanza pubblica. È questo – spiegano autorevoli fonti dei due partiti della maggioranza giallo-verde – il senso politico profondo del certamente non banale comunicato (LEGGI QUI il comunicato), firmato congiuntamente dai due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. E dunque, Lega e Movimento Cinque Stelle respingono al mittente la richiesta di Bruxelles di una riduzione del rapporto deficit/Pil previsto per il 2019″.

Secondo Tria, “l’Europa ci chiederà di abbassare il deficit dal 2,4 al 2”. E su questo target, stando a quanto riporta il Corriere della Sera, sarebbe d’accordo in realtà lo stesso premier Conte.

La Repubblica scrive invece che: “da Palazzo Chigi per ora confermano solo che si va verso risparmi di 5 miliardi di euro, che corrisponderebbero al 2,1 per cento di deficit. Tre decimali in meno che a Bruxelles sembrano non bastare. Conte chiederà agli azionisti del suo governo uno sforzo ulteriore, facendosi garante di quanto promesso su pensioni e reddito. Se ne parlerà oggi a Palazzo Chigi, in cerca di un’intesa che permetta a Conte di chiudere la partita”.

E sul nodo correzioni, arriva anche il commento di Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, ad Agorà su Rai Tre:

“Non credo che noi possiamo limitarci a dire togliamo uno 0,1, uno 0,2 a questa manovra. Anzi quello 0,1-0,2 deve essere impostato sugli investimenti in modo che possiamo crescere”.

Intanto, sui mercati, nessuno scossone per lo spread BTP-Bund, che anzi segna un calo superiore a -2%, attestandosi a quota 283 punti, a fronte di tassi sui BTP decennali in calo al 3,16%.

Piazza Affari vola, guardando non solo ai rumor sulla manovra, secondo cui comunque ci saranno correzioni decise sul testo per evitare la procedura di infrazione, ma anche allo smorzarsi delle tensioni sulla guerra commerciale, dopo la tregua concordata tra il presidente americano Donald Trump e l’omologo cinese Xi Jinping, in occasione della riunione del G20 di Buenos Aires.